Regione siciliana verso il crac, ribellione dei siciliani - QdS

Regione siciliana verso il crac, ribellione dei siciliani

Carlo Alberto Tregua

Regione siciliana verso il crac, ribellione dei siciliani

venerdì 29 Novembre 2013

Cessi lo stipendificio clientelare

Stimiamo Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, il quale, di passaggio a Catania, ha incitato i siciliani a ribellarsi “a un’Ars che non li rappresenta”. Prendiamo l’appello come incoraggiamento, ma non riteniamo che vi debbano essere altri a risolvere i problemi della Sicilia, anche se la sua testimonianza conferma la linea editoriale del QdS di questo terzo di secolo.
È del tutto evidente che i novanta consiglieri regionali, chiamati deputati, non rappresentano tutti i siciliani, ma solo una parte minoritaria di essi, com’è del tutto evidente che il presidente della Regione non rappresenta che il quindici per cento degli aventi diritto al voto. Cosicché vi è un’evidente carenza di democrazia nelle più alte istituzioni siciliane.
Si potrebbe obiettare che chi si astiene ha sempre torto. è vero. Ma non si possono bastonare tutti coloro che assistono agli sperperi e ai privilegi di chi occupa le istituzioni e non sanno come fare per tentare di abbatterli, se non dimostrando il proprio disgusto con l’astensione.

Gli abitanti di Palermo hanno un reddito medio pro capite di circa 15 mila euro, il più alto della Sicilia, perché i compensi pubblici sono elevati ed estesi. Nel capoluogo sono stimati oltre trentamila dipendenti pubblici dei vari Enti, tra cui ve ne sono circa seicento nella Resais, che ricevono lo stipendio senza lavorare.
Direttori di dipartimento, di servizi e di area, consiglieri regionali, dipendenti e dirigenti dell’Ars percepiscono stipendi da favola, anche fino a sedici mensilità, senza rendere nulla ai cittadini in termini di servizi. Non vi è alcun rapporto fra i soldi che noi contribuenti gli paghiamo e l’assolvimento del loro dovere.
Anche questa volta vogliamo sottolineare che fra dirigenti e dipendenti pubblici ve n’è una gran parte onesta, capace e corretta. Ma non fa nulla per distinguere le proprie responsabilità da quelle dei corrotti e dei fannulloni.
Finalmente anche il quotidiano La Sicilia ritorna sul fallimento della Regione e propone di rifondarla. Siamo lieti che un importante quotidiano regionale si sia messo sulla nostra strada, che percorriamo da sempre. Ora bisogna trovare il modo per indurre al buonsenso e al rispetto etico delle istituzioni coloro che le stanno occupando senza onorarlo.

 
Come fare? Occorre che la classe dirigente siciliana nel suo complesso intervenga con forza a supporto dei siciliani danneggiati, elencati nella pagina interna. Questi siciliani non hanno voce e, dunque, sono i quotidiani e le televisioni regionali a dovergliela dare mettendo in vetrina la bassezza dei comportamenti di chi ha maggiore responsabilità, chiedendone la rimozione e indicando la via del Risorgimento della Sicilia.
Uno dei cancri più difficili da estirpare è quello della corruzione. Ma l’inefficienza e l’irresponsabilità generalizzate non sono da meno.
Ci sembra poco l’ammonizione del direttore regionale della Scuola, Maria Luisa Altomonte, nei confronti dei dirigenti scolastici: “Non accettate crociere e viaggi gratis”. Non è così che si combatte la corruzione, ma istituendo, assessorato per assessorato, il Niai (Nucleo investigativo affari interni) con la funzione di controllare il leale comportamento di dirigenti e dipendenti, nonché se l’inefficienza nasconda ad arte corruzione.

Vorremmo vedere dagli assessori regionali e, in primis, dal presidente della Regione, i decreti di istituzione di tali Nuclei e la nomina di funzionari integerrimi, con lo scopo di attivare un’investigazione sistematica tendente a scoprire i numerosissimi Vasi di Pandora e far emergere i verminai che stanno demolendo la Regione.
Bisogna accentuare la pressione dell’informazione e dell’opinione pubblica su politici e burocrati regionali, ovunque si trovino, in modo da indurli a capire che non è più possibile continuare nella loro strada di perdizione e di enorme danneggiamento nei confronti dei siciliani.
Fra essi, come si può facilmente evincere dalla citata pagina interna, vi è la fascia dei privilegiati, stimabile nel dieci per cento della popolazione, e quella dei siciliani danneggiati, l’altro novanta per cento, che subisce senza l’opportuna, civile, reazione.
Perché nasca il Risorgimento Sicilia è necessario che tutta la classe dirigente dedichi una parte del proprio tempo a spiegare come fare per ribaltare questa situazione. Così salviamo la Sicilia!

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