Teleriscalda-mento, i nostri sindaci non sono interessati - QdS

Teleriscalda-mento, i nostri sindaci non sono interessati

Rosario Battiato

Teleriscalda-mento, i nostri sindaci non sono interessati

sabato 30 Novembre 2013

Secondo dati Istat, nel 2012 è cresciuta ancora la volumetria in città: il combustibile deriva da Rsu e gas naturale. La città più a sud che utilizza il sistema è Roma. Brescia è la capitale d’Italia nel settore

PALERMO – A dimostrare che le amministrazioni isolane sul fronte degli interventi in materia energetica siano abbastanza indietro rispetto ai colleghi settentrionali ci ha pensato qualche giorno fa l’Istat, pubblicando il report Servizi Ambientali nelle città.
Nel 2012 l’Italia ha festeggiato l’ingresso di Trento e Venezia nei 34 comuni che hanno attivato impianti di teleriscaldamento, rafforzando la concentrazione geografica dell’utilizzo di questa forma di produzione energetica.
 
Questo sistema è prodotto in una centrale di cogenerazione a combustibili fossili o biomasse oppure attraverso il calore proveniente dalla termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani (rsu). Considerando i 116 comuni capoluogo di provincia, la volumetria teleriscaldata è in crescita: dai 10,4 mc per abitante del 2011 ai 10,8 mc per abitante del 2012 (+3,5%). Il merito è quasi tutto dei Comuni settentrionali tra cui Brescia (204,2 mc per abitante), Mantova (100) e Reggio Emilia, Cremona, Torino, Verona, Ferrara e Bergamo (tutte con valori compresi tra il 40 e i 75 per abitante).
 
“Nella metà dei grandi comuni – si legge nel report dell’Istituto di statistica – si utilizza il teleriscaldamento (Torino, Genova, Milano, Verona, Venezia, Padova, Bologna e Roma) con in testa il capoluogo piemontese sia per livelli di volumetria teleriscaldata (58,3 mc per abitante) sia per la dinamica (+6,8% rispetto al 2011)”. L’alimentazione degli impianti è assicurata prevalentemente dal gas naturale, e, in seconda battuta, dai rifiuti solidi urbani (Rsu) a Como, Milano, Bergamo, Brescia, Bolzano, Bologna, Ferrara e Forlì, delle biomasse in quest’ultima città e a Brescia, e della geotermia a Milano e Ferrara.
A scorrere l’elenco dei comuni siciliani c’è veramente poco da dire in materia di teleriscaldamento, perché la colonna è paurosamente vuota. Tutto il meridione se la passa veramente male: la città più a sud d’Italia con un impianto di teleriscaldamento è Roma. In Sicilia siamo ancora all’anno zero, in perfetta linea con il Piano dei rifiuti che potrebbe dettare la linea in materia di valorizzazione energetica degli Rsu, ma che si trova ancora in una interminabile fase di gestazione presso gli uffici del dipartimento acque e rifiuti. Elementi positivi arrivano dalla presenza di pannelli solari termici e fotovoltaici su edifici o altre strutture dell’amministrazione comunale che, ad eccezione di Enna e Trapani, sono presenti in tutti i comuni capoluogo di Sicilia.

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