Macchine per separare gli scarti: la Sicilia dice no e si tiene i precari improduttivi - QdS

Macchine per separare gli scarti: la Sicilia dice no e si tiene i precari improduttivi

Andrea Salomone

Macchine per separare gli scarti: la Sicilia dice no e si tiene i precari improduttivi

venerdì 13 Dicembre 2013

Logica diversa negli Usa: prodotti 250 milioni di rifiuti, il 34,7 % del totale è stato riciclato

LONDRA – C’è chi si è chiesto se il riciclo sia utile o no. Da una parte, alcuni utenti giustamente dubbiosi che quanto venga riciclato venga rimesso tutto insieme nello stesso compattatore anziché essere davvero riciclato. Dubbi, d’altronde, più che leciti in una Sicilia dove ad effettuare la raccolta differenziata (Rd) sono spesso le stesse aziende private che gestiscono discariche e i cui guadagni sono tanto più elevati quanto minori sono le quote di riciclo raggiunte.
 
Dall’altra parte, invece, ci sono persone coscienti dell’esistenza di tecnologie avanzate che permettono di separare meccanicamente gli scarti indifferenziati per recuperare il recuperabile e produrre biocarburante a basso costo economico ed ecologico. Che senso avrebbe, infatti, far differenziare i rifiuti agli utenti, se le macchine possono evitare loro questo “sbattimento”? E soprattutto, non sarebbe un gran risparmio in termini di spese, visto che si potrebbe ridurre in maniera consistente la quantità di operatori ecologici?
Tutte queste domande hanno alla base ragionamenti più che validi, soprattutto se poste alla luce dell’esperienza delle Ato siciliane, le quali hanno accumulato debiti su debiti di milioni su milioni anche per via dell’assunzione indiscriminata, clientelare e antimeritocratica di personale totalmente inutile. Questo, però, è un discorso a parte, e va isolato al caso siciliano, dove non esiste ancora un chiaro piano regionale in materia di rifiuti e l’Ars sembra voler mantenere i privilegi dei precari non qualificati e in esubero che ora rischiano di cadere sotto i tagli mirati imposti dal governo centrale per l’abbattimento delle spese pubbliche improduttive, ragionevolmente attesi da anni dai contribuenti stanchi di pagare tasse elevate per avere servizi scadenti.
La risposta a quest’ultima domanda ci è stata già data da Thomas Klöckner durante un’intervista rilasciate al nostro quotidiano. L’addetto stampa della BSR, l’azienda pubblica per la raccolta dei rifiuti a Berlino, ci aveva spiegato che se i rifiuti fossero riciclati correttamente e completamente dagli utenti, teoricamente non sarebbe necessario nessun impianto per il recupero energetico e materiale dei Rsu. In pratica, però, questo risultato è ancora una lontanissima utopia.
A supporto della convenienza economica ed ecologica del riciclo vengono alcuni dati forniti dall’Epa, l’ente governativo statunitense per la protezione dell’ambiente (Environmental Protecion Agency).
Nel documento intitolato "Produzione di rifiuti indifferenziati (Rsu), raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti in discarica negli Usa: fatti e numeri del 2011" ("Municipal Solid Waste Generation, Recycling, and Disposal in the United States: Facts and Figures for 2011"), l’Epa ha riportato i dati relativi alla produzione dei rifiuti negli Usa e al loro smaltimento negli ultimi 30 anni. Queste informazioni sono state usate per misurare il successo della riduzione dei rifiuti e dei programmi di riciclo in tutta la nazione.
Nel 2011, gli americani hanno prodotto circa 250 milioni di rifiuti e riciclato/compostato più di 87 milioni di T di materiali, ossia il 34,7 % del totale dei rifiuti prodotti (Figura 1). In media, ogni persona ha riciclato 700 grammi di rifiuti al giorno su 2 Kg di rifiuti prodotti, il che significa 1,3 Kg di rifiuti combusti o smaltiti in discarica.
Negli ultimi decenni ci sono stati cambiamenti sostanziali. La produzione di Rsu per persona al giorno ha avuto un picco nel 2000 e ha raggiunto oggi il livello più basso dalla fine degli anni Ottanta. Anche la quota di riciclo è aumentata, da meno del 10% nel 1980 a più del 34 % nel 2011. Lo smaltimento dei rifiuti in discarica, invece, è diminuito dall’89 % del 1980 al 53,6 % del 2011 (134 milioni di T).
Nel 2011 il recupero di carta e cartone è stato del 73 % (6,6 milioni di T) e dei rifiuti da giardino del 57 %. Il riciclo di ca. 7,5 milioni di T di metalli (34 %) e di 46 milioni di T di carta e cartone, tra i quali alluminio, acciaio e metalli misti, ha reso possibile la riduzione di una quantità di gas serra (Ghg, Greenhouse Gases) equivalente rispettivamente alle emissioni di CO2 prodotte da 4 e 34 milioni di macchine su strada in un anno, ossia più di 20 e 134,5 milioni di T di CO2 (il calcolo dei benefici sono stati derivati dal modello di riduzione dei rifiuti dell’Epa, il c.d. Warm, Waste reduction Model).
Complessivamente, a livello nazionale, il riciclo e compostaggio di quasi 87 milioni di T ha portato al risparmio di più di 183 milioni di T di CO2, comparabili alle emissioni di gas serra prodotte ogni anno da oltre 34 milioni di veicoli su strada. Inoltre, ha reso possibile risparmiare anche 1,1 quadrilioni di Btu di energia (British Thermal Unit, l’unità di misura dell’energia termica usata negli Usa e nel Regno Unito), per intenderci, la stessa quantità di energia consumata da oltre 10 milioni di case statunitensi in un anno. Ogni T di carta mista riciclata può salvare l’equivalente energetico di 624,525 milioni di litri di petrolio e, in ultimo, riciclando 1 T di scatole di alluminio è possibile risparmiare l’equivalente energetico prodotto dalla combustione di 6.302.025 litri di petrolio (26 barili).
 

Usa: con il riciclo il 12% dei rifiuti produce energia

LONDRA – Escludendo la quantità di materiali compostati, nel 2011 gli americani hanno recuperato attraverso il riciclo oltre 66 milioni di T di Rsu. Il 12 % dei rifiuti, ossia 29 milioni, vengono recuperati per produrre energia.
Similmente ai rifiuti prodotti, la componente più grande dei materiali riciclati nel 2011 è costituita da materiale organico. Il 53 % è carta e cartone, il 22 % scarti da giardino, il 2 % scarti alimentari e il 3 % legno (va ricordato, infatti, che il legno, la carta e il cartone sono materiale organico, perché di derivazione vegetale). La quota di metalli costituisce il 9 %, il vetro il 4 %, la plastica il 3 % e altri materiali misti il 5 % (Figura 2).
Nel 2011, i 164 milioni di T di rifiuti restanti dopo il loro recupero materiale (compostaggio compreso) vengono smaltiti in discarica. La componente principale di questi scarti sono i rifiuti alimentari (22 %). La quota di plastica è del 18 %, di carta e cartone del 15 %, di gomma, cuoio e tessuti dell’11 % e ciascuna categoria di tutti gli altri materiali è inferiore al 10 % (Figura 3).
Nel 2011 una quantità significativa di materiale proveniente da ogni categoria è stato riciclato o compostato. Il recupero più alto è stato raggiunto con carta e cartone (65 % del totale prodotto), scarti da giardino (19 milioni di T compostate, il quintuplo rispetto al 1990) e metalli. Solo il riciclo di questi tre materiali ha reso possibile deviare il 29 % dei rifiuti dalle discariche e dalle centrali energetiche a base di Rsu.


Discariche e lobby, 3 nuove aperture per la concorrenza

LONDRA – Lascia ben sperare il fatto che l’altro ieri Nicolò Marino, assessore all’Energia del governo Crocetta, abbia puntato il dito contro la lobby delle discariche private di fronte alle telecamere del Tgr, soprattutto considerata la quasi totale ignoranza di molti Siciliani in materia.
Marino ha riconosciuto che le discariche siciliane sono in mano ad un oligopolio e in qualche caso, di un monopolio. Analisi più che corretta che noi del QdS facciamo presente ormai da anni, alla quale abbiamo avuto il coraggio di aggiungere anche le parole magiche "conflitto di interessi" e "lobby". Peccato, però, che a questa analisi impeccabile abbia fatto seguito un messaggio, a nostro modesto avviso, poco costruttivo. Ottima pars destruens, ma scadente pars costruens: Marino ha proposto l’apertura di tre discariche nuove di zecca per far concorrenza alle discariche private dell’isola. Siamo d’accordo: ce ne sarà presto bisogno, perché lo spazio nelle discariche siciliane sta per esaurirsi e bisogna pur depositare da qualche parte i rifiuti che verranno prodotti nei prossimi anni.
Il problema, però, è che – mentre in Europa e nel mondo si parla sempre più di programmi per la riduzione dei rifiuti a monte attraverso campagne d’informazione, di strategie volte ad incentivare il riciclo e il riuso, e di costruzione di impianti energetici, di separazione o per la produzione di biocombustibile a base Rsu per deviare la maggior quantità di rifiuti possibile dalle discariche – in Sicilia il discorso continua a fermarsi sulle discariche senza andare oltre.
Eppure, a livello internazionale, lo smaltimento in discarica continua da anni ad essere considerato la soluzione peggiore al problema della produzione dei rifiuti.

 
(36. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 29 novembre e 6 dicembre. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 20 dicembre).

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