Bilanci di previsione 2013 a confronto: è il personale il vero fardello dei Comuni - QdS

Bilanci di previsione 2013 a confronto: è il personale il vero fardello dei Comuni

Gaspare Ingargiola

Bilanci di previsione 2013 a confronto: è il personale il vero fardello dei Comuni

sabato 14 Dicembre 2013

I dipendenti di Palermo costano a ogni cittadino più di 400 € l’anno: superate Genova e Napoli

PALERMO – C’è una caratteristica trasversale che da Nord a Sud attraversa i bilanci di previsione 2013 dei Comuni italiani. Sono i tagli dei trasferimenti statali, più consistenti, e regionali. La Palermo di Leoluca Orlando è stata tartassata: su un bilancio di 1,4 miliardi di euro ci sono 57 mln in meno dallo Stato e 7 mln in meno da Palazzo d’Orleans. E se si prende in considerazione una città come Genova, con una popolazione simile, le cose non vanno meglio: con 604.848 abitanti (contro i 653.964 di Palermo) il bilancio di previsione 2013 ammonta a 830 mln con tagli per 32,7 mln dalle amministrazioni di livello più alto.
Situazione simile anche nei Comuni che nella classifica demografica della Penisola seguono o precedono il capoluogo siciliano: a Napoli (957.954 abitanti) la manovra finanziaria di quest’anno, che vale 1,7 miliardi di euro, vede calare i fondi statali da 71 a 67 mln, mentre quelli regionali crescono da 87 a 93 mln. Va molto peggio a Bologna (383.037 abitanti), che nel 2013 riceve 2 mln in meno rispetto a un anno fa (da 27 a 25 mln) e 14 in meno rispetto al 2011 per una manovra complessiva da 539,746 mln.
Ma come affrontano le amministrazioni il pesante giro di vite imposto dalle istituzioni centrali? La strada è quasi obbligata: una profonda revisione delle spese e l’applicazione fin dove è possibile delle indicazioni contenute nei diversi provvedimenti di spending review emanati dagli ultimi governi Monti e Letta: le 156 norme del Dl n. 95 del 6 luglio 2012, convertito nella legge n. 135 del 7 agosto 2012, e le successive modifiche introdotte dalla Legge di stabilità 2013. L’altra possibilità è ovviamente l’inasprimento delle imposte municipali, ma la questione Imu sembra aver creato più caos che altro.
Il bilancio di previsione di Genova ha tracciato il percorso, pur confermando valori catastali fra i più alti d’Italia e una Tares fra le più salate: nella manovra da 830 mln l’aumento dei tributi diretti è di 2,89 mln, quello dei tributi indiretti di ben 12,9. Andamento simile anche a Palermo: nel complesso la pressione fiscale è leggermente scesa (- 0,1%), ma alcune tasse sono risultate assai indigeste ai palermitani: l’addizionale comunale Irpef è aumentata per decisione del precedente Consiglio (+ 24 mln), la Tosap su deliberazione dell’ex commissario Luisa Latella (+ 1,19 mln), mentre la Tares, la tassa sui rifiuti introdotta dal governo Monti, seppur basata su criteri diversi rispetto alla Tarsu 2012, è costata circa il 33% in più.
Niente di paragonabile, però, a quanto accaduto a Napoli, dove l’aumento delle entrate tributarie è stato vertiginoso, specie con Tosap e Tares, passando dai 226 mln dell’esercizio precedente ai 319 di quest’anno. In controtendenza la sola Bologna, dove le entrate tributarie hanno registrato una flessione di 16,7 mln di euro (da 384,6 a 367,8 mln), e questo nonostante il previsionale sia stato approvato a maggio quando ancora era previsto il pagamento dell’Imu. La giunta felsinea ha deciso inoltre di non aumentare l’addizionale Irpef, ferma allo 0,7% (il massimo è lo 0,8%).
Dove i sindaci possono agire con più libertà è sicuramente sulla riconversione delle uscite. A Palermo la spesa corrente è diminuita del 3,49% rispetto al 2012 e oggi ammonta a 787 mln con trend in positiva decrescita in tutti i settori: spese per il personale (da 268,8 a 267,6 mln, – 3,7% sul 2011 e – 0,5% sul 2012), spese di funzionamento (da 43,7 a 41,5 mln, – 5,1% rispetto al 2012), interessi passivi su mutui e obbligazioni (da 12,6 a 11,6 mln), acquisto di beni di consumo e materie prime (- 800 mila euro), oneri di gestione (- 1 milione), utilizzo di beni terzi (- 500 mila euro).
Anche in questo caso le cifre e i dati di Genova sono vicini a quelli del capoluogo siciliano: fra gli 830 mln del bilancio ligure ce ne sono 765,3 di spese correnti (- 6,5 mln), 235 per il personale (a Palermo si registra un + 32,6 ma con 50 mila abitanti in più). Ma il capoluogo ligure scava un vero gap nel settore investimenti: 422 mln (e altri 280 vincolati sul triennio) contro i 252,6 di Palermo, che però è in netta crescita con una quota passata da 35 a oltre 400 euro pro capite, + 22,5% rispetto al 2012 e + 564% rispetto al 2011.
Percentuali simili anche a Bologna, pur considerando i 270 mila abitanti in meno: il taglio al personale, che complessivamente costa 168,3 mln (un terzo dell’intero bilancio, appena 480 mila euro finanziati da entrate corrispondenti) ha permesso di risparmiare 9,8 mln. Altri 500 mila euro circa sono stati risparmiati sull’acquisto di beni e servizi, mentre è aumentata di oltre 700 mila euro la spesa per le utenze. A 151,5 mln (+20 mln sul 2012) ammonta la cifra destinata agli investimenti.
Anche a Napoli la spesa corrente la fa da padrona: pur considerando i 300 mila abitanti in più rispetto a Palermo, la città campana “vanta” (si fa per dire) una spesa corrente di 1,35 mld e una spesa per il personale di 353 mln, a fronte di investimenti, sul triennio, di 1,2 mld.

Gli alti costi della cultura fruttano somme ridicole

PALERMO – È decisamente bassa la percentuale delle entrate provenienti dai beni culturali e dai servizi gestiti dal Comune di Palermo. Per esempio, a fronte di una spesa di 1 mln e 642 mila euro, dai mercati ittico e ortofrutticolo arriva un incasso di 448 mila euro. La maglia nera per la più bassa produttività spetta a Musei e spazi espositivi, che fanno guadagnare a piazza Pretoria 146 mila euro, il 6,26% di quanto costano (ossia 2 mln e 332 mila euro). Stesso discorso per la Città dei ragazzi, che richiede un impegno di spesa di 161 mila euro ma ne frutta appena 28 mila.

Irrisorie le voci iscritte a bilancio sui proventi da Museo Pitrè, Archivio storico e Palazzo Tarallo: 844 euro nel 2011, 1.100 euro nel 2012 e altrettanti nell’esercizio 2013. Stesse modeste cifre per la Biblioteca comunale (2.713 euro nel 2011, 4.500 euro nel 2012 e nel 2013), per i bookshop, i servizi di caffetteria e ristorazione e le audioguide (addirittura 0 nel 2011 e 200 euro nel 2012 e nel 2013) e soprattutto per gli impianti sportivi: uno stadio da calcio (il Renzo Barbera), una piscina comunale con una vasca coperta e una scoperta, un palazzetto dello sport, un diamante del baseball, una pista di atletica (Stadio delle Palme) fruttano giusto 24 mila euro né sono previsti incassi dagli accertamenti 2011 o dall’esercizio 2012.
Fra le spese, spiccano quelle per il personale di biblioteche, Musei e pinacoteche (2,3 mln, – 17 mila euro rispetto al 2012), mentre la giunta Orlando ne ha destinati 3,3 per salvare i teatri in crisi di liquidità: 1,75 al Massimo e 1,5 al Biondo.
Ma è il sistema Italia che non funziona: a Genova, per fare un esempio, i beni culturali costano oltre 10 mln e ne fanno incassare appena 459 mila.

L’assessore Abbonato: “Serve più attenzione per la finanza locale”

PALERMO – “Lo Stato non presta sufficiente attenzione alla finanza locale. Le incertezze sull’Imu, per esempio, hanno costretto a posticipare l’approvazione del bilancio di previsione al 30 novembre. Doversi rallegrare per un bilancio di previsione approvato a metà ottobre, pur se con un mese e mezzo di anticipo rispetto alla scadenza imposta dalla legge, tra le prime città d’Italia a farlo, la dice lunga sullo stato in cui sono stati ridotti gli enti locali”. Questo il commento dell’assessore al Bilancio del Comune di Palermo, Luciano Abbonato sullo stato di salute economico dell’Ente.
“Pur tra queste ombre – ha aggiunto – possiamo dichiararci soddisfatti per l’impianto dello strumento finanziario esitato dal Consiglio comunale, che vede un’ulteriore crescita degli investimenti senza ricorrere indebitamenti e senza gravare ancora sulle tasche dei cittadini”.

La confusione, comunque, rimane: a partire da quella sul misterioso trio di nuovi tributi (Trise, Tari e Tasi) che, secondo l’ultima Legge di stabilità, andranno a sostituire Imu e Tares. “È difficile fare previsioni adesso” ha confermato Abbonato.
Per il sindaco Leoluca Orlando “le notizie sulla Legge di stabilità confermano il timore, già paventato, che si voglia incidere per scelta politica ancora una volta con tagli alla spesa pubblica nei settori che invece richiederebbero un rilancio: l’istruzione, la cultura e la spesa sociale”.

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