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Catania – Adrano: la mano della mafia sulle elezioni amministrative

redazione

Catania – Adrano: la mano della mafia sulle elezioni amministrative

mercoledì 18 Dicembre 2013

Presidi nei seggi e promesse, tre arresti e un indagato

CATANIA – I Carabinieri di Paternò eseguivano tre ordinanze di misura cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Catania, nei confronti di Giuseppe Mannino e Biagio Mannino, tradotti agli arresti domiciliari, e provvedevano a notificare avviso di garanzia nei confronti di Emanuel Bua, indagati a vario titolo per aver commesso attività estorsiva, cosiddetta “guardiania”, nei confronti dei proprietari terrieri di Adrano e di aver utilizzato mezzi illeciti per ottenere voti alle ultime elezioni comunali. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, venivano avviate in seguito ai numerosi furti e danneggiamenti nelle proprietà rurali di Adrano e alla successiva comparsa di simboli sulle proprietà delle vittime.
Le informazioni assunte dai Carabinieri della Stazione di Adrano consentivano di ricondurre i furti e i danneggiamenti a elementi del più grave delitto di estorsione, consentendo di avviare specifica attività investigativa che consentiva di appurare che quei reati erano in realtà funzionali ad ingenerare negli agricoltori della zona un clima di insicurezza e terrore tale da indurli a rivolgersi a esponenti della criminalità locale per chiedere “protezione”.
Le indagini consentivano inoltre di far emergere che il Biagio e Giuseppe Mannino, rispettivamente fratello e zio di Alfredo, attualmente detenuto e appartenente alla locale associazione mafiosa denominata “Clan Scalisi”, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Adrano dello scorso giugno, attivavano ima serie di condotte illecite con lo scopo di ottenere voti a vantaggio del consigliere comunale Francesco Mannino, (figlio dell’indagato Giuseppe), poi vincitore in quanto eletto con quasi 300 preferenze nella lista “Giovani in movimento”, collegata alla candidatura a sindaco di Fabio Mancuso.
Nello specifico, al fine di indurre o costringere gli elettori a votare per il loro parente, ne limitavano la libera determinazione di votare presenziando stabilmente i luoghi di propaganda elettorale, segnatamente ove si svolgevano i comizi e presso la sede del comitato elettorale di Mannino, ovvero promettevano opere pubbliche ai rappresentanti di quartiere e istruivano gli elettori su come esprimere le loro preferenze presidiando i seggi elettorali durante le operazioni di voto

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