Riorganizzazione e taglio degli sprechi garantendo all’utenza servizi efficienti - QdS

Riorganizzazione e taglio degli sprechi garantendo all’utenza servizi efficienti

Liliana Blanco

Riorganizzazione e taglio degli sprechi garantendo all’utenza servizi efficienti

giovedì 19 Dicembre 2013

Le criticità della sanità nissena e gli obiettivi dell’Asp per assicurare la tutela dei pazienti

CALTANISSETTA – La crisi del settore sanitario ha anticipato i tempi di quella, generale, che ha interessato la Sicilia: per anni le risorse destinate al settore sono state utilizzate male, con ripercussioni evidenti sui servizi offerti ai pazienti. E adesso che la crisi economica si sta facendo sentire sempre più e i tagli in tutti i settori sono diventati indispensabili, la situazione non può migliorare se non tramite un’attenta razionalizzazione delle risorse a disposizione e del personale necessario per garantire servizi efficienti all’utenza.
Una situazione difficile che sta investendo anche la provincia di Caltanissetta: l’Azienda sanitaria provinciale nissena ha un bacino d’utenza di circa 272.000 persone distribuite in 22 Comuni. L’Asp è articolata in due Distretti ospedalieri e un’Area territoriale suddivisa in quattro Distretti sanitari. Nell’ambito dei Distretti ospedalieri sono presenti i presidi con posti letto per acuti: Distretto ospedaliero Cl 1 (residenti 151.566) che comprende gli ospedali Sant’Elia (Caltanissetta), Raimondi di San Cataldo (posti letto per acuti 358 e post acuti 28), Longo di Mussomeli (posti letto per acuti 54 e post acuti 28). Per un totale generale di 412 posti letto per acuti e 56 post acuti.
Il Distretto ospedaliero Cl 2, che conta oltre 120.000 residenti, comprende gli Ospedali: Vittorio Emanuele di Gela (con 212 posti letto per acuti e 14 post acuti), Santo Stefano di Mazzarino (26 posti letto per acuti e 16 post acuti); Suor Cecilia Basaracco di Niscemi (26 posti letto per acuti e 30 post acuti). In tutto 297 posti letto per acuti e 60 post acuti.
Una suddivisione che ha creato numerose polemiche, così come dimostra anche un recente documento del gruppo provinciale di Italia dei valori. “Il progetto della rete ospedaliera per la provincia di Caltanissetta del triennio 2011-13 – si legge in una nota del partito – ha previsto 709 posti letto e ha presentato una programmazione sanitaria che, pur partendo dai dati epidemiologici, presenta una notevole discrepanza tra la popolazione della zona Nord e quella della zona Sud. Considerato che gli indicatori per la determinazione dei posti letto istituiti ne prevedono 3,87 per mille abitanti, di cui 3,22 ordinari e 0,65 per riabilitazione e lunga degenza, la programmazione non ha tenuto conto delle indicazioni previste dalla Lr 5/2009 ‘Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale’. Essa prevede infatti di dare attuazione alle indicazioni formulate dall’art. 6 e di tenere conto di criteri di perequazione finalizzati ad assicurare l’erogazione uniforme, efficace, appropriata e omogenea dei livelli essenziali di assistenza in tutto il territorio”.
Secondo l’Idv la rimodulazione non avrebbe tenuto conto delle indicazione del paragrafo n. 2 della Circolare assessoriale n. 5.700 in cui si evidenzia come “ai problemi di salute prioritari della popolazione siciliana, come sintetizzati nel documento elaborato dall’Osservatorio epidemiologico regionale” e dei “dati epidemiologici” del Piano aziendale, che non terrebbe conto dell’analisi del comprensorio di Gela quale “area a rischio ambientale”.
Eppure la storia sanitaria della provincia nissena è segnata da grandi obiettivi: dal quarto Polo sanitario alla costituzione del Centro per la formazione permanente e l’aggiornamento del personale del servizio sanitario (Cefpas), fino al quarto Polo universitario pubblico.
“Ma la situazione attuale – hanno proseguito i rappresentanti dell’Idv – è ben lontana dai progetti e dalle intenzioni enunciate nel corso degli anni, con una programmazione socio-sanitaria a macchia di leopardo. I due grandi Distretti ospedalieri devono infatti possedere requisiti di eccellenza, ma le periferie, che contano popolazioni notevoli, sono ridotte a posizioni secondarie. Andrebbero applicati i protocolli sottoscritti per garantire l’efficienza e l’efficacia dei servizi. Inoltre, alcuni territori , che strutturalmente presentano delle realtà sanitarie particolari, non hanno visto applicare i relativi Piani aziendali dei posti letto, dei servizi e degli incarichi dirigenziali, per trovarsi collocati in una nuova Programmazione aziendale”.
Il coordinamento provinciale di Italia dei valori ha concluso la lunga riflessione dedicata al settore sanitario nisseno auspicando che la nuova rimodulazione e programmazione sanitaria della provincia, insieme alla Conferenza dei sindaci, possano determinare la creazione di aree Sub distrettuali per rendere giustizia a territori che sono stati considerati “periferie della provincia”.
Non si è fatta attendere la replica dell’Asp, con il commissario straordinario Vittorio Virgilio che ha cercato di fare chiarezza e rassicurare comunque l’utenza sul lavoro portato avanti negli ultimi mesi. “Occorre portare a compimento – ha spiegato – il percorso di riordino avviato dalla Legge regionale 5/2009. L’obiettivo è realizzare un insieme di iniziative e progetti di cambiamento e ammodernamento, soprattutto sotto il profilo del riassetto organizzativo, con sviluppo della rete dei servizi territoriali per la cronicità e della riqualificazione strutturale e tecnologica delle strutture di maggiore rilievo per la sanità provinciale”.
“Valorizzazione degli operatori ai diversi livelli dell’organizzazione – ha concluso Virgilio – responsabilizzazione rispetto alle scelte da intraprendere, centralità del paziente e recupero dell’efficienza dei servizi interni costituiranno la base di lavoro del mio servizio a favore della sanità provinciale”.

Dal caso Niscemi a Delia, i sindaci al contrattacco

NISCEMI (CL) – Un ospedale a rischio, colpito pesantemente da una necessità di riorganizzare i servizi che non ha risparmiato tagli pesanti. Niscemi conta 28 mila abitanti, ma il suo ospedale, che disponeva di 60 posti letto, non ha più unità operative complesse, con medici e infermieri trasferiti in altri presidi della provincia.
L’amministrazione comunale, in questo contesto, ha chiesto all’Asp il rispetto del protocollo firmato ad aprile, che prevede la creazione di una struttura complessa di primo intervento (Mcau) con 36 posti letto per garantire un pronto soccorso attrezzato, terapia intensiva, lungodegenza e una postazione del 118 con ambulanze dotate di rianimazione e personale medico e infermieristico per i trasferimenti d’urgenza.
“Il pronto soccorso – ha detto il sindaco Francesco La Rosa – riesce a funzionare a fatica e solo grazie alla disponibilità e al sacrificio dei pochi medici rimasti, che spesso raddoppiano il loro turno per non lasciare scoperto il servizio”.
Clima molto teso anche a Delia, dove sulla questione sanità è recentemente intervenuto il sindaco Gianfilippo Bancheri: “Più volte – ha detto – le amministrazioni comunali del comprensorio hanno sollecitato una soluzione al problema della criticità e dell’insufficienza dei servizi medici specialistici nel Poliambulatorio di Delia. Ci facciamo portavoce del disagio della comunità per la sospensione dei servizi di Cardiologia, Neurologia e Dermatologia, per il diritto alla salute di anziani, disabili, immigrati comunitari ed extra-comunitari e persone con difficoltà economiche. Anche se a Delia vantiamo la presenza di un Centro Alzheimer, è necessario e opportuno il supporto dell’Asp 2”.


Ospedale Vittorio Emanuele proteste, promesse e attese

GELA (CL) – Il Comitato per l’area gelese ha spesso fatto della situazione dell’ospedale Vittorio Emanuele un proprio cavallo di battaglia. Nei giorni scorsi, i suoi rappresentanti sono tornati sullo “stato di salute” del nosocomio, sollecitando gli interventi promessi nei mesi scorsi dal commissario straordinario dell’Asp, Vittorio Virgilio. “Abbiamo atteso mesi – ha detto il portavoce del Comitato, Filippo Franzone – sperando che la situazione dell’ospedale Vittorio Emanuele potesse migliorare. Il commissario dell’Asp, Vittorio Virgilio, a seguito di un Sit-in di protesta, aveva assicurato che si sarebbe data attuazione ai punti che il Comitato da anni porta avanti: mantenimento e potenziamento della Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie infettive, attivazione delle risorse per il Dipartimento oncologico di III livello, istituzione dell’Uoc di Ematologia e Thalassemia, unità di Terapia intensiva neonatale (Utin), potenziamento del reparto di Ginecologia e Ostretricia, potenziamento Mcau (Medicina chirurgia accettazione urgenza), istituzione del Pronto soccorso pediatrico, aumento dei posti letto relativamente agli indici previsti per popolazione residente, adeguamento personale medico, infermieristico e vario, acquisto e messa in funzione della Risonanza magnetica T2 star, no al trasferimento dei servizi sanitari territoriali all’interno dell’ospedale, no al declassamento delle Uoc attualmente esistenti”.
“Sono trascorsi otto mesi – ha concluso Franzone – ma nulla di nuovo si è visto all’ospedale gelese”.
Intanto, proprio nella giornata di ieri, i rappresenanti sindacali della Cisl hanno dichiarato lo stato d’agitazione per “mancanza di personale”. La situazione, insomma, appare tutt’altro che vicina a una soluzione che possa accontentare tutti e tranquillizzare gli utenti.

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