La Classe Dirigente deve salvare la Sicilia - QdS

La Classe Dirigente deve salvare la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

La Classe Dirigente deve salvare la Sicilia

sabato 21 Dicembre 2013

Il QdS apre la Campagna Etica 2014

Oggi, a Enna, baricentro geografico della Sicilia, il QdS apre la Campagna Etica 2014 alla presenza di molti responsabili delle Istituzioni del capoluogo, con lo scopo di sensibilizzare la Classe Dirigente che si deve unire avendo le maggiori responsabilità, per salvare la Sicilia.
Ricordiamo che il Papa ha stimolato i cittadini dicendo: Immischiatevi, partecipate, controllate. Abbiamo più volte elencato i siciliani danneggiati dai siciliani privilegiati, senza distinzione di censo o di casta. Questi ultimi, secondo la nostra stima, sono solo un decimo della popolazione, mentre i primi sono i nove decimi dei circa cinque milioni di persone.
Della Classe Dirigente siciliana fanno parte i responsabili istituzionali, regionali, comunali e di altri enti, nonché la dirigenza burocratica. Questi due soggetti sono sordi alle istanze che provengono dai siciliani danneggiati e continuano nella loro perfida azione, volta a mantenere solo i privilegi, inevitabilmente pagati dai siciliani danneggiati

Altri pezzi della Classe Dirigente sono imprenditori, sindacalisti, professionisti, intellighenzia universitaria, magistrati, giornalisti, prelati, nonché i dirigenti delle associazioni del terzo settore, fra cui ambientalisti, no profit, club service e via elencando.
Queste parti della Classe Dirigente siciliana sono più sensibili all’interesse generale e hanno il dovere, ormai improcrastinabile, di non fare più orecchie da mercanti. Si devono unire per concretizzare l’indicazione di Bergoglio: Immischiatevi, partecipate, controllate.
Qual è il modo per esercitare una fortissima pressione su quelle due parti della Classe Dirigente (politici e burocrati), ripetiamo, sorde? Coalizzarsi e usare quotidiani e televisioni regionali come clave, per fare capire che il tempo del clientelismo e del favoritismo è definitivamente tramontato e ad esso si sostituisce il tempo dell’equità e della prevalenza dell’interesse generale.
Peraltro, la meritoria azione della magistratura contabile siciliana, che sta chiedendo il conto a chi ha sperperato il denaro pubblico, è un elemento di profondo cambiamento. Ci auguriamo che essa non parifichi il bilancio regionale 2013.

 
Va evidenziata anche la meritoria e costante azione dei pubblici ministeri e delle Forze dell’ordine, volta a snidare mafiosi, corrotti ed evasori, fiscali e previdenziali. Ma l’azione repressiva non è sufficiente. Occorre un’azione corale di tutte quelle parti della Classe Dirigente che non fanno parte della congrega di politici e burocrati.
Abbiamo il dovere, per l’ennesima volta, di precisare che ci sono tanti bravi, onesti e capaci politici e altrettanti bravi, onesti e capaci burocrati. Ma questi hanno il dovere etico di distinguersi da tutti gli altri, diversamente la gramigna li corroderà e li farà confondere con essi.
Dunque, è la Classe Dirigente sana che deve salvare la Sicilia. Non possiamo parlare a nome degli altri quotidiani regionali, né delle televisioni regionali, meno che mai di quella pubblica, perché non ne siamo autorizzati. Ma intravediamo una svolta nella loro azione informativa, tendente a mettere a nudo le porcherie che in questi ultimi vent’anni hanno danneggiato fortemente i siciliani.

Per quanto ci riguarda, dopo un terzo di secolo nel quale abbiamo speso la nostra azione con coerenza, cominciamo a raccogliere i primi frutti ed altri sono in maturazione. Gutta cavat lapidem. Un’azione paziente, costante e coerente che continuerà finché avremo forza e salute.
La prima odierna riunione di Enna del QdS avrà un seguito nelle altre otto province, nel corso del 2014. Inviteremo la Classe Dirigente di ogni porzione del territorio siciliano ad unirsi in questa Campagna Etica.
Tutti noi dobbiamo lavorare in questa direzione per i nostri figli (non è retorica) e, per quanto mi riguarda, per i miei nipoti. Chiunque venisse meno al dovere per assicurare loro giorni migliori di questi, sarebbe condannato all’inferno.
Non quello descritto maldestramente da Dante o l’altro che, altrettanto maldestramente, raffigurano le varie chiese, bensì all’inferno della nostra coscienza, alla quale dobbiamo rendere conto minuto per minuto e, soprattutto, nel momento in cui il corpo cesserà la sua funzione vitale.

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