Disavventure di una pendolare Roma-Catania, il viaggio in treno che nessuno vorrebbe fare - QdS

Disavventure di una pendolare Roma-Catania, il viaggio in treno che nessuno vorrebbe fare

Rosario Battiato

Disavventure di una pendolare Roma-Catania, il viaggio in treno che nessuno vorrebbe fare

sabato 28 Dicembre 2013

Il Comitato dei pendolari siciliani ha segnalato la lettera della signora Anna. L’Intercity 723 diventa specchio dei disservizi. Servizi igienici, chiusura delle porte, prenotazione, relazioni con l’utenza: le lunghe ore di un incubo

CATANIA – I disservizi ferroviari non vanno in vacanza. Il Comitato pendolari siciliani ha segnalato alla redazione una lettera ricevuta da parte della signora Anna, romana sposata con un catanese, che ha raccontato la sua avventura in treno con Intercity 723. La segnalazione è stata girata dal rappresentante del comitato al presidente della Regione siciliana e ai deputati isolani, anche se non aggiunge niente di nuovo, ma consolida lo stato pericolante dei trasporti isolani che già da diversi mesi è stata posto all’attenzione delle istituzioni regionali e nazionali.
La sosta natalizia non è un sogno per i pendolari d’Italia che si trovano a dover rientrare o a ripartire affrontando viaggi al limite dell’impossibile. L’operazione si rivela ancora più complessa se la tratta da percorrere è notoriamente compromessa da difficoltà e problematiche di lungo corso. L’episodio raccontato dalla signora Anna rappresenta soltanto la cartina di tornasole di problemi diffusi a largo raggio sul sistema ferroviario di Sicilia e dintorni.
 
L’intercity 723 carrozza 5, posti 31 e 32, Roma-Siracusa della nostra viaggiatrice è partito dalla capitale alle 07.26. L’esordio non è promettente: “Credo che i biglietti venduti siano stati il doppio rispetto ai posti seduti, i corridoi pieni di gente senza prenotazione e le valigie messe come capita da scavalcare, impossibile pensare, visto la durata del viaggio, di sgranchirsi le gambe, anche andare in bagno rappresenta un problema”. Quest’ultimo passaggio diventa ancora più grave se “nella nostra carrozza, la 5, – scrive Anna – un bagno è fuori servizio da subito e l’altro, raggiunto con fatica, già prima di Napoli era sporco e senza carta igienica neanche 2 ore dalla partenza”. La carta sarebbe arrivata soltanto alla stazione successiva.
 
Prima dello sbarco a Messina e in attesa delle consuete soste per l’attraversamento dello Stretto, i disagi non sono finiti: “La luce nell’intera carrozza andava e veniva, per lunghi tratti siamo rimasti completamente al buio senza che, lo ripeto, nessuno ci dicesse nulla”. In Calabria i viaggiatori hanno dovuto utilizzare “la luce di cellulari e smartphone per sistemare i nostri bagagli per la discesa”.
A queste difficoltà si è aggiunta quella che la nostra viaggiatrice ha definito come “la circostanza più brutta di questo viaggio”. Si è trattato “di un malfunzionamento alle porte del nostro vagone, le porte erano bloccate e potevano essere aperte solo dall’esterno. A Taormina è successo il caos perché le persone non sono riuscite a scendere e ne è seguita successivamente un’accesa discussione tra il personale che tentava di difendere l’indifendibile, lasciatemelo dire, e queste persone obbligate a proseguire verso Giarre con tutto il disagio che ne consegue”.
La fase viaggio non esaurisce la complessità del problema che abbraccia anche la difficoltà della prenotazione del biglietto “perché a dicembre cade il periodo del cambio orario invernale e pertanto i biglietti non sono acquistabili finché non vengono caricati sul server di Trenitalia e considerando che sono solo due i treni diurni” per “tentare di risparmiare due soldi prendendo un biglietto ad un prezzo ridotto si deve diventare dipendenti delle ferrovie e passare tutto il giorno col dito sul mouse per fare la ricerca dei biglietti” e “ovviamente la Sicilia è l’ultima regione ad esser messa in vendita”. E poi le offerte sono poche al punto che, secondo la signora Anna, utente e cittadina, i siciliani di rientro, prima o poi, “faranno le ferie altrove perché è troppo dispendioso tornare”.
Un brutto segnale, insomma, per una Sicilia che crede di poter puntare sullo sviluppo turistico senza trasporti adeguati.

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