Lode al Commissario, scure sulle buffonate - QdS

Lode al Commissario, scure sulle buffonate

Carlo Alberto Tregua

Lode al Commissario, scure sulle buffonate

venerdì 03 Gennaio 2014

Sicilia in Ue, un fallimento

Veniva da piangere a sentire alcuni responsabili delle istituzioni regionali rallegrarsi perché la Sicilia è stata inserita nel settennio europeo di finanziamenti in quanto ancora il Pil è inferiore al 75% della media europea. Anziché rallegrarsi, codesti cafoni avrebbero dovuto essere tristi perché ancora la nostra Isola si trova fra le regioni europee sottosviluppate, al pari di altre che sono diventate europee negli ultimi tempi, mentre la Sicilia si trova in Europa fin dal patto Ceca (Comunità economica del carbone e dell’acciaio), sottoscritto dall’Italia nel 1954.
Viene da piangere perché l’inserimento nell’ennesimo piano settennale di finanziamenti Ue (2014/20), non è altro che una dichiarazione di fallimento: il fallimento di una classe politica e burocratica che in 60 anni non è riuscita a fare crescere il Pil della Sicilia tanto da non essere più considerata regione sottosviluppata.
I bravi siciliani, quelli che lavorano e producono (sono la stragrande maggioranza), sono stufi di essere considerati sottosviluppati (un battutista diceva che è meglio essere sviluppati di sotto).

Le gravi irresponsabilità del ceto politico e burocratico sono estese a tutte le parti della classe dirigente siciliana, che ha fatto finta di non vedere e di non sentire restando muta, e a quell’altra parte che ha tratto benefici privati da questa situazione.
Ora abbiamo detto basta, è il momento di mobilitare la parte sana della classe dirigente, imprenditori, sindacalisti, professionisti, professori universitari, giornalisti ed altri, metterci insieme, noi per primi, per salvare la Sicilia.
La Regione, in questi decenni, ha portato nel baratro economico e sociale tutta l’Isola. Ora è giusto che la classe dirigente perdente vada a casa e venga sostituita non già dai giovani, spesso peggiori degli anziani, ma dai bravi siciliani che sono disposti a lavorare anche gratis per cancellare l’onta che ci copre tutti, nessuno escluso.
La vergogna più grande è quella che ci deriva dalle scudisciate inferte ad ogni legge, approvata dall’Ars, dal commissario dello Stato, Carmelo Aronica. A lui formuliamo la nostra più completa approvazione perché mette a nudo le buffonate che vi sono dentro l’Ars.
 

Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere della Sera, ha giustamente scritto che l’au tonomia della Sicilia è un alibi per le ruberie. Noi scriviamo da decenni che l’autonomia è stata uno scudo per alimentare privilegi e, per conseguenza, estesa corruzione nella Cosa pubblica. Non c’era bisogno che arrivasse un esimio editorialista per dire cose che noi scriviamo da sempre. Tuttavia, è bene che sia così,  anche se non si deve fare di tutta l’erba un fascio; va sempre distinto il grano dal loglio.
è inaccettabile che i deputati regionali approvino leggi di spesa senza indicare la relativa copertura. è inaccettabile che la Giunta regionale e il suo presidente non hanno proceduto a tagliare 3,6 mld di spesa inutile e improduttiva, puntualmente elencata più volte su queste colonne, varando la legge di stabilità, cioè il bilancio preventivo che non ha alcun elemento di novità, totalmente assistenziale.
Mentre è indispensabile che la Giunta regionale e il suo presidente varino norme per sostenere le imprese, per aprire i cantieri di opere pubbliche regionali e comunali, per cofinanziare tutti i progetti già finanziati dall’Ue e accantonati a binario morto per mancanza di fondi.
Quei fondi che, invece, sono stati destinati a precari e ad altri privilegiati, alla sanità pubblica inefficiente e corporativa, all’interno della quale pur sempre vi sono eccellenze. 

L’Assemblea regionale deve ora varare leggi di riforma su propria iniziativa, se non arrivano ddl governativi, nella direzione della lotta alla corruzione, della trasparenza, che si ottiene con l’integrale digitalizzazione di tutte le procedure amministrative.
E un’altra riforma che introduca il silenzio assenso per qualunque richiesta di cittadini, imprese ed enti locali se entro 30 giorni i dirigenti non emettono il provvedimento richiesto.
Ulteriore riforma è quella che obblighi governo ed enti locali a redigere entro tre mesi il loro Piano aziendale, da cui discenda il fabbisogno di personale, diviso per quantità e tipologia, e che costringa tutti gli enti pubblici siciliani ad approvare il bilancio preventivo dell’anno successivo entro il 31 dicembre pena la decadenza degli organi.

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