Edilizia scolastica, un disastro in Sicilia - QdS

Edilizia scolastica, un disastro in Sicilia

redazione

Edilizia scolastica, un disastro in Sicilia

mercoledì 08 Gennaio 2014

Dal Dossier di Legambiente "Ecosistema 2013" emerge un Paese spaccato in due: nel Nord gli investimenti per manutenzione straordinaria sono tre volte quelli del Sud. Città siciliane agli ultimissimi posti per qualità di servizi e strutture.

Scuole ancora bocciate per la sicurezza dei loro edifici. Oltre il 60% degli immobili scolastici è stato costruito prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica; il 37,6% necessita di interventi di manutenzione urgente; il 40% è privo del certificato di agibilità; il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.
 
È quanto emerge dalla quattordicesima edizione di “Ecosistema scuola 2013”, il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Una fotografia dai toni chiaroscuri che mostra quanto sia urgente intervenire in questo settore.
 
Per quanto riguarda la qualità del patrimonio edilizio delle diverse aree del Paese, dal rapporto Ecosistema Scuola 2013 di Legambiente emerge la disparità territoriale tra Nord e Sud: se Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia nella graduatoria per qualità dell’edilizia scolastica, bisogna invece arrivare alla 23esima posizione per trovare il primo capoluogo di provincia del Sud che è l’Aquila, seguito da Lecce alla 27esima posizione.
 
Il dossier di Legambiente segnala anche la disparità degli investimenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria. Nel 2012 l’investimento medio per la manutenzione straordinaria ad edificio scolastico è stato di 30.345 euro contro i 43.382 del 2011.
 
Nel Nord la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria è quasi tre volte quella del Sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nel Meridione legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.
 
Regioni come Abruzzo, Sicilia e Lombardia hanno registrato, ad esempio, un calo di investimenti nonostante vi sia un’esigenza di manutenzione straordinaria rispettivamente nel 94,5%, 57,5% e 49,1% degli edifici.
 
Per quanto riguarda la media di investimenti della manutenzione ordinaria, registra nel 2012 un aumento in tutte le regioni anche se il Nord sostiene sempre una media sopra quella nazionale, mentre Centro, Sud e Isole si discostano in negativo dalla media nazionale.
 
La fotografia della Sicilia.
Malissimo le città siciliane nella classifica sulla qualità dei servizi e dell’edilizia scolastica. Nessuna di esse si trova nella top 50. Bisogna scendere alla 53esima posizione per trovare Ragusa, alla 65esima per Trapani, poco più sotto – alla 66esima – per Caltanissetta. Enna è 75esima e addirittura il Capoluogo dell’Isola si trova all’80esima posizione. Chiude la classifica Messina, un disastro per le strutture scolastiche, mentre Agrigento e Catania hanno inviato a Legambiente dati incompleti (inferiori al 50%) e pertanto non sono inserite in graduatoria.
 
Gli edifici costruiti dopo il 1974 in Sicilia sono il 32%, sotto il dato nazionale (38,7%), di questi però ben il 12,1% risulta edificato dopo il 2001, contro il 4,8% nazionale. Molti edifici nuovi, dunque, ma nessuno è stato costruito secondo i criteri della bioedilizia, il 19,9% è stato edificato con criteri antisismici e il 57,7% necessita di interventi di manutenzione urgente contro il 37,6% della media nazionale.
 
Nonostante la necessità di investimenti, ad oggi risultano parecchio esigui visto che la media di spesa per singolo edificio per la manutenzione straordinaria è ben il 91% inferiore a quella nazionale, mentre quella per l’ordinaria risulta ridotta del 43%.
 
Rispetto alle certificazioni tutti i valori si fermano sotto la media nazionale: solo il 26,3% degli edifici ha il certificato di collaudo statico, il 12,5 quello di agibilità, il 48,8% impianti elettrici a norma, il 26,3% il certificato di prevenzione incendi, il 29,9% la certificazione igienico-sanitaria.
 
Solo un edificio su due possiede i requisiti di accessibilità. Dati completamente negativi anche rispetto alla mobilità: solo il 9,3% degli edifici è servito da scuolabus, nessuno dal pedibus o raggiungibile in bicicletta su piste ciclabili.
Quanto alla sicurezza fuori scuola si alternano dati positivi e negativi: sono il 27,7% gli edifici con aree di sosta per le auto, 97,3% quelli con attraversamenti pedonali, nessuno con semafori pedonali, con la presenza di nonni vigili o con transenne parapedonali.
 
I dati sulla raccolta differenziata ci restituiscono valori molto al di sotto la media nazionale: si differenzia la plastica nel 14% degli istituti scolastici, vetro nell’11,2%, alluminio nell’11%, organico nell’11,9%, pile nel 3,2%, carta nel 32,5%, toner e cartucce per stampanti 9,6%.
Poco sotto la media gli edifici dove sono stati installati impianti d’energia rinnovabile, 11,5% contro il 13,5%. Tra questi nel 59,3% vi sono impianti solari termici, nel 52,5% solari fotovoltaici, nell’1,7% a geotermia. Gli edifici che utilizzano il mix di rinnovabili sono il 10,2%.
Sotto la media i dati relativi al monitoraggio dell’amianto, con il 4,3% degli edifici con casi certificati contro il 10,5% della media nazionale. Il maggior rischio ambientale è dato dalla presenza di strutture militari entro 1 km dal 3,4% degli edifici scolastici.
 

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