Traffico di rifiuti a Roma, arrestate sette persone - QdS

Traffico di rifiuti a Roma, arrestate sette persone

Oriana Sipala

Traffico di rifiuti a Roma, arrestate sette persone

venerdì 10 Gennaio 2014

La spazzatura destinata alla differenziata finiva tutta nella discarica Malagrotta

ROMA – Roma nel vortice di scandali e truffe. I carabinieri del Noe di Roma hanno arrestato sette persone nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Tra queste, il proprietario dell’area della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni, il cosiddetto “re delle discariche”, che per 40 anni ha gestito i rifiuti della Capitale, e l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti.
Gli altri arrestati sono Luca Fegatelli, fino al 2010 a capo della Direzione regionale Energia, il manager Francesco Rando, l’imprenditore Piero Giovi, inoltre Raniero De Filippis e Pino Sicignano. Le indagini sono state condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, anche noto come “Ultimo” (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini.
I sette destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, emesse dalla magistratura romana nel quadro degli accertamenti sulla gestione dei rifiuti, sono finiti tutti agli arresti domiciliari. Oltre a rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, i sette indagati, a seconda delle posizioni, sono accusati anche di violazione di norme contro la Pubblica amministrazione e di truffa in pubbliche forniture. Degli arrestati, Pino Sicignano è il direttore della discarica di Albano Laziale, mentre Raniero De Filippis è stato dirigente della Regione Lazio.
Contestualmente all’arresto delle sette persone coinvolte nell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti nel Lazio è in corso il sequestro di beni mobili e immobili per 18 milioni di euro. A eseguirlo gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma. Il sequestro dei beni è indicato nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Massimo Battistini su richiesta del pm Alberto Galanti.
Il cuore dell’accusa sta in quelle tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata, in realtà mai trattati e finiti nella discarica di Malagrotta, nonostante i proprietari dell’impianto di differenziazione incassassero diversi milioni di euro. Emerge dalle indagini dei carabinieri del Noe di Roma sul cosiddetto “sistema Malagrotta” gestito dal patron della maxidiscarica Manlio Cerroni, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare. Oltre al danno la beffa, visto che tale sistema implicitamente permetteva anche di dichiarare Malagrotta in costante emergenza proprio perché, secondo l’accusa, nel conteggio delle cubature di spazzatura finiva materiale che non poteva definirsi rifiuto tout court, come il Cdr (combustibile da rifiuti) e ciò che poteva essere riciclato. Dunque l’emergenza fittizia di Malagrotta produceva, per l’accusa, un nuovo business al gruppo visto che le amministrazioni erano costrette a trovare nuovi siti.

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