Anche all’Assemblea servono le cameriere - QdS

Anche all’Assemblea servono le cameriere

Carlo Alberto Tregua

Anche all’Assemblea servono le cameriere

sabato 11 Gennaio 2014

Adesso lini, cristalli e argenti

I quotidiani nazionali non capiscono perché i consiglieri della Regione, denominati deputati, abbiano sentito la necessità di assumere cameriere e camerieri. Eppure è del tutto evidente che nel Palazzo denominato parlamento più antico del mondo si renda indispensabile un servizio adeguato alle alte qualità morali, civili e politiche dei propri inquilini.
Quando abbiamo saputo che il ristorante si era degradato nella qualità del servizio per ridurre i prezzi ci è preso un colpo. Ma come? Abbiamo pensato. In quella nobile magione non ci sono più tovaglie di lino sui tavoli, bicchieri e brocche di cristallo e posate d’argento? Un decadimento inaccettabile.
Chi si occupa con tanto ardore, disinteresse personale e senso dello stato ha il diritto di un adeguato servizio che non può prescindere dalla qualità, dal linguaggio forbito dei servitori, dal loro idoneo abbigliamento, dal senso di sacrificio e di servizio, di cui tale nobile attività ha bisogno per essere svolta adeguatamente.

È noto il prestigio che l’assemblea regionale gode fra i siciliani, i quali sanno perfettamente che quella massima istituzione, in questi sessant’anni, ha lavorato alacremente e proficuamente per il loro benessere, mentre tutti i consiglieri-deputati non hanno mai approfittato di benefici e privilegi, non hanno mai percepito indebitamente un soldo pubblico, non hanno ricevuto liquidazioni di sorta (il c.d. contributo di reinserimento), non hanno mai preso vitalizi.
Molti di loro hanno vissuto decorosamente, ma senza alcun sintomo di ricchezza, altri sono morti addirittura in povertà.
L’Assemblea regionale con i suoi occupanti è un fulgido esempio di come deve essere un’istituzione e i siciliani possono stare tranquilli che fino a quando esisterà (lunga vita) la Sicilia splenderà nel fulgore di un’ottima salute sociale ed economica e primeggerà fra tutte le regioni d’europa.
I consiglieri-deputati usano tutte le proprie energie, non si risparmiano, lavorano sei giorni su sette e spesso anche la domenica, riducono le loro ferie a pochi giorni all’anno, giusto per ritemprarsi dalle immani fatiche che gravano su di loro e dalle immense energie che sprecano tutti i momenti, sempre nell’intento principale di servire i siciliani.
 

La qualità delle leggi che vengono approvate, pur nel rispetto dei ruoli di maggioranza e minoranza è veramente eccellente. i testi si comprendono solo leggendoli, non c’è più l’atavico vizio dei riferimenti a commi e sottocommi, che si adottavano col chiaro scopo di non far capire nulla ai cittadini.
I vecchi legislatori usavano forme ermetiche per potere fare le cosiddette norme-fotografia, cioè quelle norme a favore di un certo soggetto pubblico o privato, senza nominarlo. Proprio in questi giorni ne abbiamo letto uno in un bando della Presidenza della Regione che porta direttamente a un quotidiano nazionale diffuso in Sicilia.
La burocrazia dell’Assemblea è una delle più efficienti e snelle d’Europa. Eppure costa molto meno della media dei burocrati europei. Un usciere guadagna appena 1.500 euro al mese, un dirigente percepisce non oltre quattromila euro e il vertice si accontenta di settemila euro al mese, ovviamente tutti compensi lordi e solo per tredici mensilità, non sedici come qualcuno malignamente sussurrava.

Il dato più evidente è che il costo annuo di tutta l’Assemblea non superi cinquanta milioni, ben cinque al di sotto di quello del Consiglio regionale della Lombardia. Un esempio luminoso di un comportamento parco e sobrio, essenziale e stringato che fa aumentare la nostra ammirazione e quella dei siciliani nei confronti dei novanta Eletti, che tutti dovremmo imitare.
Vorremmo che le 390 amministrazioni comunali prendessero esempio dall’Assemblea per la gestione dei propri bilanci, per l’equilibrio e la saggezza con cui è gestito quello della stessa. Vorremmo che i sindaci guadagnassero uno stipendio non superiore a quattromila euro al mese, che i consiglieri comunali lavorassero gratis per puro spirito di servizio e che gli assessori si accontentassero di 1.500 euro. Infatti ognuno di essi, avendo una professione, dovrebbe trarre il proprio reddito dal lavoro privato e non dal danaro pubblico.
Insomma il quadro delle istituzioni siciliane sembra roseo. Non si può pretendere di più.
Catania, 11 gennaio 2024.

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