Ponte sullo Stretto: duemila cittadini senza indennità per l’esproprio - QdS

Ponte sullo Stretto: duemila cittadini senza indennità per l’esproprio

Rosario Battiato

Ponte sullo Stretto: duemila cittadini senza indennità per l’esproprio

martedì 14 Gennaio 2014

Nel mirino i Comuni e le Regioni, Siciliana e Calabria. La denuncia è arrivata da una nota di Rocco Caridi, portavoce del movimento villese Benvenuti al Sud: “Gli avvisi mai stati attivati”. Nei prossimi giorni sarà attivato un comitato dei proprietari dei terreni coinvolti e anche assistenza legale

MESSINA – Il Ponte sullo Stretto è ormai definitivamente relegato al capitolo illusioni elettorali, ma i suoi effetti sul territorio sono ancora concreti. A richiamare l’attenzione sul mancato pagamento delle indennità dovute a seguito della reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio è stato Rocco Caridi, portavoce del movimento villese “Benvenuti al Sud”, che ha rilanciato il tema tramite una nota diffusa online.
Il Ponte continua a far parlare di sé. A metà dicembre c’era stato l’ennesimo tentativo di riesumazione dell’opera tramite un emendamento presentato alla Camera dei deputati e firmato da un deputato siciliano eletto in Campania nel gruppo delle Autonomie e Lega Nord, Francesco Attaguile. Tuttavia se in questo caso si è trattato probabilmente di un tentativo di suscitare clamore mediatico, esistono numerose questioni concrete e irrisolte che gravano su questo aborto infrastrutturale.
 
Di recente le ha sottolineate Rocco Caridi, politico villese, che ha ricordato come siano “oltre duemila, tra Calabria e Sicilia, alcuni ancora ignari, i proprietari immobiliari nei cui confronti la società ‘Stretto di Messina spa’ risulta inadempiente per il mancato pagamento delle indennità dovute a seguito della reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio, indipendentemente dal fatto che l’opera sia stata o meno cancellata e la stessa ‘Stretto di Messina’ posta in liquidazione”.
La documentazione in materia, studiata da un ufficio legale a cui si è appoggiato il movimento “Benvenuti al Sud”, lascerebbe rilevare che “l’indennità da reiterazione del vincolo – si legge nella nota – costituisce, infatti, un diritto ulteriore ed indipendente dall’indennità di espropriazione del bene vincolato, come peraltro conferma la delibera del Cipe che, nel settembre del 2008, reiterando il vincolo imposto nel 2003 con l’approvazione del progetto preliminare al ‘Ponte’, aveva assegnato alla ‘Stretto di Messina’ la somma forfettaria di 5 milioni di euro proprio per far fronte, in parte, alle indennità per ‘reitero del vincolo’”.
 
Nel mirino di Caridi anche le due Regioni, Siciliana e Calabria, parti costituenti della società, e che sarebbero colpevoli di aver "abbandonato" i rispettivi cittadini. Nella nota viene inoltre ribadita “la disapplicazione dell’accordo sugli espropri, sottoscritto tra le imprese ed i sindaci di Villa San Giovanni e Messina, il quale prevedeva la possibilità di attivare, sin dall’avviso di reitero dell’apposizione del vincolo, pubblicato l’8 settembre 2011, di un ‘Osservatorio’ a garanzia dei proprietari immobiliari ma che i Comuni non hanno mai inteso attivare”.
Il meccanismo, si legge nella nota, sarebbe stato molto semplice ed efficace: far passare il tempo nel silenzio generale per lasciare spirare i termini per far conseguire il diritto all’indennità anche in seguito alla decisione del governo Monti di mettere in liquidazione la società. Nei prossimi giorni, spiega il portavoce, saranno notificate le prime diffide alla società Ponte sullo stretto, la nascita di un comitato degli espropriati e la parallela attivazione di un servizio legale. Al centro ci sarà appunto la liquidazione della società agendo per la messa in mora dell’attuale liquidatore, “costringendolo a rivedere il piano di liquidazione”.

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