Territorio, interventi idrogeologici - QdS

Territorio, interventi idrogeologici

Carlo Alberto Tregua

Territorio, interventi idrogeologici

mercoledì 15 Gennaio 2014

Basta stipendi senza lavorare

La tremenda crisi di questi sei anni ha trovato impreparato il Paese e ancora più impreparata la Sicilia. Ma ha avuto il pregio di mettere a nudo le carenze e l’incapacità della classe dirigente di fare le riforme indispensabili per rendere competitivo il sistema Italia, sia all’interno che nel mercato internazionale.
è un miracolo che le imprese italiane riescano ad esportare, nonostante i macigni di un costo dell’energia di un terzo maggiore della media europea, il lentissimo incasso delle fatture, la giustizia che non rende a chi ne ha diritto, un sistema di trasporti fatiscente e, soprattutto, l’arretratezza tecnologica della rete virtuale che avrebbe bisogno assoluto della Banda larga.
La drammatica crisi è stata affrontata con criteri assistenziali, cioè pagando indennità sostitutive degli stipendi con la cassa integrazione a decine di migliaia di dipendenti, senza lavorare. E, parimenti, col pagamento di decine di migliaia di indennità a precari di vario genere, denominati con sigle astruse, anch’essi pagati senza lavorare.

In Sicilia la situazione è ancora più grave. Nel settore privato, i cassintegrati sono meno di duemila; in quello pubblico oltre centomila, nel cui numero inseriamo i forestali e i formatori del tutto inutili alla produzione ed erogazione dei servizi.
I forestali, circa venticinquemila, sono in numero quasi quattro volte superiore a quelli del Canada (incredibile!), un territorio immenso coperto di foreste ed alberi per cui tuttavia è sufficiente un quarto degli addetti.
Gli inutili formatori sono un esercito di diecimila persone, i precari privilegiati degli enti locali sono oltre ventimila, e poi i dipendenti parcheggiati alla Resais, altri parcheggiati al Ciapi, ex Lsu, ex Pip ed altri.
A tutti questi vanno aggiunti diecimila dipendenti della Regione in esubero, tra i quali almeno mille dirigenti, ventimila dipendenti degli enti locali in esubero, tutti i dipendenti delle ex Province, migliaia di dipendenti della partecipate regionali e comunali in esubero e via enumerando.
L’esubero si evincerebbe immediatamente se ogni ente pubblico o partecipata manifestasse il Piano aziendale com’è suo obbligo istituzionale.
 

è del tutto evidente che queste persone, stimate in oltre centomila, non potrebbero essere licenziate. Primo, per una questione umanitaria. Secondo, perché scoppierebbe la rivoluzione. Cosa fare per coniugare l’assoluta necessità di spendere adeguatamente le somme pagate faticosamente dai contribuenti e rendere  produttivo il lavoro di tante persone che oggi passano il tempo in attesa non si sa di che cosa? 
La risposta è semplice da enunciare, molto complessa da attuare. Essa si può sintetizzare in: trasferire tutti questi lavoratori in attività produttive e/o cantieri pubblici.
Di cosa ha bisogno soprattutto la Sicilia? Della sistemazione idrogeologica del territorio. è noto, infatti, che il costo dei danni subìti per le forti carenze del territorio è di gran lunga superiore a quello che si sosterrebbe facendo le opere preventive di messa in sicurezza delle stesse. Sarebbe perciò importante che si provvedesse senza indugio in questo senso.

Occorre, dunque, che la Giunta regionale proceda a tagliare senza riguardi la spesa pubblica improduttiva, che alimenta corruzione, inefficienza e clientelismo. Noi abbiamo indicato in 3,6 miliardi tali tagli, ma il presidente della Regione fa orecchie da mercante, tutto concentrato a mantenere l’assistenzialismo di quei centomila siciliani che non lavorano, ma che sono pagati ugualmente, seppure con assegni ridotti.
Non è che si debba negare il lavoro e la relativa remunerazione a tutti costoro. Ma non possiamo più permetterci di pagare a vuoto quasi un miliardo.
Si tratta di ribaltare comportamenti viziosi per farli diventare virtuosi. Ogni euro di spesa pubblica deve avere una contropartita in termini di manufatti o servizi superiore a un euro. Questo è un modo costituzionalmente corretto nello spendere i soldi dei cittadini. Ricordiamo, infatti, che la spesa pubblica deve avere i seguenti requisiti: organizzazione, efficienza, inerenza, economicità, essenzialità, produzione di ricchezza. Chi non lo ricorda, tradisce il mandato ricevuto dagli elettori.

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