Arsgate, alcune spese molto difficili da giustificare - QdS

Arsgate, alcune spese molto difficili da giustificare

Antonio Leo

Arsgate, alcune spese molto difficili da giustificare

giovedì 16 Gennaio 2014

Lo ha affermato il procuratore aggiunto Leonardo Agueci in un'intervista pubblicata questa mattina dal Giornale di Sicilia. Intanto è ormai scontro (di nuovo) tra Crocetta e Cracolici

PALERMO – Pasta fresca, regali di nozze, viaggi in alberghi di lusso, necrologi, cialde per la macchinetta del caffè, borse e mutande griffate, autovetture da sogno, cene e addirittura il miserabile rimborso della mancia. Tra l’altro misera anch’essa: un solo euro. Il paradosso degli “onorevoli taccagni”, nonostante mettessero tutto sul conto dei cittadini.
 
Continua a fare il giro dell’Italia lo scandalo dell’Assemblea regionale, da noi ribattezzato “Arsgate”. E forse nella giornata di oggi le parole più pesanti le ha rilasciate il procuratore aggiunto, Leonardo Agueci, che coordina l’inchiesta sull’illecito utilizzo dei rimborsi elettorali. In un’intervista al “Giornale di Sicilia” il pm spiega che, pur essendo ancora nelle fasi iniziali delle indagini, sebbene “alcune spese potranno magari essere giustificate, per altre, già in questo momento, sembra molto più difficile”. Il che naturalmente conferma l’esistenza di una zona grigia tra liceità e reato (di peculato), ma al tempo stesso mette a tacere quanti in queste ore si affannano a minimizzare i fattacci consumati tra le stanze di Palazzo dei Normanni.
 
Come già abbiamo scritto ieri, di tutta questa situazione l’unico che sembra trarne un qualche vantaggio è il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Lui, lindo da ogni sospetto, ha colto al balzo l’occasione per blindare il suo Governo.
 
“Ritengo che l’indagine della magistratura sulle spese dei gruppi dell’Assemblea – ha spiegato il governatore – vada profondamente rispettata. Prima di formulare ogni giudizio bisogna attendere la conclusione, però mi sembra totalmente inopportuno parlare di rimpasto con l’ingresso di parlamentari in un momento cosi difficile e di grande sofferenza della politica siciliana, l’opinione pubblica non lo comprenderebbe”.
 
Quello del presidente di fatto è una chiusura netta agli alleati: “Tutti quanti dobbiamo dare il segnale che a Palermo la politica rispetta le leggi e i magistrati. Dobbiamo intervenire con una legge molto rigida e severa per impedire che per l’assenza di legislazione tutto possa diventare reato e niente lo sia”.
 
Antonello Cracolici, tra i deputati indagati e il primo che dovrà rispondere ai magistrati essendo stato nella scorsa legislatura capogruppo del Pd, si è sentito chiamato in causa. Ovvio, fa parte di quel gruppuscolo di politici, il cui ingresso in Giunta era dato per scontato da qui ai prossimi mesi. O meglio prima che la valanga dell’inchiesta sui rimborsi elettorali travolgesse il Parlamento siculo.
 
“Non so a chi si riferisca Crocetta – ha affermato Cracolici – non è nelle mie aspirazioni entrare in giunta. Non ho mai utilizzato un euro per attività private o per comprare beni per il mio soddisfacimento personale, credo di aver dimostrato sobrietà durante la mia gestione. Non ho fatto spese pazze”.
 
Certo è che la repentina presa di posizione di Crocetta contro gli indagati ha aperto di nuovo vecchie ferite tra il governatore e una certa parte dell’establishment democratico. “La purezza? C’è qualcuno più puro di te, che ti taglia la testa, occorre prudenza”, ha aggiunto il presidente della commissione Affari istituzionali. È di nuovo faida in Sicilia.
 

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