Muore bimbo palermitano, ai genitori negato il metodo Stamina - QdS

Muore bimbo palermitano, ai genitori negato il metodo Stamina

redazione

Muore bimbo palermitano, ai genitori negato il metodo Stamina

venerdì 17 Gennaio 2014

Il piccolo di otto anni era affetto da una rarissima malattia. Pietro Crisafulli (Sicilia risvegli onlus) a Papa Francesco: "Metta a disposizione il suo ospedale. Qui stanno morendo tutti"

È morto a Palermo Manuele Costantino, un bambino di 8 anni affetto da una rarissima malattia che ha colpito solamente cinque bambini in tutto il mondo, i cui genitori chiedevano di accedere alle cure con il metodo Stamina di Vannoni. Lo rende noto su Facebook il presidente di “Sicilia Risvegli Onlus” e vice presidente del Movimento Vite Sospese, Pietro Crisafulli, che rivolge un appello a Papa Francesco: “Metta a disposizione il suo ospedale. Non c’è più tempo da perdere, qui muoiono donne, uomini e bambini”.
 
Crisafulli sottolinea come la sua pagina sul social network stia diventando “un cimitero dove quasi quotidianamente annuncio la morte di qualcuno”. Manuele, che soffriva della Sindrome di Cednik, di cui – è stato poi precisato – si contano 7 casi al mondo, aveva preso parte, insieme alla mamma, a una manifestazione organizzata a davanti alla sede della Regione siciliana, a Palermo, il 29 ottobre scorso. “Ricordo perfettamente – aggiunge il presidente di ‘Sicilia Risvegli Onlus’ – gli occhi di quel bambino che voleva vivere, ricordo le nostre richieste di aiuto con il megafono, le nostre suppliche ai politici affinché si attivassero per aiutare questa famiglia lasciata sola e senza assistenza. Qui stanno morendo tutti. È ora finirla con questa strage di bambini e adulti”.
 
“A fine mese – conclude Crisafulli – insieme ad altre famiglie, incontreremo in Israele alcuni medici in modo da permettere a diversi malati, alcuni dei quali siciliani, di fare le cure con staminali, anche se con un altro metodo, e questa volta, a pagamento. Siamo stanchi di aspettare”.
 
Intanto ieri “Stamina Foundation” ha annunciato l’avvio di una collaborazione scientifica con una nuova università degli Stati Uniti per verificare il metodo di cura. Lo ha detto il vicepresidente della fondazione, Marino Andolina. Il nome dell’università viene tenuto segreto.
“Negli Stati Uniti – ha aggiunto Andolina – l’obiettivo è arrivare a una valutazione di qualità della metodica, con una serie di esami che potrebbero durare due settimane. Per portare le provette all’estero è però necessario – ha ricordato il vicepresidente di Stamina – che un giudice civile ordini la disapplicazione dell’ordinanza dell’Aifa”. Secondo Andolina, il blocco del trasferimento all’estero è motivato dalla volontà di non attribuire a Stamina la valutazione di qualità.
 
“Il potere di blocco è così forte che non credo ce la faremo. Chi può ha già deciso. So che avrò una vecchiaia molto triste – ha aggiunto il medico che sostiene il metodo Stamina -, perché settimanalmente sentirò morire per telefono i miei pazienti”.
La comunità scientifica resta comunque scettica. “Fare chiarezza al più presto, per il bene dei malati e per la stessa professione medica”.
 
È quanto chiede in una nota l’Ordine dei medici di Brescia tramite la vicepresidente, Luisa Antonini. “Siamo davanti a cure non validate scientificamente, che potrebbero anche rivelarsi nocive dal momento che sul contenuto delle infusioni praticate ai malati restano ancora troppe ombre – afferma la vicepresidente – La bussola che deve guidare il clinico resta il codice deontologico, secondo cui il medico nell’esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche, e operare in modo libero e indipendente”.
 

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