Estesa corruzione in molte Regioni - QdS

Estesa corruzione in molte Regioni

Carlo Alberto Tregua

Estesa corruzione in molte Regioni

sabato 18 Gennaio 2014

Responsabilità della classe dirigente

Facciamo prima a citare le Regioni in cui ancora la Magistratura non ha aperto l’inchiesta per gli abusi presunti, commessi dai consiglieri, i quali hanno utilizzato risorse pubbliche per fini privati. Esse sono Abruzzo, Puglia, Toscana e Veneto.
Dalle inchieste in corso, si evince che quasi tutti i consiglieri hanno utilizzato i rimborsi per oggetti diversi dalla loro attività politica. Anche per importi miseri (per esempio un euro per pagare il posteggiatore).
La generalità degli abusi, e forse dei reati, ascritti a tutti gli indagati, dimostra un’assoluta noncuranza dell’etica e un totale menefreghismo dei cittadini, che li hanno eletti e continuano a pagare onerosissime imposte per tenerli al loro posto. Di questo argomento ci occupiamo anche nell’inchiesta pubblicata oggi a pag. 7.
C’è una battuta che dice: quando non sai qualcosa, prendila in Google. Ma qui è del tutto evidente che non c’è bisogno di interpellare la Rete per prendere atto della diffusa corruzione nel sistema pubblico, sia a livello politico che a quello burocratico.

Di chi è la responsabilità di questo stato di cose? Molti risponderebbero: di quei soggetti che occupano il posto di responsabilità. Ma essi non riescono a vedere che quei fenomeni sono effetti, cioè malattie che vanno curate. Sarebbe più produttivo se si tentasse di individuare la causa di quegli effetti, ponendosi la domanda: perché la corruzione e l’interesse privato si estendono continuamente anziché diminuire?
La risposta è nei fatti: mancano i controlli politici e civili dei comportamenti di chi ha responsabilità politiche e burocratiche.
Chi dovrebbe esercitare tali controlli? Anche qui la risposta è immediata: i cittadini, i quali devono ricordarsi di essere tali non solo nel più alto momento democratico, e cioè il voto, ma tutti i giorni e tutte le ore del giorno.
Questa analisi obbliga a distinguere le diverse classi sociali ed economiche dei cittadini. Non si può chiedere, infatti, a chi è in condizione di bisogno economico di non farsi venire la tentazione di chiedere favori. Solo pochi hanno la consapevolezza che attraverso gli studi e l’apprendimento della conoscenza possono imbarcarsi sull’ascensore sociale che li porta in alto.

 
D’altra parte, il ceto politico, sempre più scadente, ha la furbizia di mantenere in uno stato di bisogno gran parte della popolazione, in modo da costringerla a chiedere favori poi scambiati con i voti.
Ma se non è la fascia medio-bassa della popolazione che può esercitare il controllo sul ceto politico e burocratico, chi se ne dovrebbe occupare?
La risposta è facile: se ne deve occupare la Classe dirigente, circa il dieci per cento della popolazione, che dovrebbe avere la funzione di traino dell’intera Comunità. Mentre, come scrivono Stella e Rizzo in Se muore il Sud, vi è l’ipertrofia di una classe dirigente che pare spesso interessata solo ed esclusivamente a se stessa. Così comportandosi, viene meno alla propria responsabilità di essere locomotiva della Comunità.

Non sembri un paradosso, ma questa volta, contrariamente alla nostra abitudine, vogliamo spezzare un ramoscello a favore dei consiglieri regionali, compresi quelli siciliani, che hanno abusato del loro ruolo per trarne vantaggi personali. Si tratta di persone poco dotate di etica, che non sono state controllate adeguatamente dalla Classe dirigente.
Un grande meridionalista, Gaetano Salvemini scriveva: I governi italiani, per avere i voti del Sud, concessero i pieni poteri alla piccola borghesia, delinquente e putrefatta, spiantata, imbestialita, cacciatrice di impieghi e di favori personali…
Ormai non c’è più la grande borghesia, ma una Classe dirigente che è stata inquinata perfino dalle infiltrazioni di una mafia che non ha più la coppola, ma che gestisce gli affari in guanti bianchi attraverso una pletora di professionisti, imprenditori e perfino sindacalisti che agiscono nella Cosa pubblica come se fosse Cosa loro.
Tuttavia, vi è gran parte della classe dirigente onesta, corretta, che lavora duramente. Ed è proprio essa che deve ritornare al ruolo di protagonista vigile per controllare istituzioni e burocrazia e per guidare tutta la Comunità a squalificare i peggiori e a premiare i migliori soggetti della stessa. Oppure la decadenza è scontata.

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