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Palermo – Occupazione del suolo pubblico linea dura dell’amministrazione

Gaspare Ingargiola

Palermo – Occupazione del suolo pubblico linea dura dell’amministrazione

mercoledì 29 Gennaio 2014

Il nuovo regolamento voluto dall’assessore Di Marco è atteso in questi giorni in Consiglio comunale. Via i gazebo, largo ai dehors. Ma i commercianti sono sul piede di guerra

PALERMO – Potrebbe approdare a giorni in Consiglio comunale l’atteso regolamento sull’occupazione del suolo pubblico, di cui tanto si parla da mesi ma che finora è rimasto chiuso nei cassetti. Un testo che vede posizionati ai lati opposti della barricata il Comune di Palermo e gli imprenditori del settore ristorazione.
Il nuovo regolamento, che manderà per sempre in soffitta i gazebo in luogo dei dehors con sedie, ombrelloni e tavolini, avrebbe dovuto vedere la luce entro lo scorso dicembre, ma ha scontato la contrapposizione tra l’assessorato alle Attività produttive, guidato da Marco Di Marco, e l’omonima Commissione consiliare, presieduta da Paolo Caracausi.
 
La contesa istituzionale ha prodotto il paradossale risultato di avere due diverse bozze normative che presentano differenze sostanziali: il regolamento proposto da Di Marco autorizza i dehors per sei mesi l’anno, da maggio a ottobre, con autorizzazioni annuali; quello predisposto da Caracausi li autorizza tutto l’anno per tre anni e concede altri quattro mesi di tempo ai ristoratori per smontare i costosi gazebo. Già, perché per mettere in piedi le strutture all’aperto gli esercenti hanno speso fior di quattrini avendo ricevuto, durante l’amministrazione retta da Diego Cammarata, tutte le licenze necessarie dopo che l’Asp ha intimato al Comune di mettere in regola da un punto di vista igienico-sanitario il consumo del cibo in strada.
 
A suo tempo piazza Pretoria si è adeguata permettendo ai ristoratori di allargare le proprie attività, ma una recente sentenza del Consiglio di Stato (la n. 6382 del 12 dicembre 2012) ha definito il gazebo “abusivo” quando non è più “precario e amovibile”, perché in questo caso “altera lo stato dei luoghi” e “aumenta il carico urbanistico”. In parole povere, per certi gazebo che si vedono in città (e che l’assessore ha marchiato come “chalet di montagna”) ci sarebbe bisogno di una vera e propria concessione edilizia. E non vale a salvarli il fatto di insistere sulle strisce blu, anche se queste non fanno propriamente parte della carreggiata e pertanto non costituiscono un ingombro stradale.
Insomma, come ha ribadito più volte lo stesso Di Marco, le strutture con tendoni e pareti di legno devono sparire per lasciar posto ai de hors, più pratici da montare e smontare ma certamente costisi per i commercianti, già gravati dalla crisi e dall’impegno economico per i gazebo. Una vera beffa, al punto che le associazioni di categoria hanno chiesto a più riprese deroghe e proroghe (l’ultima è scaduta a novembre) senza alcun risultato.
L’amministrazione, infatti, non è più disposta a fare sconti a nessuno e dal nuovo anno i vigili urbani sono autorizzati a elevare multe salate. L’assessorato alle Attività produttive ha perfino inviato a 36 ristoratori una direttiva con la quale ordina l’immediata rimozione dei gazebo: chi non rispetterà il deliberato si beccherà una contravvenzione di 500 euro e la chiusura dell’esercizio per cinque giorni.
“Sembra che quello dei gazebo – ha commentato Gigi Mangia della Fipe – sia l’unico problema della città, quando invece il Suap ha evidenti problemi di funzionamento e procede a rilento con le autorizzazioni. I commercianti sono in grossa difficoltà”.
“Non sono più possibili proroghe – ha replicato Di Marco – anche perché le ultime sentenze parlano chiaro: i gazebo sono abusivi, anche con l’attuale regolamento, figurarsi con quello che stiamo per portare in aula”.

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