Non diritti acquisiti ma privilegi acquisiti - QdS

Non diritti acquisiti ma privilegi acquisiti

Carlo Alberto Tregua

Non diritti acquisiti ma privilegi acquisiti

giovedì 30 Gennaio 2014
L’Italia è la Patria del diritto (e del rovescio). Mai nessuno parla dei doveri. Ecco perché, seguendo la nostra linea editoriale, fondata sull’Etica, sentiamo continuamente il bisogno di elencare i doveri che vengono prima dei diritti.
Se ogni cittadino avesse piena coscienza di dover compiere fino in fondo il proprio dovere nei confronti della collettività, della propria famiglia e di sè stesso, tutte le vicende tristi che vengono continuamente alla ribalta (casi di corruzione, di malversazione, di ruberie e via cantando), sarebbero attenuati o addirittura sparirebbero.
L’occasione fa l’uomo ladro; cane non mangia cane, due detti popolari che affondano le radici nella natura stessa dell’uomo, che nasce egoista, famelico e che cerca di arraffare tutto quello che può per soddisfare i propri bisogni, infischiandosene di quelli degli altri.
Cos’è che fa mitigare questi vizi? La cultura, la conoscenza della storia, l’esigenza che il vivere civile ha di una grande equità fra i propri membri.

Nel nostro Paese, in quasi settant’anni di Repubblica, sono sopravvissute le corporazioni fasciste, le quali continuano ad operare secondo una logica tornacontista in spregio alla necessità dei cittadini di avere meno di quanto danno. Questo è il punto. Ognuno di noi dovrebbe dare alla collettività meno di quanto riceve dalla stessa. Solo così avviene una redistribuzione della ricchezza prodotta e una minore concentrazione, in poche mani, della stessa.
La ricchezza, in sè, è un fattore positivo a condizione che sia stata depurata opportunamente delle imposte dovute, che non provenga da delitti e che sia stata prodotta in base ai principi etici che devono governare una Comunità.
Contro l’equità vi sono i privilegi che una volta acquisiti si trasformano, secondo alcuni, in diritti. Si tratta di una palese falsificazione della verità. Mai i privilegi acquisiti possono diventare diritti acquisiti. La natura stessa del privilegio, contrario all’equità generale, lo mette fuori da un ambiente nel quale hanno luogo i doveri, prima, e i diritti, quelli veri, molto dopo. Questa è la giusta classifica e non l’inversione degli elementi descritti.

 
Nel nostro Paese i privilegi acquisiti sono portati, come prima si accennava, dalle corporazioni. Imprese che monopolizzano settori di mercato e agiscono in regime di monopolio o di oligopolio; sindacati che proteggono i dipendenti garantiti e impediscono a disoccupati, giovani e meno giovani, di entrare nel mondo del lavoro; sindacati dei dipendenti pubblici che tengono gli occhi chiusi fra le profonde differenze di rendimento e di compensi fra il settore pubblico e quello privato; sistema bancario ottuso ed autoreferenziale; mondo assicurativo che fa pagare ai cittadini italiani premi superiori di un terzo a quello della media europea; Vaticano (inteso come stato estero), che gode di privilegi fiscali e finanziari confondendo la sua linea di guida spirituale con appetiti terreni (cappellani con gradi militari che percepiscono quattro, cinquemila euro al mese); e via continuando.
Qui ci fermiamo.

Prendiamo i pensionati, ad esempio. Ve ne sono milioni che continuano a ricevere l’assegno mensile calcolato non in base ai contributi versati, come sarebbe stato equo, ma ad un conteggio che ha tenuto conto dell’ultimo stipendio percepito.
Cosicché, per esempio, molti militari prima di andare in pensione vengono promossi in modo da percepire un assegno superiore. Alla Corte costituzionale vi è l’abitudine di nominare un presidente per pochi mesi, con la stessa refluenza. Il discorso vale per moltissimi settori pubblici dove la promozione, qualche giorno prima della pensione, fa ingrossare indebitamente l’assegno.
Tutto ciò, ripetiamo, per non osservare la regola-madre che è quella di corrispondere un assegno in base ai contributi effettivamente versati.
Il plus dell’assegno pensionistico costituisce un privilegio e, in uno Stato civile, dovrebbe essere cancellato a posteriori ignorando lo stupido reclamo di chi parla di diritti acquisiti. Ribadiamo, un privilegio non può mai ritenersi acquisito. Se c’è stato va eliminato.
Una vera revisione della spesa pubblica potrebbe tagliare fino a  cento miliardi dei privilegi acquisiti!

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