Energia dai rifiuti alla siciliana, il progetto pilota è... in Tunisia - QdS

Energia dai rifiuti alla siciliana, il progetto pilota è… in Tunisia

Marina Pupella

Energia dai rifiuti alla siciliana, il progetto pilota è… in Tunisia

mercoledì 05 Febbraio 2014

2 mln di euro per trasformare in biogas residui organici, dell'agricoltura e dell'allevamento. Il programma di cooperazione transfrontaliera Enpi Cbc è trasferibile nell’Isola

PALERMO – La Sicilia sa come far trasformare i rifiuti in energia, ma anziché utilizzare nel proprio territorio le tecnologie più avanzate, cosa fa? Le affida ad altri Paesi. E questo avviene in un contesto in cui circa il 90% dei rifiuti viene conferito in discarica, con il beneplacito delle istituzioni che finiscono in questo modo per favorire le potenti lobbies che stanno dietro allo smaltimento. Così, la Tunisia fa marameo alla vicina Sicilia ospitando, in un’aerea agricola situata a 150 chilometri dalla capitale, un impianto per la valorizzazione energetica dei residui organici, dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame, in Biogas. L’iniziativa rientra in un grande progetto europeo, Veder, che coinvolge puta caso l’Italia e la Tunisia, i cui primi risultati sono stati presentati a Palazzo Steri, a Palermo.
 
Potenzialità economiche e tecniche di trasformazione sono state illustrate dai partner istituzionali che collaborano al programma di cooperazione transfrontaliera Enpi Cbc, Italia Tunisia, 2007/2013, gestito proprio dalla Regione siciliana. Fra questi, Salvatore Cocina, dirigente dell’ufficio speciale per la Riduzione dei consumi energetici della Regione, Francesco Di Blasi, dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr e Maurizio Cellura del dipartimento di Energia dell’università di Palermo. Mentre sul fronte tunisino, i rappresentanti dell’agenzia nazionale per la Gestione dell’Energia del ministero dell’Industria e della Tecnologia, il Citet, centro internazionale delle Tecnologie e dell’Ambiente della Tunisia del ministero dello Sviluppo, l’Anged – agenzia nazionale per la Gestione dei Rifiuti del ministero dell’Ambiente e l’Otd, ufficio delle Terre demaniali del ministero dell’Agricoltura e delle Risorse idriche. Il costo totale del progetto è di 2 milioni di euro, provenienti dal fondo Enpi Cbc, Italia Tunisia, 2007/2013.
 
“Si tratta di un progetto pilota – ha tenuto a specificare Cocina – che sarà realizzato in Tunisia per trasformare il letame degli allevamenti, i residui da potatura in biogas. Tale esperimento è importante perché potrebbe essere replicato in una zona agricola della Sicilia e potrebbe costituire una notevole integrazione al reddito degli agricoltori in un momento di crisi come quello attuale. Queste iniziative concorrono al raggiungimento degli obiettivi 20-20-20”. Quale sarà il supporto dell’università, lo chiarisce Cellura: “Il dipartimento si occuperà di definire dei protocolli di efficienza energetica- ambientali applicati all’impianto di valorizzazione dei residui, che realizzeremo in Tunisia.
 
L’idea è accrescere la compatibilità ambientale e l’efficienza energetica dell’intero sistema, applicando degli standard ormai consolidati, l’Iso14.001 e l’Iso50.001. Questi standard, normati a livello internazionale dall’Iso, definiscono delle procedure per ottimizzare le prestazioni ambientali, gestire l’emergenza ambientale e razionalizzare le prestazioni energetiche. Grazie a queste procedure si innalza la compatibilità ambientale dell’opera nella sua interezza, guardando non solo alla tecnologia, ma anche al territorio con cui la tecnologia ha interazione”. Già, ma perché non farlo direttamente nell’Isola? “Il progetto è di cooperazione e coinvolge l’Italia e la Tunisia e, quindi, nasce così. L’idea era di lavorare nelle zone rurali tunisine, anche per rafforzare i legami con i nostri cugini del Mediterraneo”. Sì, ma quali vantaggi per le nostre imprese? “Il progetto è trasferibile in Sicilia, e in tutta l’area del Mediterraneo”

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