Ddl liberi consorzi, Aula con due ore di ritardo - QdS

Ddl liberi consorzi, Aula con due ore di ritardo

Raffaella Pessina

Ddl liberi consorzi, Aula con due ore di ritardo

mercoledì 12 Febbraio 2014

Cracolici, presidente I Commissione soddisfatto della convergenza politica. Ma la riforma va approvata entro venerdì, altrimenti al voto

PALERMO – La maggioranza siciliana ha trovato l’accordo sulla riforma delle province nel corso della riunione svoltasi nella sede romana del Pd lunedì sera. Intesa che ha accolto le richieste del governatore Crocetta, peraltro assente per un’influenza, sulla liberalizzazione dei consorzi dei Comuni, eliminando il tetto sul loro numero e confermando le elezioni di secondo grado.
Soddisfatto il presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars Antonello Cracolici: “È un punto di equilibrio e di mediazione soddisfacente”, ha commentato. Al vertice hanno partecipato Davide Faraone (Pd) e Gianpiero D’Alia (Udc), i capigruppo dei democratici, dei centristi, di Articolo 4, Drs e Megafono. “Un’intesa raggiunta grazie ad un confronto serio ed efficace, che ci ha portato a trovare una convergenza sul disegno di legge della riforma e servirà a superare definitivamente il vecchio sistema delle Province”. Così in una nota i capigruppo della maggioranza Baldo Gucciardi (Pd), Lillo Firetto (Udc), Giuseppe Picciolo (Drs), Luca Sammartino (Articolo 4) e Giovanni Di Giacinto (Megafono), dopo il vertice romano che ha definito il ddl sui liberi consorzi di Comuni e le città metropolitane.
Si è lavorato sul testo esitato dalla commissione Affari istituzionali dell’Ars, già all’esame dell’Aula: partendo dai territori delle soppresse Province regionali, si introduce la possibilità per i Comuni di istituire, entro sei mesi dalla entrata in vigore della legge di riforma, nuovi liberi consorzi purchè con un numero di abitanti non inferiore a 150.000 e con aree territoriali tra loro contigue. Il ddl prevede che la delibera di adesione del Consiglio comunale ad altro o nuovo consorzio venga adottata con maggioranza qualificata dei due terzi dei consiglieri comunali aventi diritto.
Con una successiva legge verranno definiti i confini territoriali. Introdotta anche una norma che, per aumentare l’efficacia, l’efficienza e l’economicità dell’azione amministrativa, prevede che i liberi consorzi esercitino in forma associata funzioni e servizi dei Comuni che vi appartengono, facendo discendere da ciò una premialità per gli stessi Comuni. è stato ribadito che verrà salvaguardato il personale delle vecchie Province. Infine, è stata prevista la possibilità che anche la Regione possa trasferire proprie funzioni ai liberi consorzi. La riforma andrà approvata entro venerdì, per evitare il ricorso alle nuove elezioni.
Andrà a regime entro i sei mesi successivi e nel frattempo si provvederà alla proroga degli attuali commissari. Previsto il sistema elettivo di secondo grado (i presidenti dei consorzi saranno eletti dalle assemblee formate da sindaci e consiglieri, mentre in base alla popolazione sarà stabilito quanti consiglieri potrà esprimere ogni Comune in assemblea) e le tre aree metropolitane individuate in Palermo, Catania e Messina.
L’opposizione ha già annunciato battaglia. Critico il capogruppo dell’Ncd, Nino D’Asero. “Il taglio della spesa pubblica e la funzionalità degli enti locali devono essere gli elementi informatori di una riforma, necessariamente epocale e positiva – ha detto D’Asero – Per questo, ci vedremo costretti a esercitare il nostro ruolo di opposizione e di non votare una riforma la quale, se dovesse rimanere nei limiti del ddl nato dall’accordo fra governo e maggioranza, non potrà soddisfare la Sicilia e i siciliani”.
 
Intanto ieri sera è cominciata la discussione in Aula con ritardo di circa due ore. Ieri sera sono intervenuti diversi parlamentari a Sala d’Ercole. In particolare Totò Cordaro ha ricordato che l’opposizione non ha ancora conoscenza di quale disegno di legge si sta utilizzando in Aula per esitare la riforma delle province ed ha chiesto il differimento di 24 ore della discussione. Al momento in cui scriviamo la seduta a Palazzo dei Normanni è ancora in corso.

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