Criminalità: il sistema ha messo radici al Nord - QdS

Criminalità: il sistema ha messo radici al Nord

Oriana Sipala

Criminalità: il sistema ha messo radici al Nord

giovedì 13 Febbraio 2014

Il report della Direzione Antimafia evidenzia le infiltrazioni nelle imprese

ROMA – I luoghi comuni sono duri a morire. Non c’è siciliano a cui non sia capitato di andare all’estero e di constatare come l’associazione mafia-Sicilia sia sempre ricorrente presso i popoli d’Oltralpe. Cosa che non capita mai ad un lombardo o ad un veneto. Ebbene, i luoghi comuni, oltre ad essere duri a morire, spesso sono anche il frutto di valutazioni frettolose, che rispondono a realtà un tantino anacronistiche.
La mafia, oggi, ha allungato i suoi tentacoli, oltrepassando i confini della nostra Isola. La criminalità organizzata ha fiutato grandi business proprio laddove le imprese e l’economia godono di una vitalità di gran lunga maggiore, tanto che, purtroppo, l’associazione più corretta da fare al giorno d’oggi è quella che vede il fenomeno mafioso esteso in tutta la realtà nazionale. A documentarlo ci sono pagine e pagine di rapporti ufficiali, di denunce e di atti depositati in tutte le procure d’Italia. In particolare, facciamo qui riferimento al rapporto della Dia (Direzione investigativa antimafia), relativo all’attività svolta e ai risultati raggiunti nel corso del primo semestre del 2013. I dati parlano da soli e dimostrano, appunto, come la criminalità organizzata abbia saldamente piantato le sue radici anche e soprattutto nelle regioni settentrionali, trovando qui un terreno molto fertile.
Lo scorso 10 gennaio 2013, per esempio, nell’ambito dell’operazione “Nuova Jonia” in Piemonte, la Dia ha proceduto alla notifica di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un esponente del clan dei Cursoti per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nello stesso periodo, in Lombardia i Carabinieri hanno eseguito 18 procedimenti restrittivi nei confronti di un gruppo criminale che importava cocaina dal Sud America, per poi spacciarla nel capoluogo.
Non è immune da infiltrazioni mafiose nemmeno la Liguria, dove la Guardia di finanza, nell’aprile del 2013, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confornti di 4 soggetti, titolari di società operanti nel settore edile, inquisiti per reati societari e turbativa d’asta, oltre che per essersi aggiudicati un appalto con un’anomala offerta al ribasso. Nella regione veneta, i controlli effettuati dalla Dia hanno evidenziato che “elementi della criminalità organizzata siciliana potrebbero tentare di riciclare il denaro proveniente dai traffici illeciti sia nel settore delle energie rinnovabili, che nel contesto cantieristico navale”. Lo stesso dicasi per il Friuli Venezia Giulia e per la Toscana, dove “si conferma la propensione delle organizzazioni siciliane all’acquisizione di attività commerciali legate al turismo e all’illecita appropriazione di appalti pubblici nel settore edilizio”.
In Emilia Romagna, invece, “non è da trascurare la presenza di elementi riconducibili alla criminalità siciliana, che operano prevalentemente nel riciclaggio e nel reimpiego di denaro di provenienza illecita”. Anche nel Lazio, la criminalità locale risulta interagire con elementi legati a Cosa nostra, mentre in Sardegna va segnalato il sequestro di beni per un valore complessivo di 3 milioni di euro, nei confronti di un elemento legato anch’esso a Cosa nostra.
Numerose, poi, sono le segnalazioni di operazioni sospette e di infiltrazioni criminali nel tessuto economico legale. Secondo il rapporto della Dia, nel primo semestre 2013, le segnalazioni sono state complessivamente 263. Per 85 di queste, però, non è possibile disaggregare il dato. Analizzando le rimanenti 178 segnalazioni, è significativo notare come la maggior parte di esse si concentri soprattutto presso le imprese del Nord: solo in tale area geografica, infatti, ci sono state ben 107 segnalazioni, ovvero il 60,11% del dato complessivo. Nell’Italia centrale si contano invece 33 segnalazioni (18,54%), mentre al Sud e nelle Isole se ne contano 38 (21,35%). Le regioni in cui si è riscontrato il maggior numero di segnalazioni sono l’Emilia Romagna (50), la Lombardia (34) e il Veneto (30). Invece, nelle regioni che da sempre sono considerate la culla della criminalità organizzata, tale numero scende notevolmente: in Sicilia si contano 16 segnalazioni, in Campania 12 e in Calabria 4.
Tra le attività “predilette” dalla criminalità organizzata, si sa, c’è quella del riciclaggio. Numerosi sono stati, sempre nel primo semestre 2013, i reati di riciclaggio segnalati all’Autorità giudiziaria. In questo caso, il record è detenuto dalla Campania, dove si riscontrano 70 segnalazioni di reato, seguita dalla Lombardia (65), dal Lazio (63), da Liguria e Toscana (50), dalla Sicilia (49) e dal Piemonte (45). Quanto alle estorsioni, i numeri purtroppo testimoniano un fenomeno diffuso, che non risparmia nessuna regione d’Italia. La regione più colpita è la Campania (qui si contano infatti 405 reati di estorsione), ma anche nelle regioni del Nord il fenomeno è ben conosciuto: in Lombardia si arriva a 355 reati di estorsione, in Emilia Romagna a 168 e in Piemonte a 153. Assente, dunque, il gap con le regioni del Mezzogiorno: in Sicilia si contano 307 reati di estorsione (meno della Lombardia), in Puglia 248, in Calabria 133.
Dati analoghi si ottengono se guardiamo ad altri fenomeni cari alla criminalità organizzata, come l’usura, la corruzione e la concussione. Nel primo caso, la regione più colpita è la Sicilia, con 44 segnalazioni, seguita dall’Emilia Romagna (39), dalla Campania (18) e dalla Lombardia (17). Nel caso della corruzione, invece, detengono il record la Campania e la Lombardia, rispettivamente con 150 e 108 segnalazioni.
Dal rapporto della Dia, per finire, emerge chiaramente che il marchio del fenomeno mafioso non appartiene soltanto al Mezzogiorno: è vero che la criminalità organizzata rimane ancorata ai suoi territori d’origine, ma è anche vero che le regioni del Nord non offrono alcuna resistenza ad una sua espansione.

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