Stare fra la gente vuol dire ascoltarla - QdS

Stare fra la gente vuol dire ascoltarla

Carlo Alberto Tregua

Stare fra la gente vuol dire ascoltarla

venerdì 14 Febbraio 2014

Dirigenti senza scheletri negli armadi

Se il Presidente della Regione (non ci interessa chi sia), se i consiglieri-deputati regionali (non ci interessa chi siano) stessero in mezzo alla gente, salissero sugli autobus delle città siciliane, anzichè viaggiare nelle loro lussuose berline a spese del contribuente, se i dirigenti pubblici regionali e comunali andassero in giro per le strade e cercassero di capire quali siano i problemi dei siciliani, forse si accorgerebbero del loro osceno comportamento, consistente nel privilegiare i loro interessi dimenticandosi di quelli dei cittadini.
La responsabilità di ascoltare la gente non è solo di chi occupa le istituzioni, ma anche di altri pezzi della Classe dirigente, che non possono occuparsi solo dei propri affari, ma hanno il dovere di destinare una parte del proprio tempo e delle proprie energie all’interesse generale.
Solo quando una collettività funziona come una squadra e utilizza al massimo le sinergie può andare avanti, diversamente la diaspora danneggia tutti.

La Sicilia è stata disastrata dagli ultimi tre presidenti della Regione (Cuffaro, Lombardo e Crocetta), ovviamente con una gradazione diversa. Dispiace che al primo dei tre sia stato consentito di pontificare da dentro la cella di una prigione, discettando, come se lui non fosse un detenuto, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, e dunque non c’era proprio bisogno di sentire la sua opinione.
I siciliani sono sempre più disgustati dai comportamenti della Classe dirigente in cui ovviamente vi è il primato della politica, che dovrebbe essere un primato di responsabilità e non di potere.
Ecco perchè alle elezioni del 28 ottobre 2012, la metà non è andata a votare e dell’altra metà una parte non indifferente ha protestato votando per i grilletti. Gli stessi sono andati in Assemblea regionale con tante buone intenzioni, ma stanno dimostrando il limite di non presentare proposte di legge capaci di scardinare le incrostazioni, la corruzione, l’inefficienza e il sistema dei favori con cui vengono beneficiati i soliti clienti.
Nonostante la loro presenza da oltre un anno, nell’Assemblea regionale i consiglieri e, soprattutto, i dipendenti, continuano a mantenere privilegi inauditi e insopportabili.

 
Il guaio più grosso della Regione, ma anche quello dei Comuni, è la scadente qualità dei dirigenti, i quali vengono scelti, normalmente, non per le loro qualità manageriali e neanche per le loro credenziali, cioè per i risultati che hanno ottenuto nella loro attività precedente. Vengono scelti per la loro fedeltà a questo o quel gruppo partitocratico, come se fossero dei cani.
I cani debbono essere fedeli, non le persone umane, che debbono essere leali, esponendo con libertà il proprio pensiero e agendo esclusivamente in base alla propria coscienza e non alla propria convenienza.
I dirigenti regionali non dovrebbero essere a libro paga, per tutta la vita e inamovibili. Matteo Renzi ha timidamente esposto la proposta che essi dovrebbero essere inseriti in un albo, nel quale risulterebbero le qualità, e prelevati di volta in volta per incarichi a termine.
Una qualità dei dirigenti regionali e comunali, che non si può scrivere, è quella dell’assenza di scheletri nei loro armadi.

Fino a quando negli armadi dei dirigenti vi saranno scheletri a bizzeffe, nessuno di loro potrà gestire la branca amministrativa che gli è stata affidata con equità, obiettività ed efficienza, perché sarà soggetto a ricatti di questo o di quell’altro e quindi sarà succube dei ricattatori.
Ribadiamo ancora che fra i dirigenti regionali e comunali ve ne sono tantissimi onesti e corretti, che stanno  in mezzo alla gente e la ascoltano, ma essi non alzano la voce per affermare la loro contrarietà verso gli altri diversamente onesti e perciò ricattabili e qualche volta corrotti. È un obbligo etico, per chiunque appartenga a una categoria, di distinguersi e non confondersi con chi straccia l’etica.
Il Presidente della Regione sta per nominare i dirigenti delle 17 aziende sanitarie e ospedaliere. Abbia un sussulto di onestà intellettuale e di coraggio e nomini professionisti al di sopra di ogni sospetto, capaci di incidere chirurgicamente con il bisturi sulla immensa inefficienza della spesa sanitaria e sulla profonda iniquità che esiste nel trattare i bravi e i disonesti allo stesso modo.
Chi il coraggio non ce l’ha, deve trovarlo se vuole onorare la sua vita, oppure rimane un’ameba.

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