Casinò, occasione ghiotta per il turismo - QdS

Casinò, occasione ghiotta per il turismo

Michele Giuliano

Casinò, occasione ghiotta per il turismo

martedì 18 Febbraio 2014

Tutte le città con sale da gioco hanno registrato introiti a sei zeri, in Sicilia potrebbero avere 2 milioni di turisti in più. Palermo (con la sua Mondello) si candida ad ospitarne uno, l’altro dovrebbe essere a Taormina

PALERMO – Mondello, rinomata località balneare di Palermo, si è già candidata ad ospitare uno dei due casinò che si ipotizza di realizzare in Sicilia dopo l’ok al disegno di legge votato dall’Ars e che ora aspetta l’ok di Camera e Senato. A candidarla ci ha pensato il presidente della Settima circoscrizione del Comune, Pietro Gottuso: “Tutto ciò rappresenta un ottimo risultato per la città e va nella direzione da me richiesta, giacché ho sempre ritenuto che la Sicilia, essendo la parte Sud dell’Europa, oltre a far entrare disperati, profughi di guerre infinite, richiedenti asilo politico, deve proporre delle iniziative per far entrare anche benestanti e investitori stranieri. L’approvazione della legge va proprio in questa direzione, al fine cioè di promuovere e incrementare il turismo che ho sempre ritenuto essere uno dei motori per la crescita socio-economico-occupazionale del nostro territorio”.
Secondo l’esponente istituzionale il casinò a Palermo significherebbe anche investimenti nelle infrastrutture, nuova occupazione e nuove risorse economiche per la città e per il territorio.
Il testo approvato all’Ars è costituito da due soli articoli. Il primo stabilisce che ad autorizzare l’apertura della casa da gioco sarà il presidente della Regione con l’emanazione di un decreto, volto anche a ridurre il fenomeno del gioco d’azzardo non autorizzato. Il secondo, invece, prevede che proprio tra la Regione e i Comuni nei quali saranno aperti i casinò venga disposta una convezione in virtù della quale verrà stabilito l’affidamento della gestione delle case da gioco attraverso un bando pubblico. La Regione stessa e i comuni del comprensorio, poi, avranno anche delle quote o comunque saranno previste forme di partecipazione.
Che queste strutture possano essere una ricchezza è probabilmente indubbio. Basta guardare gli altri casinò in Italia (Sanremo, Saint Vincent, Campione d’Italia e Venezia) per avere contezza che tutti hanno registrato incassi a 6 zeri, dai 50 milioni di Sanremo ai 122 milioni di Venezia. Anche gli ingressi sono stati rilevanti. Si va dai 567.000 di Saint Vincent agli 834.000 di Venezia. Si capisce bene che, se ci fosse un casinò anche in Sicilia, si avrebbe un bel balzo in avanti per i pernottamenti, stimabili in circa 2 milioni in più all’anno. Senza parlare poi della vicina Malta (appena 93 chilometri di distanza, ndr), dove insiste un casinò.
Secondo l’ultimo rapporto del ministero degli Esteri addirittura nella piccola Repubblica non ci sarebbe alcun effetto della crisi. Quasi il 75 per cento del Pil proviene dal turismo che impiega il 34 per cento della forza lavoro. Il settore alberghiero è senza dubbio molto florido e di hotel Malta ne ha davvero molti, quindi la richiesta di giovani anche alla prima esperienza, ma che conoscano la lingua inglese a un livello base, è molto elevata. Numeri che, se non possono essere tutti certamente riferiti alla presenza delle casa da gioco, comunque godono anche di questo effetto. E certamente, in questo momento così difficile, la Sicilia ne avrebbe davvero molto bisogno di un po’ di ricchezza.
 

 
L’approfondimento. Sicilia e Malta due modi diversi di gestire il turismo
 
Il segretario regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Massimo Fundarò, invita a una riflessione più organica sul turismo in Sicilia. Punto di partenza, a suo parere, non possono essere i casinò: “Il turismo in Sicilia – sostiene – ha bisogno di riforme strutturali, non ha bisogno di Casinò per incrementare il settore, ma di politiche moderne che valorizzino il nostro patrimonio e lo rendano fruibile”. Sarà anche così però in Sicilia il libro dei sogni da un pezzo è stato riposto nel cassetto. Parlare di investimenti del pubblico in questo momento appare davvero in assoluta controtendenza. Mettendo a confronto proprio la Sicilia con Malta, a cui non c’è nulla da invidiare (anzi, la Sicilia ha molte più ricchezze monumentali, storiche e paesaggistiche), si evidenzia dal report statistico su dati estrapolati dall’Osservatorio regionale al Turismo che il territorio siciliano dal turismo giova di un Pil del 12,5 per cento, mentre la Repubblica maltese arriva addirittura al 75 per cento. Malta mediamente può contare su circa 400 mila  ingressi l’anno, che rapportati all’estensione della superficie portano alla cifra di 967,4 turisti per chilometro quadrato. La Sicilia rispetto a questo rapporto diventa ancora più piccola: con i suoi 4 milioni di turisti fa appena 162 presenze ogni chilometro quadrato.

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