Banda larga, Sicilia cenerentola d'Europa - QdS

Banda larga, Sicilia cenerentola d’Europa

Rosario Battiato

Banda larga, Sicilia cenerentola d’Europa

mercoledì 19 Febbraio 2014

In Europa ci sono valori di copertura che superano l'85%, l'Italia non raggiunge nemmeno il 60 e l'Isola fa ancora peggio. Finanziamenti e bandi con centinaia di milioni di euro, eppure non bastano per colmare il digital divide

PALERMO – La banda larga sul territorio nazionale è ancora lontana dagli obiettivi di copertura richiesti dall’Ue. Se l’Italia è nella pattuglia dei rimandati d’Europa, la Sicilia è certamente uno dei pesi del Paese vantando il terzultimo posto nazionale per la diffusione della banda larga. Il digital divide è un divario che si colmerà facilmente a chiudersi, anche se di recente non sono mancati gli investimenti.
A fare il quadro nazionale ci ha pensato l’Istat in Noi Italia 2014, il grande dabatase online che raccoglie tutti gli indicatori italiani. “La qualità dei mezzi tecnici con cui ci si connette a Internet – si legge nell’introduzione dell’Istituto di statistica – rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall’Unione europea per misurare il digital divide”. In Italia appena il 59,7 per cento delle famiglie accede alla rete da casa utilizzando una connessione a banda larga. Il dato è certamente in crescita – dal 2006 al 2013 la quota di famiglie che dispongono di una connessione veloce per accedere a Internet da casa è passata dal 14,4 per cento dal 59,7 – eppure siamo ancora il quartultimo paese del contesto europeo, superati in peggio soltanto da Grecia, Bulgaria e Romania. Per avere un’idea del nostro ritardo basta considera che già nel 2005 la Finlandia ha dichiarato la banda larga un servizio universale, ovvero una prestazione che comporta per il gestore del servizio, pubblico o privato, uno standard minimo predefinito di qualità. Ad oggi paesi come Svezia, Regno Unito, Finlandia e Danimarca, sono intorno all’85%, e risultano imprendibili anche Germania, Paesi Bassi, Grancia Malta, Austria e Belgio che superano il 75%.
Se l’Italia compie una magra figura in Europa, la Sicilia crolla sul territorio nazionale assieme al mezzogiorno. Tra le ultime cinque regioni con il più basso numero di famiglie connesse ad alta velocità, solo una è del nord (la Liguria con il 53,3%). Ultima in Italia è il Molise (49,9%), seguita a ruota dalla Calabria (51,1%) e dalla Sicilia (51,5%). All’estremo opposto c’è la provincia autonoma di Bolzano (68,2%), seguita dal Veneto (65,6%) e dall’Emilia-Romagna (64,2%).
Il governo ha promesso sostanziosi investimenti, e in alcuni casi ci sono già stati. Tra il 2007 e il 2013, nell’ambito dei Fondi per la Società dell’informazione nelle Regioni, la Sicilia ha ricevuto 349 milioni di euro sui 5 miliardi complessivamente stanziati tra Fondi europei, nazionali e regionali. A gennaio sono stati stanziati circa cinquanta milioni di euro per ammodernare ed espandere la rete mobile di telecomunicazioni tramite un contratto che prevede un finanziamento congiunto di Invitalia (14,99 milioni di euro sotto forma di contributi in conto impianti) e Vodafone che metterà il resto dei fondi. Alla fine del mese scorso il rapporto del commissario per l’Agenda Digitale Francesco Caio ha previsto per i prossimi tre anni un aumento della velocità di connessione dovuta agli investimenti degli operatori, ma non basterà per allinearsi agli standard europei. Lo Stato, in tal senso, si legge nel rapporto, sarà decisivo.
Il punto è che non sarà semplice. Lo ha rivelato nei giorni scorsi al corrierecomunicazioni.it, Salvatore Lombardo, direttore generale di Infratel, società in house del ministero, che gestisce i bandi per l’ampliamento della banda larga e ultralarga in Italia. Pastoie e ritardi, ha comunicato il dirigente, faranno slittare almeno fino alla metà del 2015 il superamento del digital divide italiano, che inizialmente era stato addirittura previsto per dicembre del 2013. La Sicilia, ha spiegato Lombardo al giornalista Alessandro Longo, sta rimandando la firma della convenzione da due anni.

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