Riforme costituzionali, eliminare la specialità - QdS

Riforme costituzionali, eliminare la specialità

Carlo Alberto Tregua

Riforme costituzionali, eliminare la specialità

martedì 25 Febbraio 2014

Lo Statuto ha alimentato i privilegi

Se i padri costituenti che hanno compilato lo Statuto siciliano (Salvatore Aldisio, Giuseppe Alessi, Giovanni Guarino Amella, Enrico La Loggia) avessero immaginato che sarebbe servito ai loro posteri politici per creare tutta una serie di privilegi, che favoriscono forse 200 mila siciliani e ne danneggiano 4,8 milioni, avrebbero provveduto in maniera completamente diversa.
È questa l’amara conclusione che dobbiamo certificare, avendo svolto in questi ultimi 30 anni un’azione di continuo monitoraggio dei diversi pezzi della Sicilia, in base a fonti certe.
È proprio il settore pubblico dove si annidano corruzione e privilegi, quel settore che trova il suo apice nella burocrazia, la quale pur di continuare a nuotare nell’oro non ha alcuna remora a danneggiare, per conseguenza, tutti gli altri siciliani.
Con il risultato che non solo assorbono indebitamente risorse, ma penalizzano tutti i cittadini che non ricevono gli adeguati servizi.

I 1.800 dirigenti regionali e i 42 dirigenti dell’Assemblea regionale si dovrebbero vergognare di percepire fra i 100 e i 200 mila € l’anno lordi, senza alcuna motivazione etica e senza alcun raffronto con gli obiettivi (che non ci sono) e meno che mai con i risultati, del tutto insignificanti.
O si sentono parte integrante della Comunità siciliana, o si sentono servitori dei Cittadini, oppure chiudono gli occhi, le orecchie e la bocca, si rinserrano nei loro palazzi dorati, se ne infischiano dei 368 mila disoccupati, restano insensibili di fronte a migliaia di piccoli commercianti, agricoltori e artigiani che si trovano in forte sofferenza. 
Così non può continuare. Sorprende che i quattro sindacati regionali non abbiano avviato un processo concreto per ripristinare equità al loro interno e fra tutti i loro aderenti.  Sorprende che non chiedano a dirigenti e dipendenti regionali di: a) rinunciare a quanto percepiscono in più, rispetto ai loro colleghi delle altre Regioni e ai dipendenti comunali; b) aumentare la loro produttività per far sì che ogni città imbocchi la strada dello sviluppo, che si basa su servizi efficienti, su trasparenza assoluta e sulla massima utilizzazione delle risorse a disposizione delle Regioni e degli enti locali. 

 
La cancrena della burocrazia è ormai sotto gli occhi di tutti, i dipendenti pubblici sono considerati privilegiati dalla pubblica opinione, anche perché al loro interno non c’è l’opportuna discriminazione fra quelli bravi e onesti e fra gli altri incapaci e disonesti.
La mancata azione etica all’interno dei vari sindacati sorprende. Come mai non dichiarano all’opinione pubblica che intendono isolare ed emarginare quella parte dei loro aderenti che approfitta del proprio stato per non lavorare, o per lavorare male, o addirittura per commettere atti corruttivi?
Nel versante delle imprese, dobbiamo dare atto che Confindustria ha avviato da anni un processo di pulizia, espellendo associati in odore di mafia, firmando protocolli di legalità con Guardia di Finanza e Prefetture e additando all’opinione pubblica tutti quelli che al proprio interno disonoravano la stessa Confindustria.

Occorre che anche i sindacati firmino protocolli di legalità ed avviino processi di espulsione di quegli aderenti che non onorano l’essere cittadini. Non solo perché corrompono o sono corrotti, ma soprattutto perché  non compiono il proprio dovere.
Solo adempiendo a esso un dirigente o dipendente pubblico ha il diritto di percepire lo stipendio: diversamente si comporta da parassita perché assorbe risorse, sottraendole a chi lavora proficuamente e a chi fa tutto quello che deve fare.
Sarebbe opportuno un atto di pentimento, dichiarato all’opinione pubblica siciliana da parte di dirigenti e dipendenti regionali, molto apprezzato, consistente, lo ripetiamo, nella rinunzia ai privilegi di cui sono destinatari, cioè gli eccessivi compensi, superiori a quelli degli altri colleghi regionali.
Nel caso dei dipendenti Ars, vanno decurtati gli enormi compensi, superiori a quelli dei loro colleghi degli altri Consigli regionali, oltre all’eccessiva pensione. È ora di ritornare a una condizione normale: ecco perché è opportuno che nelle prossime riforme costituzionali  venga eliminata la specialità dello Statuto siciliano, in modo che la Regione diventi ordinaria, cioè senza categorie privilegiate.

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