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La banda fratelli, i Bosco: usura tra i banchi dei supermercati

redazione

La banda fratelli, i Bosco: usura tra i banchi dei supermercati

martedì 25 Febbraio 2014

Prestiti per un milione e mezzo di euro a tassi d'usura che arrivavano al 140% annui. Una fitta rete di imprenditori e mafiosi sgominata dalla Procura di Catania. Tra gli arrestati anche due dipendenti del ministero della Giustizia. TUTTI I NOMI ALL'INTERNO

“Significativa”: con queste parole il procuratore della Repubblica ha definito l’operazione che portato alla scoperta di una fitta rete di prestiti illegali alle falde dell’Etna. Prestiti per un milione e mezzo di euro a imprenditori, commercianti e artigiani a tassi d’usura che arrivavano anche al 140% annui: è la scoperta della squadra mobile della Questura di Catania nell’inchiesta “Money Lender” che ha portato all’arresto di 24 persone, mentre altre tre sono ancora irreperibili.
 
La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo di 800mila euro nei confronti di 20 degli indagati. Al centro delle indagini i titolari della catena di supermercati “Fratelli Bosco”, con sei degli esponenti della famiglia arrestati, tre ai domiciliari, su disposizione del Gip. Addiopizzo Catania si “complimenta per l’ennesima brillante operazione compiuta dalla squadra mobile di Catania, coordinata dalla Procura, che ha portato all’arresto di 27 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata ad estorsioni ed usura”.
 
Una rete capillare.
Nell’inchiesta sono confluiti 21 episodi di usura e 11 di estorsione. I prestiti con tassi elevatissimi variavano tra 1.000 a 350mila euro, con grosse somme corrisposte in più soluzioni con denaro contante e titoli. Alcune volte il tasso d’interesse era trattenuto alla fonte: si versavano 900 euro a fronte di un credito concesso di 1.000.
 
Secondo la squadra mobile erano operativi anche “piani di rientro” per chi non poteva fare fronte ai debiti contratti, che prevedeva anche l’acquisizione di attività del creditore in crisi. La centrale ‘operativa’ dei Bosco, secondo la Procura di Catania, era il loro supermercato di via Orto dei limoni, dove chi era in difficoltà economiche, sostiene la polizia, “era sicuro di trovare i finanziatori”.
 
Alcuni degli assegni erano girati ai fornitori del supermercato e alcune delle vittime pagavano gli interessi utilizzando carte di credito e bancomat. La famiglia Bosco, sostiene l’accusa, che si è avvalsa anche delle dichiarazioni del pentito Giuseppe Laudani, aveva contatti con alcuni clan che per le feste di Natale e Pasqua potevano rifornirsi nei loro supermercati.
 
Anche dipendenti del Ministero della Giustizia tra gli arrestati.
In un’intercettazione telefonica Antonino Bosco parla delle cosche: “Io ho questo con i Cappello, o quello con i Tigna, o quello con i Puntina e questo con i Mussi… ne ho quattro”. Tra gli arrestati due dipendenti del ministero della Giustizia, Francesco Agnello e Antonino Buffa, accusati di usura e estorsione con l’aggravante di avere agevolato il clan dei Cursoti. A proposito di quest’ultimi il procuratore di Catania Giovanni Salvi ha spiegato che si tratta di “ un commesso della Procura della Repubblica e un altro impiegato in pensione. Non fanno parte dell’associazione, però hanno partecipato all’attività di usura e in un caso anche con l’utilizzo di metodi ‘non ortodossi’ per il recupero delle somme date come usura”.
 
Nell’inchiesta sono coinvolti anche presunti esponenti mafiosi: Massimo Squillaci della cosca ‘Mattiddina’, Mirko Pompeo Casesa del clan Santapaola-Ercolano e Giuseppe Emilio Platania del gruppo Piacenti.
 
Tutti i nomi degli arrestati e le misure applicate.
Sei degli uomini finiti in manette fanno parte della nota famiglia di imprenditori Bosco, operanti nel settore del catering e con diversi supermercati a Catania. Si tratta di Giuseppe Bosco, di 92 anni, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, i figli Mario, di 59, Salvatore, di 54, e Antonino, di 55. Sono stati arrestati anche i figli di quest’ultimo, Giuseppe, di 36, che era detenuto, e per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, e Sebastiano, di 35, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.
 
In manette anche Giuseppe Finocchiaro, di 36 anni, Salvatore Gullotta, di 46, Luciano Maci, di 48, Carmelo Scuderi, di 53, Massimo Squillaci, di 34, e Carmelo Venia, di 46.
 
Tra gli arrestati anche due dipendenti del Ministero della Giustizia, uno dei quali svolgeva l’attività di commesso nel palazzo di Giustizia di Catania, Francesco Agnello, di 47 anni, e Antonino Buffa, di 66.
 
In manette inoltre sono finiti Santo Condorelli, di 35, Antonino Cuntrò, di 53. Ai domiciliari sono stati posti Mario Cuntrò, di 36, Mario De Luca, di 45, Giovanni Di Prima, di 65, e Alfio Di Salvatore, di 56, e Antonino Vaccaro, di 44. Il provvedimento restrittivo é stato notificato in carcere a Mirko Pompeo Casesa, di 31 anni, Giuseppe Nicolosi, di 32, e a Giuseppe Emilio Platania, di 48.
 

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