Sanità, tagliare la spesa per migliorare i servizi - QdS

Sanità, tagliare la spesa per migliorare i servizi

Raffaella Pessina

Sanità, tagliare la spesa per migliorare i servizi

giovedì 27 Febbraio 2014

L’assessore regionale Lucia Borsellino al QdS a confronto con Aiop, Fenasp, Fimmg, Federfarma e Andi Sicilia. Diritto alla libera scelta del cittadino fra ospedali e strutture private

Sanità pubblica e sanità privata a confronto attorno al tavolo organizzato dal “Quotidiano di Sicilia” promotore, quest’anno, della Campagna etica che punta a unire insieme le forze della classe dirigente per fare ripartire la Sicilia.
La salute è diritto fondamentale del cittadino, come recita l’articolo 32 della Costituzione, pertanto il “QdS” ha chiesto all’assessore regionale alla Salute, alle Cliniche private, ai medici generici, ai farmacisti, alle aziende sanitarie private, ai dentisti – in rappresentanza del settore privato – cosa fanno già e cosa stanno pensando di fare per rendere effettivo questo diritto costituzionale.
Manager pubblici – Per quanto riguarda la responsabilità dei direttori generali delle 17 aziende del Sistema sanitario regionale l’assessore Borsellino assicura: “Da quest’anno stiamo introducendo elementi contrattualmente vincolanti al fine del mantenimento dell’incarico, che non attengono soltanto all’equilibrio di bilancio, ma anche al profilo della qualità dei servizi erogati. Perché l’equilibrio di bilancio si può anche raggiungere non attivando alcuni servizi, o prestando servizi scadenti, anzi è più probabile il primo caso che non il secondo, perché per servizi scadenti la maggior parte delle volte si spendono più risorse e male. In questo modo invece vorremmo innescare dei meccanismi virtuosi che attengono alla qualità e quindi influiscono sui processi organizzativi. Mi riferisco anche alla possibilità di attrarre altre risorse oltre al fondo sanitario, attraverso la capacità di spesa dei fondi comunitari, oltre all’attivazione dei percorsi che portano anche ad un’ottimizzazione delle risorse umane, piuttosto che tecnologiche, nonchè ai sistemi di valutazione della qualità percepita dai cittadini. Saranno tutti obiettivi che faranno parte del contratto e non appena la Giunta ne approverà lo schema, li nomineremo subito”. Il nostro direttore, Carlo Alberto Tregua, che ha coordinato il forum, ha proposto di fare pagare al manager pubblico lo sforamento del budget, perchè chi è bravo sicuramente accetterà di assumersi questo rischio.
“Tutte le regioni, non solo la nostra, – ha evidenziato la Borsellino – sono chiamate ad assumere azioni di politica sanitaria che siano credibili sotto il profilo della responsabilità. Per la prima volta, dal 2014 al 2016, sulla base di un impegno preciso assunto dal governo nazionale, non ci sarà un definanziamento del fondo sanitario. In un contesto economico finanziario non brillante, il fatto che al comparto sanità venga assicurato un quantitativo di risorse che addirittura è incrementale nell’arco del triennio, responsabilizza ancora di più le regioni sia sotto il profilo della rimodulazione della rete ospedaliera e territoriale che della qualità dei servizi. Questo è stato anche uno dei presupposti della definizione in corso del patto per la salute per il prossimo triennio.
Acquisti di beni e servizi – In sanità la Regione sperpera un miliardo di euro l’anno, ha calcolato il QdS nell’inchiesta pubblicata venerdi 21 febbraio. Almeno 200 milioni sono sprecati in acquisti di beni e servizi. L’assessore ha confermato che il sistema delle gare centralizzate a livello di bacino, dopo due anni di applicazione, non ha risposto alle attese sia in termini di omogeneizzazione dei prezzi di acquisto che di economicità. “Allora questo Governo – ha riferito l’assessore – con una circolare sperimentale di due mesi fa, ha introdotto per la prima volta il principio dei costi standard, utilizzando come benchmark non soltanto quello nazionale, laddove esistente, o il mercato elettronico (Consip), ma anche un benchmark regionale per quelle categorie merceologiche, sia relative a dispositivi medici che a servizi non sanitari (mense, ristorazione e pulizie) per attenersi al prezzo migliore (e quindi minore) a livello regionale, chiunque lo abbia ottenuto.
“Tutto questo – ha precisato la Borsellino – è possibile grazie all’art. 79 della finanziaria nazionale del 2006, che ha previsto, nell’ambito di un accordo di programma con i ministeri, di avere una partnership tecnologica che ci consentisse di attivare alcuni flussi specifici per i quali non esisteva un canale informativo”.
Ogni associazione intervenuta al forum ha esposto proprie idee e interventi per migliorare la sanità regionale, riportati negli appositi spazi in questo servizio. L’assessore dopo averli ascoltati tutti ha dato delle risposte.

Cliniche private
– “Per il mio assessorato – ha detto Lucia Borsellino – la sanità privata rappresenta un interlocutore privilegiato, senza il quale sarebbero stati impossibili gli obiettivi di salute che abbiamo raggiunto. Ho trovato fin dall’inizio un’ ottima collaborazione sia nell’accreditamento istituzionale che nella rimodulazione dell’offerta. Le strutture private si stanno rivedendo per individuare quelle discipline che ancora registrano particolari indici di fuga. Ritengo che attraverso questo progetto si possano raggiungere standard voluti a livello nazionale in un’ottica di complementarietà e non di concorrenza o di sovrapposizione col pubblico. Per quanto riguarda l’accesso ad altre funzioni, come Pronto soccorso e Utin, penso che in un’ottica di efficientamento del sistema privato, questo sia un buon presupposto per poter riconoscere un ampliamento a questo tipo di offerta”.
Rete odontoiatrica – “Questo settore – ha osservato l’assessore – rappresenta un vero vulnus nel nostro sistema perché nato senza una programmazione e siamo carenti soprattutto in prevenzione, infatti la medicina scolastica quasi non esiste. Voglio cogliere l’invito che mi è stato fatto dall’Andi di mettere in campo un tavolo di programmazione che possa definire una vera e propria rete odontoiatrica pubblica e privata. Bisogna anche adottare sperimentalmente in Sicilia la vostra proposta a livello nazionale relativamente ad un tariffario per la odontoiatria sociale”.
Farmaci – “La spesa farmaceutica convenzionata vede la Sicilia ultima per efficienza – ammette l’assessore -. Se invece guardiamo alla spesa farmaceutica complessiva, che include anche quella ospedaliera e territoriale, ci poniamo in una condizione più favorevole. In un sistema come il nostro dove i farmaci ad alto costo vengono fino ad oggi distribuiti direttamente probabilmente il dato rischia di essere falsato. Devo fare un plauso tanto ai farmacisti quanto ai medici di medicina generale che fino ad oggi si sono fatti carico della appropriatezza delle prestazioni nonché dei provvedimenti sanzionatori”.
“Con le farmacie è stata attivata una forma di collaborazione a 360° che vede in questo tipo di strutture anche la possibilità di concorrere non soltanto al sistema di prenotazione, ma anche al pagamento dei ticket alla consegna dei referti”.
Medici di famiglia – “Quest’anno abbiamo avuto il massimo della collaborazione – l’assessore ha ringraziato i medici di famiglia – non solo sotto il fronte dell’informatizzazione, ma anche sui controlli dell’appropriatezza. è stato ricostituito un tavolo regionale che negli ultimi anni aveva avuto un momento di stasi e tutte le Asp sono state chiamate a usare meccanismi sanzionatori per chi non si adegua ai canoni dell’appropriatezza sia nella prescrizione dei farmaci, che degli esami diagnostici. Riguardo invece alle forme di associazionismo, che sono il vero elemento di riqualificazione delle cure primarie, la Sicilia in termini programmatori ha fatto un passo avanti rispetto ad altre regioni, tanto da avere ispirato il legislatore nazionale, ma siamo gli ultimi nella fase di attuazione, per una più lenta riorganizzazione del territorio rispetto ad altre regioni come Veneto, Emilia Romagna e Toscana.
Il cosiddetto presidio territoriale di assistenza in taluni territori siciliani è rimasto privo di contenuto. Nel momento in cui si libereranno risorse dalla parte ospedaliera, ne gioverà la parte territoriale per onorare anche in termini di contratti le formule di associazionismo che per ora avvengono praticamente sotto forma di volontariato”.
Aziende sanitarie private – “Voglio rispondere in merito ai principi della trasparenza della pubblica amministrazione di cui ha parlato il dr. Felice Merotto: noi abbiamo dato seguito alla normativa anticorruzione e abbiamo richiesto i relativi piani la cui redazione era prevista entro gennaio. Inoltre abbiamo chiesto di verificare in riferimento alle posizioni apicali (primari, direttori sanitari, ecc) le forme di incompatibilità degli incarichi previste dal Dlgs 39/13. Abbiamo avuto difficoltà a verificare se queste azioni siano state svolte dalle direzioni aziendali a tutti i livelli, ma siamo in una fase di monitoraggio e a breve medio periodo saremo in condizione di fornire un report sugli effetti di quest’azione di verifica. Abbiamo chiesto anche la pubblicazione dei bilanci e dei curricula sui siti aziendali.
Cup regionale – “A che punto è il Centro unico di prenotazione?” ha chiesto il nostro direttore a chiusura all’assessore, che ha risposto: “Si tratta di un’altra ombra del sistema sanitario regionale. Affidato alla partecipata regionale Sicilia e-servizi per quattro milioni di euro, non è stato realizzato. Però abbiamo consentito alle Asp di attivare il loro Cup provinciale, chiamando a concorso sia strutture pubbliche che private. Il software del Cup regionale è stato ideato gratuitamente da un informatico dell’Asp di Ragusa, al quale oggi abbiamo chiesto ed ottenuto l’utilizzo gratuito e non daremo la possibilità a Sicilia e-servizi di utilizzare quei quattro milioni di euro che potrebbero giustificare l’assunzione di altro personale”.
 

Lucia Borsellino – Assessore regionale alla Salute
“Il 44% delle risorse per legge va all’ospedalità, il 51% al territorio, il 5% alla prevenzione”

L’assessore regionale alla Salute ha raggiunto per prima la sede del “Quotidiano di Sicilia” a Palermo, addirittura dieci minuti in anticipo rispetto all’appuntamento organizzato lo scorso venerdi 21 febbraio. La prima domanda del nostro direttore è stata: “Perché in Sicilia si mette un tetto alla Spesa sanitaria del settore privato, quando al Ministero della salute interessa che venga data la migliore prestazione possibile al cittadino?
“Ho letto il vostro editoriale su questo argomento – ha osservato l’assessore – e devo dire che ha suscitato notevole interesse: è un problema che ci siamo posti. In realtà in questo momento la normativa ci impone la definizione dei tetti di spesa. Si tratta di una legge che risponde ad un’esigenza chiara di programmazione, perché dobbiamo definire dei macro aggregati, al momento della definizione degli aggregati di spesa, vuoi per la specialistica convenzionata, vuoi per l’ospedalità privata, ma anche per quella pubblica e per il territorio”.
Budget di spesa per l’ospedalità privata – “Nell’ambito del macro aggregato, in questo caso per l’ospedalità privata, al momento della contrattualizzazione con le aziende private, è necessario definire un budget. Si tratta di uno strumento di programmazione e il fatto di averlo reso invalicabile è un principio nato dal piano di rientro, per esigenze di contenimento della spesa, legate al fatto che si usava molto spesso andare in extra budget senza possibilità di recupero, laddove si rinvenissero al momento dei controlli prestazioni inappropriate. Oggi questo sistema si è molto ammodernato in termini di calo dell’inappropriatezza, però il sistema dei tetti di spesa riteniamo sia ancora necessario per rispondere a finalità programmatorie”.
Extra budget contro la fuga dei pazienti – “Dal momento che oggi la qualità delle strutture – continua l’assessore – e quindi la scelta del cittadino di quale struttura servirsi, dipendono anche dalla possibilità di visualizzare le performances e di offrire prestazioni tali da non spingere l’utente a curarsi al di fuori della Sicilia, abbiamo consentito negli ultimi anni alle case di cura di andare in extra budget, però soltanto per una quota legata ad evitare la fuga dei malati. Questo in aggiunta alle prestazioni rese in ordinario, quando le stesse siano state classificate “appropriate”. Altrimenti la struttura privata continua a mantenere bassi indici di performances in termini di qualità di prestazione, spingendo la gente ad andarsi a curare fuori. Invece noi riconosciamo l’extra budget se la struttura privata dimostra che le prestazioni erogate non solo sono qualitativamente corrette, per cui non subiscono devalorizzazioni al momento del rimborso, ma nello stesso tempo rientrano fra quelle per le quali i cittadini siciliani tendono maggiormente ad andare a curarsi in altre regioni”.
Ripartizione del Fondo sanitario – L’assessore Borsellino ha chiarito come è organizzata la ripartizione del Fondo sanitario: “Esistono dei criteri, normativamente disposti, circa l’orientamento delle risorse del fondo sanitario verso attività territoriali piuttosto che ospedaliere. I sistemi di riparto del fondo nazionale prevedono che il 44% sia dedicato alle attività ospedaliere, il 51% a quelle territoriali e il 5% alla prevenzione. A ciascuna delle 17 aziende sanitarie dobbiamo dare un budget per potere funzionare. Una parte delle risorse va a remunerare le cosiddette funzioni non tariffabili, che sono quelle legate al pronto soccorso. Questo nella considerazione che, tanto nel pubblico quanto nel privato, nel momento in cui viene ripartito il Fondo sanitario nazionale alle regioni, viene anche fissata una percentuale definita. Questo comporta a cascata, nella distribuzione delle risorse alle aziende sanitarie, una medesima distribuzione dei macro aggregati. è chiaro che ci sono dei comparti di spesa, quale quello della ospedalità, con i remunerati DRG che garantiscono il principio della qualità della prestazione oltre che della libera scelta del cittadino. Nel pubblico, laddove si sfori questo meccanismo, subentra anche un riequilibrio delle risorse complessive che vengono erogate alle aziende”.
“Se un’azienda, anziché spendere il 44% per l’ospedalità pubblica e privata, ne spende il 45%, il riequilibrio deve trovare compensazione nell’ambito del budget complessivo attribuito all’azienda stessa, nel caso in cui non venga sforato il bilancio (che è l’unico elemento che per legge ha valore contrattuale al punto da determinare la decadenza dell’incarico del direttore generale). A livello regionale, quindi di bilancio complessivo del fondo sanitario, si effettua una compensazione tra aziende. Il meccanismo non riguarda solo la Sicilia ed è l’unico meccanismo sanzionatorio”.

Barbara Cittadini – Presidente Aiop Sicilia
“Autorizzare  le terapie intensive alle cliniche”
“La Regione ha tre priorità: adeguare il tasso di ospedalizzazione al parametro del 3 per mille per i posti letto per acuti, stabilito dalla legge nazionale, efficientare l’offerta sanitaria ed, in prospettiva, implementare quanto previsto dalla L. 135/2012, che stabilisce dei parametri quali-quantitativi ai quali dovranno adeguarsi le strutture sanitarie per continuare ad operare. Tra questi, la disattivazione delle strutture private con meno di 60 posti letto per acuti. Il regolamento si trova ancora in Conferenza Stato-Regioni. L’Aiop, consapevole di rappresentare ventotto aziende che non raggiungono il tetto previsto dal regolamento, ha attivato un confronto costruttivo con la Regione per non disperdere un patrimonio di imprese, know how e risorse professionali.
Da tempo abbiamo chiesto terapie intensive, Utin (terapia intensiva neo natale), Utic (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica) ma la Regione ha risposto che, attualmente, non possono essere autorizzate perché la rete è in fase di revisione”.

Salvatore Casà – Presidente Andi Sicilia
“Cure odontoiatriche gratis per i meno abbienti”
“Il livello di assistenza odontoiatrica sul territorio siciliano è prevalentemente libero professionale, non mediato dal sistema nazionale e regionale. C’era stato a livello nazionale un progetto pilota che riguardava l’odontoiatria sociale, per praticare prezzi calmierati per categorie svantaggiate e in questo senso avevamo chiesto di istituire un tavolo di programmazione odontoiatrica con il precedente assessore regionale alla Salute, Massimo Russo. Ma, finita la legislatura, questa richiesta non è andata in porto”.
La proposta dei dentisti, rappresentati dall’Andi è questa: “L’individuazione di costi più bassi per prestazioni a persone svantaggiate e minori in età evolutiva non inciderebbe molto sul bilancio sanitario. Credo invece che possa essere utile da parte della Regione definire le fasce vulnerabili per le quali prevedere la possibilità di accedere alle cure odontoiatriche”.

Paolo Giarrusso – Fimmg Sicilia
“L’Associazione territoriale funzionale per assistere bene”

“La porta di ingresso del servizio sanitario nazionale è il medico di famiglia. Molte delle proposte della riforma Balduzzi sono state riprese dal quel processo che già dal 2005 abbiamo iniziato noi medici proprio qui in Sicilia per una rifondazione della medicina generale. Inoltre il territorio non ha mai avuto il 55 per cento dei fondi e la specialistica che negli anni 90 si aggirava intorno all’8 per cento è balzata in avanti in termini di spesa, mentre le spese per la medicina generale sono rimaste sempre le stesse”.
Giarrusso, intervenuto al forum in rappresentanza del presidente della Fimmg Sicilia, Luigi Galvano, ha sottolineato che la spesa per la medicina territoriale dovrebbe essere incrementata. “Già da tempo abbiamo fatto ricorso al sistema dell’associazionismo. La nostra aspirazione è giungere all’associazione territoriale funzionale, ne abbiamo già parlato con l’Assessore Borsellino, per fornire un’adeguata assistenza a tutti i cittadini”.

Felice Merotto – Presidente Fenasp Sicilia
“Manca ancora l’analisi finanziaria per centri di costo”

“La competizione tra pubblico e privato in Sanità non esiste, perché il principale pagatore e fornitore dei servizi è la Regione, e fino a quando in Sicilia non vi sarà un ente terzo che gestirà super partes, la Fenasp non potrà mai parlare di competizione”.
Merotto fa delle richieste precise all’assessore: “Io vorrei vedere intanto una maggiore trasparenza sui siti dell’assessorato alla Sanità. Vorrei che fossero applicate le normative che sono state emanate in questi ultimi anni, mi riferisco agli elenchi aggiornati sugli accreditamenti. A tutt’oggi purtroppo siamo ancora alla mancata applicazione dei principi fondamentali della riforma sanitaria. Posso dirvi che ho nostalgia del medico di famiglia e del farmacista di una volta e i nostri pronto soccorso sono ancora molto carenti”. “Prima di spendere risorse pubbliche occorre valutare se quel determinato servizio sia già erogato da strutture pubbliche o private”.

 
Roberto Tobia – Vicepresidente Federfarma Sicilia
“Le 1.446 farmacie sempre più al servizio del cittadino”

“In Sicilia si dispensano più farmaci che nel resto d’Italia, non è un caso che avvenga in un territorio con un’alta incidenza della povertà. Inoltre, l’accesso alle strutture ospedaliere in una regione come la Sicilia non è così facile e diretto come lo può essere in Lombardia e quindi in molte realtà montane, dove la cura diventa domiciliare, è più facile che il cittadino si curi in casa. La farmacia non è responsabile della spesa farmaceutica. Le nostre 1446 farmacie hanno dato la loro disponibilità affinché la farmacia si trasformi sempre più in un presidio sanitario regionale al servizio del cittadino. Tra qualche giorno partirà un’iniziativa per distribuire farmaci che finora erano distribuiti solo all’interno delle strutture ospedaliere, grazie ad un accordo regionale stipulato nel mese di agosto che abbiamo accettato di mettere in atto nonostante sia il peggiore in Italia dal punto di vista della nostra remunerazione”.

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