I democratici del Sud scrivono a Matteo Renzi - QdS

I democratici del Sud scrivono a Matteo Renzi

redazione

I democratici del Sud scrivono a Matteo Renzi

lunedì 03 Marzo 2014

I vertici Pd delle regioni meridionali hanno inviato al presidente del Consiglio un documento programmatico per il Mezzogiorno. Un testo che mette in discussione gli Statuti speciali e punta molto su infrastrutture e legalità

Lo diciamo subito: non è più tempo di andare a Roma con il cappello in mano a piangere miseria, come spesso è stato fatto in passato. Ma che la questione meridionale – e scusate se sembra una banalità, ma non lo è date le circostanze e i numeri – sia una faccenda nazionale, non più procrastinabile, Matteo Renzi deve metterselo bene in testa.
 
Ricordiamo, giusto a titolo di esempio, che in Sicilia – dati Istat alla mano – si è registrata nel 2012 la maggiore contrazione del prodotto interno lordo, un segno rosso del 3,8% che nessun’altra regione è riuscita a superare o eguagliare. Sempre nell’Isola, il Pil pro capite per abitante è di poco meno di 17 mila euro, cioè la metà di quello registrato a Bolzano dove la media è di 37.316 euro. E poi il male dei mali: la disoccupazione. Al riguardo basta dire che tra il 2012 e i primi mesi dell’anno scorso abbiamo perso 84 mila unità lavorative, come se tutti gli abitanti di Marsala fossero finiti a spasso. E più recentemente la Fondazione Curella ha calcolato che nel 2013 il numero delle persone in cerca di lavoro sul territorio regionale è di oltre 350.000 unità, 110.000 in più di due anni prima e circa 130.000 in più del 2007.


Ma se Atene piange, Sparta non ride: è tutto il Mezzogiorno a “rischiare di morire”, parafrasando il titolo dell’ultimo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.
 
Per questi motivi, i rappresentanti del Partito Democratico dell’Abruzzo, della Basilicata, del Molise, della Puglia, della Campania, della Calabria, della Sicilia e della Sardegna hanno inviato un documento congiunto al presidente del Consiglio dei ministri, quale “contributo programmatico all’azione del suo governo” per il Meridione.
 
“Oggi – si legge – intendiamo lavorare tra noi superando particolarismi e divisioni che fino ad oggi non hanno consentito un vero contributo delle popolazioni del Sud al superamento della Questione Meridionale con risultati disastrosi per l’intero Paese incapace di utilizzare pienamente il Mezzogiorno nella sfida della competitività globale”.
 
“Il Popolo del Sud – si sottolinea nella prima parte del lungo documento – resiste, lavora e ama l’Italia, nonostante le ingiustizie subite e le responsabilità che assume davanti alla Storia. Per questa ragione il Partito Democratico, anche al Sud, crede nel riscatto del nostro Paese attraverso l’impegno e il sacrificio di coloro che fanno il proprio dovere nel rispetto della Costituzione e delle Leggi”.
 
“Riteniamo inoltre – si legge – che anche Ministri non originari del Sud Italia possano tutelare questa porzione del nostro territorio con la stessa passione e determinazione di ogni altro italiano. Il Paese invece non può fare a meno dei cittadini del Sud ed in particolare di coloro che militano nel Pd. Nessuno può pensare di fare per noi senza di noi”.
 
Il documento è firmato dai segretari regionali del Pd: Micaela Fanelli (Molise), Fausto Raciti (Sicilia), Assunta Tartaglione (Campania), Silvio Paolucci (Abruzzo), Vito De Filippo (Basilicata), Silvio Lai (Sardegna), Ernesto Magorno (Calabria), Michele Emiliano (Puglia); dai Capigruppo democratici in seno ai Consigli regionali: Camillo D’Alessandro (Abruzzo), Roberto Cifarelli (Basilicata), Francesco Totaro (Molise), Pino Romano (Puglia), Sandro Principe (Calabria), Raffele Topo (Campania), Baldo Gucciardi (Sicilia); dal sindaco di Catania, Enzo Bianco; dai presidenti delle Regioni Sardegna, Francesco Pigliaru; Basilicata, Marcello Pittella; Molise, Paolo di Laura Frattura; Sicilia, Rosario Crocetta.
 
Gli Statuti speciali. Nel testo dei democratici si affronta anche la questione degli Statuti autonomi, che interessano la Sicilia e la Sardegna. “Vogliamo discutere nel Paese di una riforma dello Stato che semplifichi e migliori la governabilità, diminuendo i costi, attraverso un nuovo federalismo che traguardi la macroregione meridionale al fine di superare gli statuti speciali senza pregiudizio per le ragioni che ne giustificarono storicamente l’adozione”.
 
Formazione e cultura. Nel documento, ancora, si fissano alcuni punti programmatici di lavoro comune tra le varie regioni meridionali da attuare nel parlamento nazionale e anche in Europa. Tra questi, l’impegno “nella formazione, la scuola e le università pubbliche che devono assicurare pari opportunità in ogni parte del territorio”; “la tutela della bellezza, la cultura, le lingue, la natura, la salute e la biodiversità e delle produzioni agricole”.
 
Accesso al credito. Nel testo si parla anche di garantire parità di accesso al credito, e del “rilancio del progetto di una banca del Sud per supportare le iniziative economiche e infrastrutturali del Mezzogiorno”.
 
Infrastrutture. C’è anche la rivendicazione di quello che forse è uno dei gap più gravi tra il Nord e il Sud del Paese, quello delle infrastrutture. I democratici meridionali, al riguardo, chiedono “un uguale diritto ai trasporti in ogni parte d’Italia, la utilizzazione piena dei fondi strutturali e l’approvazione di leggi che consentano nelle regioni virtuose l’utilizzo degli avanzi di amministrazione che oggi sono bloccati da assurde applicazioni in sede nazionale di regole europee di stabilità”.
 
Legalità e giustizia. “Intendiamo difendere il lavoro dei Magistrati e delle Forze di polizia che tutelano la legalità e che lottano contro le mafie operanti in tutto il territorio nazionale”. È questo un altro degli impegni che i rappresentanti del Pd nelle regioni del Sud hanno preso nel lungo documento programmatico inviato al governo Renzi. Nel testo si parla anche di lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione e di eliminazione della spesa improduttiva. Si sottolinea la necessità di “una riforma della giustizia penale e civile che rivoluzioni i tempi dei processi e fissi precise procedure a tutela delle vittime e degli imputati, ripristinando normali tempi di prescrizione”.
 
I rappresentanti del Pd intendono impegnarsi perché siano varate “Agenzie per i servizi alla Giustizia che consentano l’immediato utilizzo a fini istituzionali delle risorse che lo stesso sistema giudiziario acquisisce attraverso le confische”. Si dicono, inoltre, pronti a “discutere di una riforma della giustizia anche costituzionale che abolisca il riparto di giurisdizione mantenendo la specializzazione all’interno di apposite sezioni della Magistratura Ordinaria”.
 
“Crediamo nell’antimafia sociale secondo la lezione di Giovanni Falcone e di Don Luigi Ciotti – è detto ancora – e nella necessità che in tutti i Comuni d’Italia siano istituiti appositi uffici che si occupano della educazione dei cittadini alla legalità ed al civismo, finanziati aumentando le facoltà di costituzione di parte civile degli enti locali in tutti i processi nei quali siano lesi detti interessi”.
 
Infine, sempre in tema di giustizia, sostengono il completamento e rafforzamento del “Piano Carceri per evitare nuove condanne da parte della UE con conseguente ricorso a nuovi provvedimenti svuota carceri, ed allo stesso tempo favorire accordi tra le Regioni e il Ministero della Giustizia finalizzati all’utilizzo dei proventi della Cassa delle Ammende per la realizzazione di luoghi detentivi alternativi al carcere”.
 
Tutto bellissimo, ma adesso la classe dirigente meridionale non stia a guardare e vigili affinché il nuovo Governo possa mettere il Sud nelle condizioni di rialzarsi. E nel frattempo comincino a rialzarci da soli – presidenti, sindaci, deputati – senza aspettare la solita manna dal cielo. Anzi da Roma.

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