Fai ieri quello che faresti domani - QdS

Fai ieri quello che faresti domani

Carlo Alberto Tregua

Fai ieri quello che faresti domani

martedì 04 Marzo 2014
A chi procrastina qualunque cosa da fare nel tempo consigliamo di leggere (o rileggere), il Decalogo dei nati stanchi. Si nasce stanchi e si vive per riposare; ama il tuo letto come te stesso; riposa il giorno per dormire meglio la notte; se vedi che una persona cerca di riposare, aiutala; il lavoro è fatica; non fare oggi quello che puoi rimandare a domani; fai meno che puoi e quello che proprio devi fare cerca di farlo fare agli altri; di troppo riposo non è mai morto nessuno; quando ti viene voglia di lavorare, siediti, e aspetta che ti passi; se il lavoro è salute evviva la malattia.
Crediamo che qualunque dipendente pubblico abbia imparato a memoria il Decalogo e lo applichi con solerzia, capacità e impegno, in modo da concorrere con successo al primo premio di quelli che negano qualunque attività perchè è meglio cacciare le mosche (neanche scacciarle perchè fa fatica).
Sembra l’insegna del concorso “Il pendolo del demerito” cioè quell’oggetto che fa tic tac e aiuta a far passare il tempo senza nulla fare, tanto c’è tempo.

Sugli sfaticati si sono scritte paginate, qualcuno dell’ozio ne fa un mito, dimenticando che sembra essere il padre dei vizi. Ma anche i vizi sono meritevoli di attenzione, perchè in fondo, forse, aiutano a vivere meglio, soprattutto se ci si può alimentare del sangue altrui come fanno i parassiti.
Quante persone, che sarebbe meglio chiamare esseri umani, non hanno ben chiaro che cosa sia bene e che cosa sia male e quale possa essere un modo di condurre la propria vita in modo onorevole. Costoro disdegnano il sudore e la fatica che ritengono essere requisiti di chi conduce una vita utile.
è difficile non sorridere di fronte a tanta gente che dice di lavorare e non lavora; è difficile non sorridere di fronte al cartello messo sul tavolo di un dipendente pubblico Lo stipendio è un vitalizio, il lavoro si paga a parte; è difficile non sorridere di fronte a tanti burocrati la cui unica preoccupazione è avere le carte in regola. Forse, però, di fronte a queste fotografie bisognerebbe piangere, anche se non servirebbe a niente, perchè quelli che la pensano in cotal modo hanno una faccia di duro bronzo.

 
L’Italia è risorta dalle distruzioni della Seconda guerra mondiale perchè il sentimento della popolazione era volto a costruire. Nessuno si esimeva dal sacrificarsi e tutti facevano il massimo nell’interesse della Nazione e, ovviamente e in subordine, anche in quello proprio.
Poi, negli anni Ottanta, un ceto politico di rinnegati ha cominciato ad allargare a dismisura i cordoni della borsa pubblica e, in soli dodici anni, ha portato il Paese al disastro: quel disastro che fu parzialmente recuperato con la firma del Trattato di Maastricht.
In questi venti anni il ceto politico non è migliorato ed ha continuato a sperperare le risorse portando il debito pubblico a 2.067 miliardi, mettendo in ginocchio l’intera collettività nazionale e, ancor più, quella meridionale.
In questo trentennio, però, la maggiore responsabilità è da addebitare all’intera Classe dirigente che ha consentito lo scempio, perchè, in parte collusa e quindi correa, e in parte connivente, facendo finta di non vedere i reati penali, politici ed etici commessi dalla classe politica e burocratica.

Le persone per bene, quelle che hanno a cuore la collettività, quelle che hanno per gli altri uno slancio solidale, quelle che pospongono il proprio interesse a quello generale, tutte queste persone sono il gruppo che può fare risorgere il nostro Paese, che ha bisogno di una guida ferma, capace di valutare, decidere e agire contro tutte le categorie di privilegiati. Essi vivono a spese dei cittadini, arricchendosi, evadendo le imposte, ma utilizzando i servizi pubblici come se ne avessero diritto.
Una grande responsabilità di questo scenario ce l’hanno i Club service, nei quali si trovano quasi tutti i pezzi della Classe dirigente e, dunque, dovrebbero essere i primi attori di un’azione ferma, decisa e chiara a difesa delle Istituzioni.
Decine di migliaia di persone, però, sono sorde all’incitazione di Papa Francesco: “Cittadini immischiatevi, partecipate, controllate”.
Ora, bisogna separare il grano dal loglio, i bravi cittadini devono dare esempi positivi e fare ieri quello che potrebbero fare domani.

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