La burocrazia intermedia ma non serve i siciliani - QdS

La burocrazia intermedia ma non serve i siciliani

Carlo Alberto Tregua

La burocrazia intermedia ma non serve i siciliani

mercoledì 05 Marzo 2014

Macchina economica inceppata

L’art. 97 della Costituzione prescrive che i pubblici uffici debbano assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. L’art. 54 prescrive che i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (…).
A voi sembra che i citati due articoli della Costituzione siano osservati dalle burocrazie regionale e comunali della Sicilia? Noi rispondiamo negativamente. Vediamo piuttosto una burocrazia che intermedia fra le richieste dei cittadini e le istituzioni anziché rispondervi prontamente, con tempestività ed efficienza, senza bisogno di alcuna sollecitazione.
L’assessore regionale al Territorio e ambiente, Mariella Lo Bello, ex segretario provinciale della Cgil di Agrigento, una donna vivacissima, venuta al nostro forum del 28 febbraio, appena entrata in assessorato, chiedendo lumi sul perché centinaia di fascicoli dormissero, si sentiva rispondere dai vari dirigenti: “Ma noi abbiamo le carte in regola”.
Ecco a cosa servono i dirigenti, a tenere le carte in regola, non a servire i cittadini. Un’autentica vergogna per chi percepisce tra 100 e 200 mila euro l’anno, seppure lordi. 

Fra i 1.800 dirigenti regionali, lo ripetiamo, ve ne sono tantissimi bravi e onesti ma, vedi caso, non vengono sistemati nei posti di responsabilità, perché non intendono fare compromessi che invece sono abituali per tutti quelli che dovrebbero far camminare i procedimenti in direzioni poco convenevoli o fermarne altri con intenzioni altrettanto poco convenevoli.
Qui va rilevata come l’alta burocrazia regionale abbia rovinato la Sicilia. Finalmente anche il neo-presidente Matteo Renzi, appena fiduciato dalle Camere, ha messo fra i quattro punti urgenti ed essenziali del proprio Governo la profonda riforma della burocrazia, con la trasformazione dei contratti dei dirigenti a tempo determinato e con l’obbligo di non restare nella posizione per più di un quinquennio.
Quest’ultima condizione in Sicilia non esiste perché il turn over tra diversi dirigenti è frequente, ma il risultato è il medesimo: inefficienza, inefficienza e inefficienza.
Nella Regione, vi è una coltre di nebbia che copre una fanghiglia nella quale restano impaludati i siciliani che hanno necessità di chiedere i servizi.

 
Una politica vera, cioè al servizio dei cittadini, dovrebbe far diradare immediatamente tale nebbia, inserendo in tutte le branche amministrative della Regione dosi massicce di trasparenza e obbligando tutti i dipartimenti a completare i rispettivi siti web.
Non solo la consistenza dell’organico, non solo i compensi lordi percepiti da dirigenti e dipendenti per classi di contratto, non solo il costo addizionale per previdenza, tfr, indennità ed altre prebende, ma tutte le procedure, per consentire a imprese e cittadini di chiedere i provvedimenti amministrativi esclusivamente per via digitale, da casa o uffici propri.
Un ceto politico degno di questo nome dovrebbe fissare tassativamente gli obiettivi da raggiungere per ogni dirigente e la sua struttura, premiandolo nel caso i risultati raggiungano o superino tali obiettivi, ma sanzionandolo nel caso del mancato raggiungimento.
Per imporre questo rigore i responsabili delle istituzioni non dovrebbero avere scheletri negli armadi.  

Invece, politici e burocrati hanno i loro armadi intasati di scheletri, salvo molti di loro che possono tenere gli armadi aperti.
Quando si è condizionati da possibili minacce e ricatti nessuno può fare il proprio dovere. Ecco che chi si trova in queste condizioni deve uscire dalla burocrazia e dalla politica.
In Sicilia, è necessario ritornare all’ordinaria amministrazione, non ci vogliono atti straordinari, ma solo persone oneste e capaci di rimettere il convoglio sui binari dopo il deragliamento di questi ultimi anni.
Se non funziona la burocrazia la spesa pubblica è inefficiente, la macchina economica è inceppata. La madre di tutte le riforme è quella che inserisca nella macchina pubblica forti dosi di merito e responsabilità. Senza tali valori il declino della Sicilia diventa inarrestabile con un depauperamento di ricchezza e un aumento della disoccupazione che fa star malissimo vasti ceti della popolazione.
La svolta del governo nazionale attende risultati, ma almeno c’è stata. In Sicilia tutto tace. A quando il commissariamento della Regione? Speriamo presto. Basta sperperare risorse pagando stipendi ai parassiti.

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