Non semplici bulli, ma criminali. In Sicilia boom di minori “difficili” - QdS

Non semplici bulli, ma criminali. In Sicilia boom di minori “difficili”

Chiara Borzi

Non semplici bulli, ma criminali. In Sicilia boom di minori “difficili”

lunedì 10 Marzo 2014

Istat: al di qua dello Stretto ben 3.108 giovani sono stati denunciati nel 2012 perché colpevoli di reato. Nonostante la perdita del 6,3%, l’Isola è la quinta regione per denunce

PALERMO – La criminalità minorile è in Italia un problema particolarmente spinoso. Lo è in tutto il Paese, a Nord, al Centro e al Sud, dove “numero di minori denunciati” e “indice di criminalità rilevato” (escludendo il reato del furto) sono particolarmente preoccupanti. Di fronte le cifre diffuse dall’Istat cade ogni stereotipo: Nord e Sud vengono accumunati da statistiche, in particolare relative all’indice di criminalità minorile, che riflettono un’esistenza ugualmente massiccia del fenomeno.
Lombardia, Lazio e Sicilia sono le tre regioni in cui nel 2012 è stato fatto registrare il più alto numero di denunce per qualsiasi reato a carico di minori. In Sicilia i giovanissimi denunciati perché colpevoli di reato, da cui si esclude il furto, sono stati 3.108, 378 giovani in meno che nel 2011 quando il dato era pari a 3.486. Positiva quindi la diminuzione fatta registrare in Sicilia, ma i dati appena presentati sono i più alti di sempre relativamente a questo fenomeno. I dati che all’interno del panorama nazionale svettano in negativo sono, tuttavia, i dati della Lombardia.
 
Nella regione settentrionale i minori denunciati sono stati 4.498, numero in crescita rispetto l’anno precedente (53 giovani in più) quando si contarono 4.445 minorenni denunciati dalle forze dell’ordine. A metà strada tra la Sicilia e la Lombardia, troviamo il Lazio con 3.128 giovani intercettati come rei. Quella della capitale è una situazione forse ancora più grave: nel passaggio dal 2011 al 2012 i minorenni denunciati sono stati 256 in più, aumento tra i più alti nel paragone tra le tre regioni considerate.
Nella maggior parte dei casi, i dati relativi al numero dei giovani denunciati rispecchia una condizione societaria in cui il tasso di criminalità minorile tocca indici particolarmente alti.
Scopriremo qui dei casi e dei dati sorprendenti e che allontanano ogni possibile preconcetto che vorrebbe solo nel Mezzogiorno tassi e indici maggiori quasi in modo caratteristico.
È ancora a Sud che si concentra, comunque, il numero più alto di regioni con tassi alti. è la Calabria a guidare questa triste classifica con un indice pari all’87,7 per cento, dato cresciuto del 10,3 per cento; segue la Campania con stime ormai stabili all’82 per cento, ma che in passato sono state vicine, superandolo, al 90 per cento; prima della Sicilia si classifica la Sardegna (77,5 per cento); insieme alla Sicilia abbiamo la Puglia, regione che con l’Isola condivide il 72 per cento di indice con una particolarità: la nostra regione ha fatto registrare una diminuzione del 6,3 punti percentuali.
Nel resto d’Italia destano attenzioni significative gli indici di Marche, Abruzzo e Piemonte, dove il tasso di criminalità minorile è molto vicino al 70 per cento e in alcuni casi lo superano. I dati rispettivi segnano 72,3 per cento, 65,3 per cento, 69,7 per cento. Da non sottovalutare neppure il 68,4 per cento della Toscana, in questo caso superiore sia del 65, 6 per cento del già considerato Lazio e il 64 per cento della Lombardia.
La vera sorpresa viene però dal profondo Nord del Paese: con un indice di criminalità minorile pari all’86,3 per cento, la Valle d’Aosta sconfessa ogni previsione piazzandosi, all’interno di un’ipotetica classifica nazionale, alle spalle della Calabria e prima di Campania, Sardegna, Sicilia e Puglia. Dopo essere giunto all’88,9 per cento nel 2009, il tasso valdostano è diminuito nel 2010 (78,6 per cento), per ricrescere nell’anno 2011 (84,3) e, proprio, nel 2012 di un ulteriore 2 per cento.

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