Kiev, la minaccia del gas fa impennare la tensione - QdS

Kiev, la minaccia del gas fa impennare la tensione

redazione

Kiev, la minaccia del gas fa impennare la tensione

sabato 08 Marzo 2014

Braccio di ferro tra Putin, l’Europa e gli Usa per il controllo della Crimea

KIEV – Gazprom, la società energetica russa, ha minacciato di tagliare le forniture di gas all’Ucraina se Kiev non salderà il suo debito, che ammonta a 1,8 miliardi di dollari, e non pagherà le forniture correnti. “O l’Ucraina estingue il debito e paga per le forniture correnti, oppure c’è il rischio di tornare alla situazione creatasi all’inizio del 2009”, ha detto l’ad di Gazprom Alexiei Miller, mentre proprio ieri scadeva il termine del pagamento per il gas russo fornito a febbraio e Kiev non ha ancora versato la somma.
Intanto, nel braccio di ferro con Mosca per la crisi in Ucraina, Obama ha impresso un nuovo giro di vite: ha imposto sanzioni a cittadini russi e ucraini “responsabili o complici delle minacce alla sovranità e alla integrità territoriale dell’Ucraina” e ha anche ammonito che il referendum con cui il 16 marzo i cittadini della Crimea dovranno scegliere tra Kiev e Mosca è incostituzionale.
Detto questo, ha anche passato un’ora al telefono con Putin, per ribadire che “c’e un modo per risolvere la situazione con mezzi diplomatici, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del popolo ucraino e della comunità internazionale”.
 
Nel corso della telefonata, ha riferito la Casa Bianca, il presidente americano ha di nuovo sottolineato che “le azioni della Russia violano sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina”, cosa che ha indotto gli Usa “ad intraprendere diversi passi in risposta, in coordinamento coi nostri partner europei”.
Continua il tentativo degli osservatori dell’Osce, un gruppo di circa 40 persone tra cui due italiani, che provano per la seconda volta a entrare in Crimea, dal confine Nord della penisola, secondo quanto ha appreso l’agenzia Ansa da fonti qualificate. Gli osservatori erano stati respinti giovedi a un check point controllato dalle milizie filo russe, nei pressi di Kherson, nel Sud dell’Ucraina.
Tutto quello che succede in Crimea e nell’est dell’Ucraina ha una “genesi interna” e non ha “nulla a che vedere con la Federazione Russa”, ha sottolineato però Dmitri Peskov, portavoce di Putin, in una intervista tv che uscirà domenica ma di cui le agenzie hanno diffuso un’anticipazione. “La Russia è un Paese al quale si chiede aiuto, e come ha detto giustamente Putin, la Russia è un Paese che in alcun modo può lasciare senza attenzione questi processi, la cui genesi però sta dentro l’Ucraina”. Quindi l’affondo: “Un trionfo dell’illegalità, del cinismo, del collasso del diritto internazionale e dei doppi standard”.
In tutto questo, anche il Senato russo “sosterrà” la “decisione storica” del parlamento della Crimea legata al referendum per entrare in Russia: lo ha detto la presidente della camera alta del Parlamento Valentina Matvienko definendo “legittima” tale decisione e ricordando l’analoga iniziativa del referendum scozzese.
Ma il referendum in Crimea sarebbe “illegale, incompatibile con la costituzione ucraina e aggrava nuovamente la situazione”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del vertice straordinario sull’Ucraina, a Bruxelles. “Siamo stati delusi” dalla Russia e “siamo pronti ad agire e a riunirci in qualsiasi momento”, ha aggiunto. A farle eco è il presidente Ue Herman Van Rompuy. La convocazione del referendum in Crimea è “illegale”. La Russia, continua, deve cominciare negoziati “nei prossimi giorni” e ci devono essere “risultati” in mancanza dei quali la Ue è pronta a comminare sanzioni come divieto di viaggio, congelamento dei beni e e cancellazione dei rapporti.
“Siamo estremamente determinati ad ottenere risultati”, continua specificando che la minaccia di sanzioni “sono un modo per fare pressione” e “per portare gli altri al tavolo del negoziato” facendo un parallelo a quanto fatto con l’Iran. È stato fatto un “lavoro significativo per tentare di accogliere il grido di dolore del popolo ucraino”, ha commentato il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Bruxelles.

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