Tratta di uomini, ecco la rete di protezione egiziana - QdS

Tratta di uomini, ecco la rete di protezione egiziana

Antonio Leo

Tratta di uomini, ecco la rete di protezione egiziana

martedì 18 Marzo 2014

Le Questure di Siracusa e Catania hanno scoperto un network che forniva assistenza ai migranti sbarcati sulle coste siciliane. Ma solo se riuscivano a superare le "centocinquanta miglia di paura", la distanza tra la vita e l'oblio

Li chiamano scafisti, un’accezione che di fatto ha assunto un altro termine, ben più grave, ossia quello di schiavisti. Dalle coste del Nord Africa, una banda di egiziani – organizzati come fossero un’agenzia di viaggi, specializzata nel vendere incubi travestiti da sogni – traghettava le anime in cerca di condizioni di vita migliori dalle sponde del Continente nero “all’America”, quella siciliana si intende.
 
Le Questure di Siracusa e Catania, coordinate dal servizio operativo con sede a Roma, hanno eseguito ordinanze di custodie cautelari in carcere per 10 indagati. Si tratta di un’inchiesta che attraversa tutto il Paese, e il tintinnio di manette risuona dalla Città di Archimede fino alle falde dell’Etna, da Milano a Como, da Anzio (Roma) ad Andria, in provincia di Bari.
“Associazione per delinquere finalizzata a favorire l’ingresso e la permanenza irregolare sul territorio italiano ed europeo di stranieri”: è questo il reato ipotizzato dal Gip di Catania.
 
Si tratta, dicono gli inquirenti, di una vera e propria rete criminale di cittadini egiziani, un network euro-mediterraneo che fornisce assistenza logistica ai connazionali e ai siriani, in fuga da fame e guerra civile, sbarcati sulle coste sicule baciate dal mar Ionio.
Il pacchetto di assistenza consiste nel fornire un nascondiglio ai fuggiaschi provenienti dai Centri di accoglienza o riusciti ad aggirare il sistema di identificazioni al momento dell’arrivo. Si tratta di rifugi di fortuna, per lo più case fatiscenti, da cui – dietro il pagamento di un compenso – gli “ospiti” vengono poi trasferiti verso altri lidi, solitamente un Paese del Nord-Europa.
 
L’associazione criminale, comunque, è più estesa di quanto si possa immaginare. Tanto che durante le indagini sono stati fermati altri 47 egiziani e sono state sequestrate tre “navi madre” utilizzate dai “trafficanti di uomini” per trasportare i migranti. La destinazione, però, non era mai la terra ferma, ma 150 miglia tra il mare e le coste italiane.
 
Centocinquanta miglia di paura, spesso e volentieri soffocate dall’oblio. Perché quest’ultimo pezzo di traversata – la distanza tra la vita e la morte – erano poi percorse per mezzo di imbarcazioni più piccole, fatiscenti, riempite a tappo come fossero buste della spesa. Ma dentro c’erano uomini.
 

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