Sbronze tutte d’un fiato, moda su Facebook. Ma in Sicilia si continua a bere molto poco - QdS

Sbronze tutte d’un fiato, moda su Facebook. Ma in Sicilia si continua a bere molto poco

Serena Giovanna Grasso

Sbronze tutte d’un fiato, moda su Facebook. Ma in Sicilia si continua a bere molto poco

giovedì 20 Marzo 2014

Relazione al Parlamento: nell’Isola la mortalità da abuso di alcolici è del 2,47% negli uomini, contro una media nazionale del 3,96%. Da noi bassa percentuale di guida in stato di ebbrezza (7,56%), così come ridotti sono i decessi

PALERMO – Alcol al posto dell’acqua, alcol al posto del cibo, alcol dappertutto: sicuramente non possiamo affermare di esserci abituati alla visione risalente a qualche anno fa in cui l’acqua veniva sostituita dall’alcol; ma oggi addirittura tale prospettiva cambia vedendo interi pasti consumati grazie all’esclusiva presenza di bevande alcooliche al posto del cibo.
L’Istituto nazionale di statistica, secondo gli ultimi dati aggiornati al 18 aprile 2013, rileva che nel 2012 la Sicilia ha visto crescere del 2,7% la quota di consumatori di bevande alcooliche con comportamenti non moderati. Dunque, ammontano a circa 355 mila i siciliani sopra gli 11 anni che adottano comportamenti a rischio, cioè gli uomini che consumano più di due bicchieri di bevande alcooliche al giorno e le donne che ne consumano più di uno.
 
Tale aumento sarà certamente coadiuvato dalla tendenza che via via si sta diffondendo, denominata binge drinking (letteralmente abbuffata di bevute, il consumo eccessivo di alcool in breve tempo). Afferente a questa categoria è senza dubbio la moda che impazza sul web ed in particolar modo nei social network (primo fra tutti Facebook) che consiste nel diffondere il video nel quale il protagonista beve tutto d’un fiato quantità improponibili di bevande alcoliche e sfida gli amici a fare altrettanto, pena risarcimento con ingenti quantità di alcol.
Occorre comunque precisare che il 2,7% precedentemente citato è il dato percentuale di aumento di binge drinking tra il 2011 e il 2012 che da un canto è l’incremento più alto a livello nazionale, ma d’altro canto porta la percentuale complessiva all’11,6%, contro il 39,4% dei cittadini altoaltesini e il 31,2% dei molisani.
Dunque la Sicilia è “salva” con uno tra i più bassi livelli di consumo di alcol d’Italia. Allo stesso tempo occorre affermare che anche l’Italia è “salva”: secondo la relazione al Parlamento su alcol e problemi correlati (anno 2013) gli italiani consumano mediamente 6,94 litri di bevande alcooliche l’anno, valore non affatto distante dal livello massimo di 6 litri raccomandati dall’Oms (Organizzazione mondiale sanità) per il 2015.
Secondo l’Istituto superiore di sanità, che ha calcolato i tassi di mortalità dipendenti da patologie totalmente alcool attribuibili o parzialmente alcool attribuibili sulla base dei dati forniti da Elaborazioni osservatorio nazionale alcool – Cnesps, la Sicilia registra il 2,47% di mortalità maschile e lo 0,81% di mortalità femminile.
Entrambi i valori si discostano nettamente dalla media nazionale: infatti, quello femminile siciliano è l’esatta metà di quello nazionale (1,68%), mentre quello maschile siciliano è inferiore a quello nazionale di ben un punto percentuale e mezzo (3,96%). La regione con il tasso di mortalità maschile maggiormente elevato è la Valle d’Aosta con il 6,73% (oltre due volte quello siciliano), mentre per quello femminile troviamo il Molise con il 2,41% (esattamente tre volte la percentuale siciliana). Inutile ribadirlo, i valori di mortalità derivati da alcol in Sicilia non solo sono i più bassi rispetto alla media nazionale, addirittura non esiste regione con una percentuale più bassa.
Mentre per quel che concerne la guida sotto l’effetto di alcol, restando sempre nell’intervallo di tempo tra il 2009 e il 2012, la Sicilia se la cava ancora una volta molto più che egregiamente con il 7,56% di ubriachi che si mette alla guida della propria auto contro il 12,66% in Friuli Venezia Giulia. Ma in questo caso non è la Sicilia ad aver la meglio, bensì regioni come Basilicata (5,15%) o Campania (5,87%). Occorre anche precisare che i dati appena citati sono parziali in quanto sono calcolati sulla base dei controlli effettuati dalle forze dell’ordine con l’ausilio di etilotest e naturalmente non sono uniformi, ma cambiano da regione a regione. Nella fattispecie è la Sicilia ad avere la percentuale di controlli più bassa (6,87%), mentre in Piemonte i controlli si intensificano arrivando a toccare il 14,8%.

 
Nell’Isola presenti 48 enti a disposizione degli alcolisti

Il consumo di alcool portato a livelli estremi diventa una vera e propria patologia e come tale va curata ed affrontata. Secondo la stessa relazione al Parlamento su alcool e problemi alcool correlati (anno 2013), il tasso di ospedalizzazione che tiene in conto dell’alcoolismo sia in qualità di patologia principale ma anche accessoria registrato in Sicilia è il più basso tra le varie regioni e conseguentemente ben al di sotto rispetto alla media nazionale. Infatti, nell’Isola ogni 100 mila abitanti nel 2012 ne sono stati ospedalizzati solo 56,5 rispetto ad un valore medio a livello nazionale pari a 113,3. Anche in questo caso è la Valle d’Aosta ad avere la peggio (avevamo già incontrato tale regione conseguentemente al più alto tasso percentuale di mortalità maschile) per un valore pari a 349,1 unità ospedalizzate ogni 100 mila abitanti.

Il risultato conseguito dalla Sicilia appare ancora più brillante se rapportato a quello degli anni precedenti, infatti nel 2002 l’Isola contava 85,7 pazienti ricoverati ogni 100 mila abitanti, ma anche in quel caso si collocava ben al di sotto della media nazionale di 177,1. Mentre la Valle d’Aosta si conferma “imbattuta” sin dal 2002, anno in cui ha fatto il vero e proprio pienone con 560,5 casi medi ogni 100 mila abitanti. Un altro vantaggio tutto siciliano consiste nell’elevato numero di servizi e gruppi di lavoro territoriali (48), superato abbondantemente solo dal Piemonte con quota 66. Mentre appare quasi paradossale la presenza di un unico servizio-gruppo di lavoro territoriale in Valle d’Aosta, terra in cui come abbiamo avuto modo di vedere tale fenomeno è quanto più radicato. Correlato all’estrema esiguità dei gruppi di lavoro territoriali, in Valle d’Aosta sono presenti 19 unità tra medici, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali e infermieri professionali. Chiaramente in Sicilia c’è da aspettarsi un numero decisamente più nutrito di addetti facenti parte delle categorie professionali appena precedentemente pari a 379 unità.
 

La maggioranza degli utenti presi in carico dai servizi è uomo
Per quel che riguarda la distribuzione regionale degli utenti dei servizi o gruppi di lavoro, in Sicilia al 2012 se ne sono rilevati 2.843 di cui 1.811 già in carico o rientrati e 1.032 utenti nuovi su una popolazione totale pari a 4.999.854 abitanti. I pazienti più numerosi sono di sesso maschile (2.399), mentre è donna solo una ristretta minoranza (444). Mentre risulta quasi sorprendente scorgere l’elevatissimo numero di utenti presenti in Piemonte 7.524 a fronte di una popolazione pari a 4.357.663 abitanti, appena un pelo inferiore rispetto a quella siciliana. Passando all’analisi dell’età media degli utenti, possiamo rilevare che in Sicilia riscontriamo la presenza di una delle classi d’età più giovani con 43,3 anni per gli uominin e 39,4 per le donne presi in carico recentemente e 42,3 per gli uomini e per le donne già in carico o rientrati.
Come se l’abuso di alcool in sé non bastasse, c’è chi fa uso concomitante di sostanze stupefacenti o psicotrope, percentuale che in Sicilia appare decisamente preoccupante attestandosi al 17,2% (489 utenti). Accanto a questa categoria ritroviamo anche chi fa uso o abuso improprio di farmaci: in Sicilia il 7,1% degli utenti (201 casi). Se analizziamo i numeri che stanno dietro le percentuali possiamo riscontrare quanto sia elevato il numero di utenti che fa uso concomitante di sostanze stupefacenti e psicotrope in Lombardia attestandosi a quota 1.202 utenti, nonostante la percentuale sia dell’11%, quindi nettamente inferiore rispetto a quella siciliana. In compenso in Lombardia è decisamente più elevato il numero di utenti assistiti da servizi o gruppi di lavoro (11.433), dato che giustifica la percentuale riscontrata.

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