Centro storico di Agrigento tra desolazione e speranze aspettando la svolta promessa da decenni - QdS

Centro storico di Agrigento tra desolazione e speranze aspettando la svolta promessa da decenni

Calogero Conigliaro

Centro storico di Agrigento tra desolazione e speranze aspettando la svolta promessa da decenni

venerdì 21 Marzo 2014

Dalla via Atenea alla zona della Cattedrale: lo specchio di un capoluogo che deve cambiare

AGRIGENTO – La città capoluogo vive da anni nell’attesa che qualcosa possa cambiare il declino economico e sociale attraversato negli ultimi decenni. Una situazione di difficoltà che attraversa tutta la città e che si rispecchia in particolare nel suo centro storico, la cui storia recente è stata scandita dal degrado e dal crollo di importanti edifici storici (si pensi per esempio a Palazzo Lo Jacono). A confermare quanto appena detto anche il disastroso stato del manto stradale della centralissima via Atenea, quello che dovrebbe essere il salotto buono della città, di fatto sempre più abbandonata al proprio destino e con le saracinesche dei negozi, travolti dalla crisi, che si abbassano giorno dopo giorno.
A questo stato di abbandono, inoltre, occorre aggiungere l’emergenza della Cattedrale e delle vie circostanti, a serio rischio frana. Per questo il monumento è chiuso da anni e da tempo si sta tentando di correre ai ripari per restituirlo alla città, come illustrato da Maurizio Costa, direttore della Protezione civile di Agrigento, durante un apposito convegno voluto dall’associazione articolo 49. “Abbiamo già presentato – ha detto – il progetto di massima al governo Regionale, che ha individuato le risorse necessarie. Potremo quindi a giorni partire con il lavoro di progettazione preliminare ed emanare i bandi di gara per gli interventi previsti”.
“A oggi – ha aggiunto – le somme stanziate ammontano a 25 milioni di euro, che riguarderanno il consolidamento della collina su cui si erge la Cattedrale, con sottofondazioni e palificazioni in cemento e metallo, in modo da arginare eventuali frane. Ovviamente le strutture private del centro storico sono escluse dal finanziamento”.
Notizie positive che fanno ben sperare e che hanno trovato buoni riscontri anche nelle parole della deputazione agrigentina all’Ars. “Con l’impegno di tutti – ha spiegato Michele Cimino (Voce siciliana) – finalmente sarà possibile trovare una soluzione per la Cattedrale. Per quanto riguarda il recupero del centro storico, sono disponibili risorse europee con la nuova programmazione, ma è necessario un sforzo corale per risolvere i problemi complessivi della città capoluogo”.
Nel frattempo, purtroppo, lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi dei cittadini e dei turisti che passano dal capoluogo è in molti casi desolante. In via Atenea, infatti, non è difficile assistere a cadute dei pedoni causate da una strada piena di buche. I sampietrini sono divenuti delle vere e proprie trappole per chi vi passeggia sopra, e per comprendere meglio la situazione basti pensare che non ci sono interventi seri per la manutenzione stradale dal lontano 1993, quando Papa Giovanni Paolo II visitò Agrigento.
Per invertire la situazione, l’amministrazione comunale è in attesa di un apposito finanziamento, ma nel frattempo ha già dato avvio ai lavori del progetto “Terra vecchia”, che prevede parte della ricostruzione del centro storico con finanziamenti pubblici per l’edificazione di case uguali, per cubatura, a quelle precedenti. “Per il rifacimento della via Atenea – ha spiegato al QdS il sindaco Marco Zambuto – abbiamo presentato un apposito progetto nel 2009. Sappiamo che la graduatoria regionale per i finanziamenti è stata già stilita e pare che abbia compreso il nostro progetto. Ora siamo in attesa che ci venga comunicata la buona notizia del finanziamento in modo ufficiale, così potremo allestire il bando di gara”.
“Per quanto riguarda il centro storico – ha aggiunto il sindaco – quello partito con il progetto ‘Terra vecchia’ è il primo intervento serio di riqualificazione dopo più di 40 anni. Un cambiamento serio della politica amministrativa, per fare i modo che si finisca di costruire fuori città, in periferia, favorendo la ripopolazione del centro storico”.
Gli immobili da realizzare sono 25 più 9, con per un importo complessivo di 11 milioni di euro pervenuti grazie alla Regione Sicilia. Ma su questo tipo di azione amministrativa si sono sollevate numerose critiche. Qualcuno, infatti, sostiene che si dovrebbe intervenire sul restauro degli immobili già esistenti e non sulla costruzione di nuovi, per quanto cubatura e forma, rimangano simili a quelli preesistenti.
Intanto, mentre si attende che le istituzioni facciano la propria parte, dal mondo dell’associazionismo sono arrivati segnali importanti, che hanno permesso il recupero di ampi spazi nel quartiere di Vallicaldi, situato proprio sotto la via Atenea. L’area, in cui prima regnava l’abbandono più totale, è stata ripulita e abbellita con un po’ di verde e murales realizzati da artisti locali e forestieri. Una piccola rivoluzione promossa da persone appartenenti a diversi ceti sociali che fa ben sperare, per una nuova coscienza civica in una città che spera di risorgere dopo troppi anni di oblio.
 

 
Il ruolo delle associazioni e le proposte al Comune
 
AGRIGENTO – Nel contesto di degrado e abbandono complessivo del centro storico cittadino, ha destato molto interesse il lavoro portato avanti dai volontari che sono riusciti a recuperare un quartiere storico e per anni emarginato come Vallicaldi.
Nella città capoluogo, tra i giovani del volontariato, sembra esserci un’aria nuova, come testimoniano anche le parole di Beniamino Biondi, critico cinematografico e presidente dell’associazione Labmura, in prima linea per la valorizzazione del cuore della città. “La situazione attuale – ha spiegato – è semplicemente drammatica e gli interventi possibili sono sostanzialmente di due tipi: il primo è di natura amministrativa, e consiste nell’avere chiaro il tipo di centro storico si vuole realizzare per il futuro. I quartieri non devono essere dei compartimenti stagni, ma una realtà viva, figlia di una visione generale. Bisogna che ci sia, da parte dell’amministrazione, un concetto integrativo della città”.
“Il secondo intervento – ha aggiunto – riguarda invece il lavoro svolto dalle associazioni culturali. Ci sono state iniziative che hanno ridato visibilità a zone della città precedentemente abbandonate e credo che gli input delle associazioni, non soltanto nel campo degli eventi ma anche in quello delle proposte architettoniche e urbanistiche, debbano essere tradotte dall’amministrazione in opere reali”.
“Il rischio – ha concluso Biondi – è che si continui ad assistere al divario tra teoria e azione che di fatto sta affossando Agrigento”.

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