Burocrazia e inerzia bloccano lo sviluppo dei porti turistici - QdS

Burocrazia e inerzia bloccano lo sviluppo dei porti turistici

Michele Giuliano

Burocrazia e inerzia bloccano lo sviluppo dei porti turistici

martedì 25 Marzo 2014

“Cattedrali del mare”: un tuffo tra strutture ferme, incompiute e mangiasoldi mentre l’incuria continua a creare danni. Siracusa con progetto faronico mai decollato, Marsala necessita messa in sicurezza e riqualificazione

PALERMO – Numerosi porti in Sicilia sono fermi al palo. Decine di milioni di euro sparsi qua e là per vere e proprie cattedrali nel deserto in alcuni casi. In altri semplicemente infrastrutture mai decollate, lasciate lì a marcire e che per partire avranno bisogno di altri fondi ancora. Pastoie burocratiche, inerzia degli enti preposti e anche lotte politiche hanno fatto il loro corso e preso il sopravvento. Siracusa rimane l’eterna incompiuta, Marsala deve adeguare l’infrastruttura che per il momento non attira il turista perché carente, Balestrate addirittura deve ancora partire e quando lo farà non sarà fruibile per intero, a Castellammare del Golfo da anni i cantieri sono fermi e solo oggi si ricomincia a parlare di lavori.
Parliamo di potenzialità enormi tenute nei cassetti in grado di garantire almeno due mila posti barca, per non parlare dell’enorme indotto che questi potrebbero generare. Insomma, i soliti sprechi in salsa siciliana. Partiamo dalla città aretusea dove sono in ballo da tempo due progetti, il più importante la realizzazione di un centro benessere e di 51 residenze, mini-appartamenti, strutture ricettive, commerciali e per la ristorazione. Qui si vive un conflitto in piena regola: “Vi è l’assenza delle necessarie previsioni urbanistiche – sottolinea Sel -, al fine di un inserimento razionale di viabilità e parcheggi di queste strutture importanti nel contesto della città”. Un’infrastruttura piena di contraddizioni a partire dal fatto che l’area portuale è regolata da un piano regolatore degli anni ’30, nonostante già il Comune avesse chiesto ed ottenuto dalla Regione Siciliana la delega per redigere il nuovo piano e nonostante il Consiglio Comunale nel 2003 avesse successivamente approvato, con emendamenti, uno schema di massima dello stesso.
Secondo incompiuto, per importanza e ampiezza, è certamente il porto di Marsala. Nel corso di questo rigido inverno il maltempo ha evidenziato, semmai ce ne fosse bisogno, che in città serve al più presto la realizzazione del progetto di messa in sicurezza e di riqualificazione, qualunque esso sia purché fatto bene. Delle violente mareggiate hanno danneggiato in particolare le banchine e il molo Colombo. Ma questa grande e importantissima opera pubblica resta impigliata ancora nel contenzioso tra Comune e Myr, società a cui nel 2011 fu approvato il progetto di restyling del porto salvo poi avere tutto stoppato dall’amministrazione guidata dal sindaco Giulia Adamo recentemente insediatasi. La conferenza di servizi per arrivare all’appalto è ripresa, dopo un anno e mezzo di ostruzionismi e di guerra giudiziaria, con la stessa Myr che ha portato tutto al Tar chiedendo un maxi risarcimento danni da oltre 8 milioni di euro per i ritardi sul progetto della Marina, facendo causa anche al sindaco Giulia Adamo.
Lampi positivi arrivano invece da altri due paesi, Balestrate e Castellammare del Golfo. Nel primo paese da 5 anni la struttura è completa ma un ricorso sulla gestione e un’inchiesta giudiziaria sul cemento depotenziato hanno rallentato tutto. Nel trapanese invece si parla di ripresa a breve dei lavori, bloccati anche in questo caso da un’inchiesta antimafia.
 

 
Impatto ambientale. Colate di cemento pericolose per Sel
 
SIRACUSA – A Siracusa Sinistra Ecologia e Libertà pone tanti dubbi sul nuovo progetto: “C’è il timore che tutta una serie di interventi previsti potrebbero avere un forte impatto sul regime delle correnti marine e potrebbero consentire intollerabili colate di cemento con la compromissione di valori culturali e paesaggistici in una parte non irrilevante del territorio Siracusano”. A Castellammare del Golfo in ballo c’è un finanziamento da 40 milioni di euro che prevede il prolungamento della diga foranea, la messa in sicurezza e tutte le opere di completamento. Qui l’utilizzo di cemento depotenziato venne accertato nel gennaio del 2011, quando la magistratura verificò che il materiale utilizzato non era a norma e quindi confermando che il porto non era e non è tutt’ora in sicurezza. Stessa sporte è toccata a Balestrate con una differenza: i lavori sono completi e in questi giorni si sta definendo il contratto di gestione con la Regione. Infine a Marsala si è in una fase ancora embrionale: il ministero deve ancora decidere, a stretto giro di posta, sul progetto di messa in sicurezza, sui possibili impatti all’ambiente relativi all’intervento di escavazione dei fondali, alle “interferenze” con la prateria di posidonia oceanica, con gli ecosistemi marini e con le correnti.

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