Infrastrutture: il punto debole di una Sicilia sempre più isolata - QdS

Infrastrutture: il punto debole di una Sicilia sempre più isolata

Serena Giovanna Grasso

Infrastrutture: il punto debole di una Sicilia sempre più isolata

giovedì 27 Marzo 2014

I Lions club hanno dibattuto sulle prospettive future dell’Isola quale euro-regione del Mediterraneo. La Via (Ppe): “Per favorire lo sviluppo non mancano le risorse, ma i progetti”

LENTINI (SR) – La Sicilia è duplicemente isola: sia rispetto a quel che concerne la conformazione geografica del suo territorio che vuole che essa sia una terra emersa interamente circondata dalle acque, ma anche rispetto al secondo significato che si nasconde dietro al verbo isolare: infatti, la Sicilia si isola producendo una situazione di stallo economico, sociale ma anche culturale.
Dunque, arretratezza economica e sociale, ma anche proposte di innovazione, crescita e sviluppo sono stati gli argomenti chiave del convegno organizzato dai Lions Club della zona 16 recante il titolo “La Sicilia euro-regione del Mediterraneo. Quali prospettive per il futuro?” tenutosi lo scorso sabato a Lentini.
Tra gli ospiti, Gerardo Diana (presidente Caa Confagricoltura), Giovanni La Via (docente di economia e politica agraria all’Università di Catania ed europarlamentare del Ppe), il nostro direttore Carlo Alberto Tregua e Antonio Pogliese (past governatore Lions Sicilia).
Ad aprire i lavori il Professore Massimo Paradiso, delegato responsabile del Tema di studio distrettuale, il presidente della Zona 16, Alfredo Beneventano Del Bosco, e i Presidenti dei Club Augusta Host, Roberto Tessariol, Lentini, Elisa Lombardo e Scordia-Palagonia-Militello V.C, Giacomo Medulla.
Moderatore il nostro direttore, che ha posto l’accento sulla principale causa dell’isolamento in cui graviamo, ossia le infrastrutture, anzi per essere più precisi la carenza di infrastrutture: “Per evitare l’isolamento della Sicilia, nel contesto del corridoio europeo Helsinki – La Valletta, è necessario mettere a punto in via prioritaria due reti ferroviarie ad alta velocità light consistente nel percorso di 200 km in un’ora e 20 minuti: la Salerno – Reggio Calabria e la Messina – Catania – Palermo. A questo riguardo è inevitabile non esprimersi sull’importanza fondamentale del ponte sullo Stretto, essenziale per unire le due infrastrutture su rotaie”.
“Pietro Ciucci (ex presidente della società dello Stretto) – ha continuato il nostro direttore – diceva che questa infrastruttura costerebbe ‘quasi niente’, poichè tutta l’opera dovrebbe costare 8 miliardi, ma il General contractor, che ha già firmato il contratto, dovrebbe investire sull’opera un importo pari a 5 miliardi. Dunque, il costo finale è pari a 3 miliardi, ma non è tutto. Infatti, poiché lo Stato ha già firmato il contratto, senza mai averlo eseguito, sta provocando un’iniziativa risarcitoria che potrebbe costare un miliardo. Se così fosse, questo manufatto costerebbe 2 miliardi. Rimane un mistero il perché non sia ancora all’ordine del giorno”.
A seguire troviamo l’intervento di Gerardo Diana che si è espresso sulla posizione dell’Isola che, se ben sfruttata, può diventare centrale anziché rimanere periferica: “Il Sud esiste, ma difficilmente facciamo sistema perché siamo ottimi solisti, abbiamo difficoltà a lavorare in squadra. Quando si parla di euro-regioni si deve capire se la Sicilia è al centro del mediterraneo o è la periferia del mediterraneo. Se ci muoviamo siamo al centro, altrimenti in periferia. In un momento di crisi rimanere fermi è andare allo sfacelo e avvicinarci alla Grecia. In attesa di fare il ponte non facciamo niente nemmeno per migliorare il sistema di traghettazione e gli altri mezzi di trasporto. La Puglia è più centrale di noi grazie all’alta velocità. Oltre alla difficoltà di trasporto delle persone fisiche, dobbiamo aggiungere quella delle merci. Il tutto va a favore della concorrenza e non fa altro che aumentare il gap economico”.
A dare il punto di vista europeo ci pensa Giovanni La Via che afferma: “Dove i progetti per le infrastrutture c’erano, le risorse sono state trovate. Il problema della Sicilia è che non esistono nemmeno i progetti. L’Europa continua a mandare risorse che non siamo in grado di impegnare. Rispetto al programma europeo 2007-2013 ancora il 50% dei fondi europei risulta non investito. Non siamo in grado di usare le risorse di cui si dispone e di recuperare il gap con le altre regioni”.
A conclusione dei lavori, è intervenuto il past governatore dei Lions Club Sicilia, Antonio Pogliese.
“La Sicilia nell’attuale situazione – ha dichiarato Pogliese – non può essere posta in posizione centrale rispetto al contesto europeo. Prendendo in considerazione la situazione economica possiamo rilevare quanto nella nostra regione sia catastrofica: già nel 2007, quando il Pil italiano era positivo, il prodotto interno lordo in Sicilia era negativo. Secondo gli ultimi dati forniti dalla fondazione Res ammonta a 336 milioni di euro il valore delle esportazioni per l’anno 2013, quindi poco più che briciole. Pertanto al fine di migliorare la situazione è necessario che ogni singolo componente della classe politica, sia al livello regionale che nazionale come anche europeo, si specializzi in una particolare disciplina, perché chi crede di fare tutto non fa niente”.

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