Il nuovo volto di Matteo Messina Denaro - QdS

Il nuovo volto di Matteo Messina Denaro

redazione

Il nuovo volto di Matteo Messina Denaro

giovedì 27 Marzo 2014

I nuovi connotati della primula rossa di Castelvetrano. Le Fiamme gialle hanno ricostruito il viso del boss trapanese grazie a un confidente di recente in contatto col malavitoso. All'interno tutte le immagini della ricostruzione

L’ultimo padrino latitante di Cosa Nostra, il boss trapanese Matteo Messina Denaro, ha un “nuovo” volto. Il Gico (Gruppi d’investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, grazie all’aiuto di un confidente, ha elaborato al computer un identikit del capomafia ricercato dal 1993. L’immagine del volto in possesso ora degli inquirenti non si discosta di molto dall’ultimo identikit realizzato dalla polizia. Il suo valore sta nel fatto che è stata preparata sulla base delle descrizioni fornite da una fonte confidenziale che è stata in contatto col padrino di recente.
 
 
L’identikit Capelli ancora scuri, una stempiatura più ampia del passato, leggermente appesantito: così appare il boss di Castelvetrano. Il confidente descrive, però, un capomafia senza più gli occhiali da vista: vera novità della ricostruzione rispetto alle precedenti che lo ritraevano con lenti spesse a causa della grave malattia alla retina di cui soffre. Per curarsi due volte Messina Denaro in passato sarebbe andato da un noto specialista spagnolo, in una clinica di Barcellona. Sentito dagli inquirenti, il medico avrebbe confermato la gravità della patologia ipotizzando che Messina Denaro sarebbe cieco da un occhio. Stempiatura più alta, appesantito, capelli ancora scuri nonostante i 52 anni: è l’ultimo identikit del capomafia trapanese Matteo Messina Denaro, latitante ormai dal 1993.
 
 
Le novità Il Gico della Guardia di Finanza l’ha elaborato al computer grazie alle descrizioni fornite da un confidente che, recentemente, ha incontrato il boss di Castelvetrano. L’immagine sarebbe stata diffusa alle forze dell’ordine impegnate da 21 anni nella ricerca del padrino. Unica vera novità rispetto alle ricostruzioni del passato – l’ultima venne elaborata dalla polizia grazie all’aiuto di collaboratori di giustizia e testimoni – sarebbe il fatto che Messina Denaro non porta occhiali. Le vecchie foto del boss lo immortalavano con grosse lenti: il capomafia è affetto da una patologia alla retina che lo ha costretto a recarsi da uno specialista spagnolo.
 
Il viaggio in Spagna Il medico, che ha una clinica a Barcellona, interrogato dagli inquirenti, confermò la serietà della patologia e ipotizzò che nel frattempo il capomafia fosse diventato cieco da un occhio. Il boss avrebbe fornito alla reception del centro oftalmico la sua vera data di nascita e rivelato la città di origine: Castelevetrano. Ma avrebbe detto di chiamarsi Matteo Messina, omettendo, dunque, il secondo cognome, Denaro . Fu il pentito, Vincenzo Sinacori, a dire per primo agli inquirenti che il capomafia soffriva della malattia. Il boss gli aveva rivelato che aveva intenzione di andare in Spagna per farsi visitare.
 
Breve e sanguinosa storia dell’ultimo padrino Ultimo capo di Cosa nostra ricercato, Messina Denaro, figlio dello storico padrino di Castelvetrano Ciccio, è un enfant prodige: a quattordici anni inizia ad usare le armi da fuoco e a diciotto fa il suo primo omicidio. Ad un amico avrebbe confidato: “con le persone che ho ammazzato, io potrei fare un cimitero’”. Da sempre nel cuore del boss Totò Riina e strenuo sostenitore della strategia stragista dei corleonesi, è stato condannato, tra l’altro, per gli attentati mafiosi a Roma, Firenze e Milano del ’93. Nonostante la vicinanza ai “viddani” di Corleone la sua immagine è ben diversa da quella dei vecchi boss di paese. Amante delle auto sportive e delle belle donne, soprannominato Diabolik per la passione per il famoso personaggio dei fumetti, fa affari con le estorsioni e con gli appalti, ma anche col traffico di droga e le operazioni imprenditoriali e finanziarie. Secondo gli inquirenti dietro il business dell’eolico in provincia di Trapani ci sarebbero i suoi capitali. Come suoi sarebbero i soldi investiti da prestanomi nella grande distribuzione alimentare: uno per tutti Giuseppe Grigoli, re dei supermercati Despar di mezza Sicilia a cui sono stati sequestrati beni per 700 milioni di euro. Un tesoro che, secondo gli inquirenti, sarebbe della primula rossa di Castelvetrano.

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