Risorgimento Sicilia, No ai privilegi - QdS

Risorgimento Sicilia, No ai privilegi

Carlo Alberto Tregua

Risorgimento Sicilia, No ai privilegi

venerdì 28 Marzo 2014

La Classe dirigente nelle piazze

Abbiamo più volte pubblicato l’elenco dei siciliani danneggiati (4,5 milioni) a fronte di quelli privilegiati (500 mila) e non lo ripetiamo. In Sicilia, si è formata una cricca di potere che ha messo insieme la parte malata di ceto politico e ceto burocratico, imprenditori, dipendenti e pensionati privilegiati. Dall’altra parte, la stragrande maggioranza, politici e burocrati onesti e capaci, imprenditori che si sacrificano e producono ricchezza e occupazione, dipendenti devoti alla causa comune, che contribuiscono decisamente al benessere delle aziende.
Questo è lo scenario. Non è più possibile sopportare la prepotenza, l’illegalità, l’egoismo di una minoranza di siciliani che mettono in cima ai loro comportamenti il proprio interesse privato negando e allontanando quello generale.
Questo è il nocciolo della questione. Ecco perché abbiamo ritenuto di creare il simbolo Risorgimento Sicilia e di promuovere la Campagna etica 2014, che hanno lo scopo di svegliare le coscienze della Classe dirigente dormiente, di indicare la strada dello sviluppo e dell’occupazione, di promuovere la consapevolezza che, se tutti non perseguiamo l’interesse generale, ne avremo grande danno.   

La vera questione riguarda le corazze che le corporazioni privilegiate adottano per mantenere lo status quo. Come fare a perforarle, a mandare a casa tanta gente inqualificabile che occupa illecitamente posti di responsabilità? Come fare a indurre un ceto politico discreditato (in Assemblea regionale vi sono ben 31 consiglieri indagati)?
La risposta è una sola e parte dalla considerazione che le classi meno abbienti non sono nelle condizioni di esercitare l’opportuna pressione sulle corazze indicate, né di far pervenire la propria indignazione a chi si nasconde dietro di esse.
E allora? Chi ci deve pensare? La Classe dirigente siciliana: quella del mondo del lavoro (imprenditori e sindacalisti), del mondo bancario, del mondo delle professioni e, perché no?, dei bravi dirigenti pubblici (tanti), ma che ancora non hanno preso la decisione di gridare contro chi non vuole che nella pubblica amministrazione prevalgano i valori di merito e responsabilità.
Questo è il senso della linea editoriale che perseguiamo da oltre un terzo di secolo.
 

In ognuno dei nove capoluoghi delle province geografiche (quelle politiche sono state abrogate) il QdS sarà presente, avendo cominciato il 15 febbraio a Catania, proseguendo il 5 di aprile a Palermo, e così via fino al termine del corrente anno.
Ma intanto arrivano le elezioni europee del 25 maggio prossimo. In quell’occasione i siciliani, come gli altri italiani, sono chiamati ad esprimere col voto la propria volontà. Stolti sono quegli elettori che non vanno a votare perché così alimentano il malaffare supportato dalle truppe cammellate di chi organizza il consenso ai fini di tutelare i propri interessi.
È invece un dovere recarsi alle urne, dentro le quali bisogna esprimere la protesta con l’unico strumento democratico. Qual è questa protesta? Scrivere sulle schede un NO grande e ben visibile con la quale la scheda viene annullata. Un NO ai partiti che non si rinnovano, un NO ad un inutile movimento di protesta qual è quello del Comico genovese, un NO all’astensionismo che depaupera il diritto democratico al voto.  

In questa fase, nella quale il disastroso scenario della Sicilia sembra senza soluzioni, bisogna far capire all’attuale ceto politico che deve andare a casa, bisogna far capire che l’Assemblea regionale va sciolta subito col conseguente commissariamento e nuove elezioni entro 3 mesi, bisogna far capire che l’epoca in cui interessi personali hanno prevalso su quelli generali è finita.
Sembra non corrispondente alla necessità attuale utilizzare le elezioni europee per cacciare il ceto politico inconcludente che sta governando la Sicilia. Sembra fuorviante che, attraverso la protesta, che nell’urna si esprime con un NO grande, si indichi l’abrogazione dello Statuto dei privilegiati. Però non c’è un’altra via per ribaltare l’attuale subalternità di una parte della classe dirigente che resta prona pur di ingrassare.
È, infatti, proprio la gran parte della classe dirigente che deve agire e deve sostenere questa Campagna del NO, unica via per cambiare.
“Senza rompere le uova non si può fare la frittata” (Lenin, 1870-1924).

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017