Regione fallita perché ha disamministrato - QdS

Regione fallita perché ha disamministrato

Carlo Alberto Tregua

Regione fallita perché ha disamministrato

martedì 01 Aprile 2014

Commissariarla per risorgere

Anche il rapporto della Confcommercio sulle Regioni punta il dito accusatorio contro quella siciliana per lo scandaloso spreco di risorse, destinate ad inutili dipendenti ed altri clientes, anziché ai lavoratori veri ed alle attività che creano ricchezza.
A Cernobbio, l’11 marzo è stato pubblicato l’elenco della spesa per cittadino delle Regioni. La Lombardia spende 2.651 euro, la Sicilia 3.790, cioè il 40 per cento in più. Peraltro, nelle nostre numerose inchieste che confrontano una serie di parametri della Lombardia con quelli siciliani, risultano evidenti le differenze, purtroppo tutte negative per  questa Regione.
In Sicilia si pagano stipendi a destra e a manca senza alcun riferimento ai servizi che dovrebbero produrre dipendenti e dirigenti della Regione, i quali, vergogna delle vergogne, percepiscono i premi di risultati anche quando non conseguono i risultati. 
Non è che spendere di più significhi avere migliori servizi. Tutt’altro. è spendendo di meno, ma con una maggiore efficienza, che i servizi migliorano.

La Regione clientelare, per non dire altro, dei Cuffaro e dei Lombardo, e quella priva di progetti e di realizzazioni dell’attuale Presidente, ha creato 34 contenitori, cioè società partecipate nelle quali ha infilato circa novemila dipendenti, che non hanno mai superato alcun concorso. Sono stati assunti per chiamata diretta, sulla base presunta di raccomandazioni. Altri novemila, quindi, privilegiati perché raccomandati.
La denuncia di Confindustria Sicilia e del suo presidente Antonello Montante sui dirigenti compari è gravissima. Ma ancora più grave è quella della Cgil Sicilia e del suo segretario Michele Pagliaro, che nel congresso regionale del 25 marzo, ha puntato il dito sull’inconsistenza dell’azione dell’attuale giunta di governo e contro un’Assemblea regionale litigiosa che vola rasoterra.
Non si capisce come un Presidente inconcludente possa gestire la situazione finanziaria ed economica della Regione anche come assessore all’Economia. Infatti, fino ad oggi, dopo le dimissioni di Luca Bianchi, avvenute il 19 marzo, il Presidente della Regione non ha ritenuto di nominare un nuovo assessore, cui affidare la difficilissima delega.

 
Non risulta che il Presidente abbia competenze giuridiche, amministrative, finanziarie e tributarie, necessarie per mettere mano ai volutamente complicati conti della Regione, dentro i quali vi sono porcherie di ogni tipo, inserite per decenni da un ceto politico e da una classe burocratica corrotti.
Gli diamo un consiglio non richesto: nomini un professionista della McKinsey o della Arthur Andersen, cui dare carta bianca per rimettere in ordine i conti, tagliare la spesa improduttiva e girare le risorse, così recuperate, a co-finanziare i fondi Ue, ad aprire i cantieri, a supportare le attività produttive, a sviluppare finalmente il turismo con la creazione, in un anno, di centomila posti di lavoro.
E se poi non vuole prendere un professionista internazionale o nazionale di quel livello, che gli costerebbe tanto, può sempre ricorrere a una delle quattro o cinque personalità siciliane di grande capacità (ci sono), che farebbero l’assessore a costo zero, a condizione di avere le mani libere.

Ecco su che cosa si dovrebbe concentrare l’attenzione delle Associazioni imprenditoriali, dei Sindacati, degli Ordini professionali, dei Club service, delle Associazioni di consumatori e ambientaliste e di tutte le altre parti della Classe dirigente. Dovrebbero mettere il Presidente con le spalle al muro, perché nomini assessore non un partitocrate, non un incompetente, bensì un grande professionista internazionale, nazionale o siciliano (quest’ultimo, ripetiamo, a costo zero).
Non crediamo che il Presidente sia capace di questa svolta, perciò non rimane altro che commissariare la Sicilia perché tecnicamente fallita, perché è inadempiente verso il sistema delle imprese non pagando i debiti portati dalle fatture, perché incapace di ribaltare la situazione comatosa e perché continua a contabilizzare cifre false.
In questo quadro, non comprendiamo il silenzio sul commissariamento di Cancelleri (M5S), Musumeci e D’Asero (opposizione). Gli conviene prolungare il caos?

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