Prima erano rifiuti, ora risorsa: dalle Egadi una lezione green - QdS

Prima erano rifiuti, ora risorsa: dalle Egadi una lezione green

Rosario Battiato

Prima erano rifiuti, ora risorsa: dalle Egadi una lezione green

mercoledì 02 Aprile 2014

Progetto Enea per l’utilizzo della Posidonia oceanica spiaggiata nei mesi invernali, riducendo gli spazi turistici. Dalla biomassa le stuoie biodegradabili al 100% e la produzione di compost

ROMA – Turismo sostenibile, tecnologia avanzata, biomassa e riciclo. Termini che adesso sono collocabili in un unico grande insieme verde grazie al progetto Ge.Ri.N (Gestione Risorse Naturali), il programma nato per la salvaguardia dell’habitat naturale e per il recupero eco-compatibile dei resti di Posidonia oceanica, pianta endemica del Mar Mediterraneo, che il mare deposita in grandi quantità sugli arenili. L’operazione è stata condotta nelle Isole Egadi.
L’attività, finanziata dal Miur (art.2, comma 44, Legge 23 dicembre 2009 – Legge Finanziaria 2010) e coordinata dall’Unità Tecnica Tecnologie Ambientali dell’Enea, fa parte del progetto “Ecoinnovazione Sicilia”.
Questa specie di "pianta del mare" si trova solo nel Mar Mediterraneo, occupando un’area intorno al 3% dell’intero bacino (corrispondente ad una superficie di circa 38.000 km2), e rappresenta una specie chiave dell’ecosistema marino costiero. L’esistenza di una prateria di Posidonia è data dalla presenza di masse di foglie in decomposizione (dette banquette) sulla spiaggia. Questa particolare alga ha un ruolo determinante nella protezione delle spiagge dall’erosione, mentre le foglie di posidonia spiaggiate sono da considerare rifiuti solidi e devono quindi essere smaltite. In tal senso il materiale vegetale può essere utilizzato tramite compostaggio per la produzione di "ammendante compostato verde", così come previsto nel D. Lgs. 29 aprile 2010 n. 75 ("Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88").
“La grande quantità di biomassa che si accumula durante i mesi invernali sulle spiagge – si legge in una nota dell’Enea – riduce gli spazi per la balneazione e alcuni turisti la considerano un fattore di degrado che limita lo sviluppo turistico ed economico delle località balneari, ed in particolare nelle piccole isole dove il valore economico delle spiagge è molto più alto rispetto alla media nazionale”. Fino ad oggi le operazioni compiute per liberare le spiagge consistevano nella raccolta e nell’invio in discarica. Adesso, invece, col progetto Ge.Re.N, vengono utilizzate per realizzare delle stuoie, biodegradabili al 100%.
Il progetto Ge.Ri.N si pone anche l’obiettivo della salvaguardia dell’habitat del fondo marino di Favignana, con il ripristino delle praterie di Posidonia oceanica degradata a causa degli ancoraggi o dello strascico in quelle aree sotto costa. "Grazie alla proficua collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, presso l’isola di Favignana – ha comunicato l’Enea – le bio-stuoie riempite di Posidonia sono state immerse alla profondità di 10 metri in un tratto di fondale antistante Cala Azzurra, dove la prateria di Posidonia è particolarmente danneggiata".
Ma non finisce qui, perché il progetto GE.RI.N si pone infine l’obiettivo di utilizzare i resti delle piante marine per la produzione di compost per fini agricoli. “Si tratta di un’innovazione di processo e di prodotto che permette di coniugare le esigenze ambientali, sociali ed economiche delle località balneari, consentendo di migliorare i servizi turistici con una gestione sostenibile delle spiagge, che vengono restituite alla fruizione dei bagnanti, e che ha ritorni anche occupazionali a livello locale". Il progetto Ge.Ri.N ha anche ottenuto il Premio “Green Coast Award 2013”, classificandosi al terzo posto.

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