A forza di occuparsi delle proprie cose, e mai di quelle di interesse pubblico, i siciliani oggi sono in braghe di tela. Non si vede la luce in fondo al tunnel e quella che si potrebbe eventualmente vedere è la spia della colonnina del pedaggio.
Se i siciliani non si sdegnano contro i privilegiati perché raccomandati, coloro che consumano risorse pubbliche pagate faticosamente da altri siciliani che lavorano, la situazione non potrà mutare. Né punto, né poco.
Ora e subito, va provocato uno shock nell’opinione pubblica, affinché si ponga come obiettivo di portare in prima linea quei siciliani bravi e capaci, che sono la stragrande maggioranza, anche nel settore pubblico.
È una sana, efficiente e organizzata burocrazia che può diventare il motore dello sviluppo. Ma una burocrazia non è sana se al suo interno i pilastri del funzionamento non sono improntati sui valori di merito e responsabilità. In altre parole, i bravi professionisti devono essere posti nei livelli di comando e quelli scadenti mandati a casa con tanti ringraziamenti. Ringraziamenti perché così non faranno più danno.
È arrivata l’ora in cui i privilegi debbono essere azzerati senza guardare in faccia i privilegiati, che ancora non capiscono come sia finita la loro epoca. Cacciarli a pedate nel sedere e chiedere loro di restituire quanto hanno indebitamente percepito in questi decenni.
Perché indebitamente? Perché non vi è stato l’onesto rapporto tra stipendi e risultati. Dipendenti e dirigenti pubblici hanno incassato regolarmente, fino a oggi, i loro emolumenti senza rendere conto del loro operato e, soprattutto, senza rendere conto dei risultati, sistematicamente non raggiunti.
Non c’è altra strada che quella di portare i bravi siciliani nei posti di responsabilità. Ce ne sono tanti, non raccomandati e quindi non privilegiati, che devono essere chiamati. Continuare a tenerli in naftalina è un comportamento grave che sconteranno tutti i siciliani.
Ora bisogna nuovamente reagire, non tanto nei confronti di invasori, ma nei confronti di chi ha governato e continua a governare quest’Isola, succhiando il sangue al popolo per destinarlo a qualche centinaia di migliaia di privilegiati, che vivono molto bene, non perché sono capaci ma perché sono parassiti. E come tutti i parassiti vanno eliminati dal consesso civile e restituiti alla melma da cui sono provenuti.
Svegliare l’orgoglio dei siciliani bravi. Ci vuole un coro dei siciliani perbene, di quelli che lavorano onestamente e guadagnano onestamente. Quando i posti di responsabilità sono occupati da persone indegne è la Classe dirigente che deve reagire, almeno quella parte che non è collusa, che non è corrotta, che non è connivente con chi ha distrutto la Sicilia.
Per fortuna, quest’Isola ha formidabili armi e strumenti per potere Risorgere. Le proprie ricchezze ambientali, paesaggistiche e climatiche non temono concorrenza, ma bisogna metterle a reddito con un’efficiente organizzazione e con iniziative continue basate su eventi di carattere internazionale, capaci di attrarre movimenti di affari e turisti.
L’agricoltura va risollevata con investimenti su processi innovativi, sviluppando l’agroenergia e l’energia da fonti rinnovabili. Ancora, zootecnia di qualità, linea del legno e impianti per la produzione di energia a base di Rsu (Rifiuti solidi urbani).
Il presidente della Regione si svegli dal suo torpore e abbia l’intuito di capire che non è in condizioni di fare l’assessore all’Economia. Se vuole evitare il commissariamento per disastro finanziario nomini subito un grande professionista a quell’assessorato, pagato o a costo zero. Oppure si dimetta!