Sistema di cure transfrontaliere al via - QdS

Sistema di cure transfrontaliere al via

Serena Giovanna Grasso

Sistema di cure transfrontaliere al via

giovedì 03 Aprile 2014

La direttiva europea 24/2011, recepita con D.lgs. 38/2014 e pubblicata sulla Guri n.67 del 21 marzo, entrerà in vigore il 5 aprile. Il ministero della Salute dovrà garantire informazioni on line su costi e qualità dei servizi ospedalieri

PALERMO – Sarà in vigore dal 5 aprile il decreto sulle cure transfrontaliere, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 febbraio e pubblicato in Gazzetta ufficiale n.67 il 21 marzo 2014. Dunque, il decreto legislativo n.38 del 4 marzo attua la direttiva europea 24/2011, il cui mancato recepimento ha precedentemente comportato l’apertura di una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia.
Adesso il paziente potrà scegliere in libertà la regione e lo stato in ambito europeo dove ricevere le cure di cui necessita. Ad aiutare il malato nella scelta interviene il punto di contatto nazionale per l’assistenza sanitaria transfrontaliera istituito presso il ministero della Salute.
Il seguente punto di contatto fornisce le informazioni inerenti agli standard e orientamenti di qualità e sicurezza definiti dalla normativa vigente nel territorio nazionale, ma anche le informazioni sull’accessibilità agli ospedali per i disabili, le disposizioni sulla vigilanza e sulla valutazione dei prestatori di assistenza sanitaria.
Così, grazie al punto di contatto nazionale, i pazienti residenti nell’ambito dell’Unione europea possono accedere alle informazioni riguardanti le opzioni terapeutiche disponibili e possono altresì conoscere qualità e sicurezza dell’assistenza sanitaria. Al contempo i prestatori di assistenza sanitaria sono tenuti a fornire fatture trasparenti e informazioni altrettanto trasparenti sui prezzi e sul proprio stato di iscrizione o autorizzazione, che permette di definirli tali, a cui è correlata la copertura assicurativa. Proprio per quel che riguarda la trasparenza dei prezzi, è d’obbligo precisare che i prestatori di assistenza sanitaria sono tenuti ad applicare le stesse tariffe sia che si tratti di pazienti di un altro stato membro dell’Unione europea, sia che si tratti di pazienti nazionali.
Il portale del ministero della Salute rende accessibili ai visitatori le informazioni sul punto di contatto nazionale, comprensive dei relativi recapiti. Per facilitare tale percorso informativo anche le regioni e le province autonome possono istituire propri punti di contatto regionali e trasmettere ogni riferimento ed informazione al punto di contatto nazionale.
Dunque, è possibile affermare che il portale del ministero della Salute dovrà adempiere ad una funzione quasi pubblicitaria, valorizzando i principi comuni condivisi dai sistemi sanitari di tutti i Paesi dell’Unione europea e le attività svolte dai servizi sanitari regionali. Ma al contempo è il medesimo portale a promuovere la cooperazione con gli altri stati membri dell’Unione europea in materia di assistenza sanitaria. È strettamente compito del ministero della Salute assicurarsi che le informazioni precedentemente elencate siano facilmente accessibili e rese disponibili anche alla fruizione di persone con disabilità sul proprio portale.
Così, oltre alle informazioni anzidette occorre che il paziente sia portato all’ulteriore conoscenza dei propri diritti, inerenti le procedure di denuncia, i meccanismi di tutela conformi alla legislazione nazionale e le possibilità giuridiche ed amministrative per risolvere le varie ed eventuali controversie. In particolare, riferendoci ai soggetti che godono di una copertura assicurativa in Italia e intendono sottoporsi a prestazioni mediche oltre i confini dello Stivale, possiamo affermare che è compito del punto di contatto nazionale diffondere tutte le delucidazioni che ineriscono i termini e le condizioni di rimborso dei costi e le procedure di accesso e definizione sui mezzi di ricorso e tutele nel caso di lesione dei diritti appena citati.
Nonostante le premesse senz’altro positive che investono i pazienti consequenzialmente al recepimento della direttiva, non sono affatto pochi i soggetti che nutrono dei dubbi, specialmente per quel che riguarda le conseguenze che rovinosamente si potrebbero ripercuotere, non tanto sul sistema sanitario nazionale, quanto su quello siciliano che vedrebbe ampiamente ridotte le fila dei propri pazienti.

Punto di vista di Anselmo Madeddu (ordine dei medici di Siracusa)
Così, Anselmo Madeddu (presidente ordine dei Medici di Siracusa) ha dichiarato alla penna del QdS quanto segue: “È vero che il rischio della maggiore fuga sanitaria all’estero può senz’altro essere compensato dalla maggiore attrazione che potrebbero invece esercitare le strutture di eccellenza italiane, ma è anche vero che queste ultime sono fortemente concentrate solo in alcune aree ‘forti’ del Paese, prevalentemente al Nord, con due possibili effetti negativi. Da un lato l’aumento delle liste di attesa derivanti dall’incremento della domanda generata dall’attrazione transfrontaliera e dall’altro l’ulteriore indebolimento del sistema sanitario nelle aree più deboli del Paese, ivi compresa la Sicilia. Dunque, servono dei correttivi per evitare di peggiorare il gap tuttora esistente tra l’offerta sanitaria del Nord e quelle delle aree più deboli del Meridione. La verità è che l’unica arma per contrastare i rischi appena illustrati è quella della competitività delle nostre strutture che passa attraverso una riorganizzazione del modello sanitario. Ma è altrettanto vero che l’altra parola d’ordine, accanto a ‘competitività’ è quella di ‘informazione’. Ed in tal senso il portale web diventa uno strumento fondamentale. Un processo di comunicazione deve poter mettere il cittadino in condizione di saper scegliere le prestazioni migliori alle tariffe più convenienti. Solo allora il circolo virtuoso generato dalle politiche di comunicazione e di competitività farà sì che le leggi del libero mercato siano funzionali alle migliori opportunità dei cittadini e non solo al servizio del cinico profitto”

Punto di vista di Giovanni Merlino (ordine dei medici di Palermo)
 Concorde nell’affermare che il sistema di cure transfrontaliere possa fungere da ottimo stimolante per la Sicilia è stato Giovanni Merlino (vicepresidente ordine dei medici di Palermo) che ha affermato: “Per quanto ci riguarda possiamo dire che la medicina generale siciliana ha sempre contrastato le fughe spesso tanto ingiustificate quando non francamente perniciose (basti andare a rileggere le recenti cronache su prestigiose strutture sanitarie settentrionali). In ogni caso la migliore iniziativa contro le fughe è e rimane quella di dedicare tempo e attenzione ai propri pazienti.

Punto di vista di Salvatore Castorina (Policlinico Cdc Morgagni Catania)

Infine, il parere di Salvatore Castorina, presidente emerito del Policlinico Cdc Morgagni di Catania è nettamente negativo, poiché vede nelle possibilità di cure transfrontaliere un sempre più ampio afflusso agli istituti del Nord, come quelli lombardi, in  più aggiunge: “La libertà transfrontaliera allo stato non attirerà pazienti sulla nostra regione destinata ad impoverirsi perché, anche se dotati di buoni medici e adeguata tecnologia, il nostro Dna non ci consente alcuna progettualità organizzativa di massa concorrenziale. Le macchie di leopardo non ci porteranno lontano”.

 

 
Sanità nell’Isola, occorre sfruttare la posizione geografica e superare le barriere linguistiche ed informatiche

Abbiamo chiesto il parere del presidente di Aiop Sicilia, Barbara Cittadini, sul decreto legislativo – approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio- che ha recepito la direttiva europea n. 24/2011 sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, che permetterà ai cittadini dell’Unione Europea di spostarsi per ricevere un’assistenza di qualità in altri Paesi.
Presidente, crede che questa novità potrebbe rappresentare un’ulteriore perdita per la Sicilia, incentivando i pazienti non solo a lasciare l’Isola ma anche lo stesso Stivale?

“Vorrei fare una premessa. I pazienti europei beneficiano già, grazie alla precedente normativa dell’Ue, di alcuni importanti diritti, come il diritto a ricevere assistenza in un altro Paese dell’Unione, grazie alla tessera di assicurazione sanitaria europea; il diritto al rimborso delle cure fruite in uno Stato europeo diverso da quello di origine, alle condizioni specificate dalla Direttiva specifica in materia; il diritto ad ottenere una prescrizione medica riconosciuta come valida in tutti i Paesi dell’Ue.
È, però, indiscutibile che la Direttiva porrà i sistemi sanitari nazionali in concorrenza tra loro e con essi le strutture sanitarie che vi operano, innescando un virtuoso benchmarking a vantaggio dei pazienti. Certamente, il rischio che i cittadini emigrino verso altri paesi europei esiste per la Sicilia e per l’intero Paese. Ma la direttiva pone una sfida che abbiamo il dovere di raccogliere: migliorare il Servizio sanitario nazionale e regionale, valorizzare le nostre eccellenze, essere competitivi per attrarre pazienti ed investimenti. Il privato essendo, per sua natura, maggiormente flessibile, rispetto al pubblico, si adatta meglio e più velocemente alle esigenze di mercato. A mio avviso, quindi, la direttiva 24/2011 è un’opportunità per quel privato di qualità, che può confrontarsi e competere con il pubblico e soprattutto con i sistemi sanitari degli altri Paesi europei.
Secondo quanto emerso da uno studio dell’Università Bocconi, gli elementi che favoriscono l’accoglienza di pazienti provenienti da altre nazioni sono: costo, qualità, disponibilità e tempestività delle prestazioni (sia nel Paese di origine che in quello di cura). Rilevanza non secondaria hanno i fattori geografici, come la prossimità, i movimenti turistici, la mobilità residenziale legata al pensionamento e fattori amministrativi, come l’incentivazione e gli accordi con gli assicuratori. Di contro, barriere, che possono ostacolare la mobilità sanitaria, sono le carenze informative, l’assenza di garanzie di qualità, di sicurezza e di continuità delle cure, lo sviluppo inadeguato dell’e-Health e le difficoltà burocratiche. Pertanto, ritengo che in Italia e in misura maggiore in Sicilia esistono, allo stato attuale, fattori positivi: l’elevato afflusso turistico, la qualità medico-sanitaria, la posizione strategica, il clima, un settore termale ben sviluppato ecc. Però al contempo persistono alcune debolezze legate alle barriere linguistiche esistenti, all’insufficiente sviluppo dell’informatica sanitaria, alla sottovalutazione del nostro sistema all’estero; tutti elementi che potrebbero costituire un impedimento nella competizione con altri sistemi, ritenuti più sicuri e performanti o con altri Paesi, come la Spagna, competitivi sul piano dell’attrattività ambientale. Pesano, inoltre, in maniera negativa gli scandali della “mala sanità” che vengono sovente ed ingiustamente generalizzati.
Va rilevato che in Italia, nel 2010, si è registrato un deficit nella bilancia commerciale-sanitaria di 76.879.376 €: la percentuale di pazienti italiani che si sono fatti curare all’estero è stata maggiore rispetto a quella dei cittadini stranieri che hanno scelto di curarsi nel nostro sistema sanitario, sebbene il nostro Paese continui ad avere una grande attrattiva.
Occorrerebbe in primo luogo la mappatura e la valorizzazione dell’offerta inclusiva delle strutture e dei medici specialisti, la sottoscrizione di convenzioni con assicurazioni estere, la predisposizione di percorsi integrati, l’attivazione di un portale, che presenti l’offerta disponibile, come richiesto, anche, per l’attivazione dei punti di contatto nazionali, previsti dalla Direttiva europea”.
 Da qualche settimana è attivo il portale dovesalute.gov.it, l’Aiop si sta attivando per inserire le proprie strutture sul portale?
“L’Aiop si è già attivata ed ha preso contatti con il Ministero, al fine di registrare le proprie strutture nel sito. Ma, attualmente, è stato possibile inserire soltanto gli IRCSS. Nel nostro comparto ci sono molte strutture competitive, in grado di attrarre pazienti dall’Europa. È, però, importante comprendere quali parametri saranno utilizzati dal Ministero per valutare, oggettivamente, le strutture pubbliche e private. Vi è il rischio che possano essere adottati criteri non applicabili, anche alle migliori strutture private, così come vi è il rischio che qualcuno registri giudizi negativi, poco attendibili, nel caso in cui si lasci nel sito la possibilità di fare esprimere giudizi ai lettori.
Ritengo, poi, che questi siti vadano resi funzionali alle esigenze degli utenti e debbano anche prevedere la possibilità di prenotazione on-line, indicare tempi di attesa aggiornati, essere accessibili dagli smartphone, mostrando gli ospedali nella zona, le prestazioni, gli orari e i tempi di attesa.
In tal modo, il turismo medico-sanitario potrà essere, anche, un’opportunità,per il sistema sanitario italiano e siciliano, per attrarre risorse finanziarie.
L’Aiop nazionale sta, inoltre, elaborando un progetto per attivare un circuito, al quale potranno aderire le strutture associate, che avrà come finalità quella di realizzare un Infopoint del privato e promuoverlo sul mercato europeo”.

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