Riqualificare i volenterosi pubblici dipendenti - QdS

Riqualificare i volenterosi pubblici dipendenti

Carlo Alberto Tregua

Riqualificare i volenterosi pubblici dipendenti

giovedì 03 Aprile 2014

Sbagliato prepensionare per assumere

La ministra della Funzione pubblica, Maria Anna Madia, ha ribaltato l’obiettivo di tagliare la spesa pubblica anche mediante l’eliminazione dalle piante organiche di 85 mila dipendenti pubblici in cinque anni. Ha detto, invece, che parte di essi saranno prepensionati, in modo da assumere i giovani.
Il conto non torna. Il commissario straordinario per la riduzione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, ha proposto il taglio di 85 mila dipendenti pubblici, non la loro sostituzione. è un non-senso prepensionare per assumere: la spesa non cambia di molto.
Non si capisce la ratio dell’annuncio della ministra, in palese contrasto con l’azione di governo che sul taglio della spesa improduttiva conta per le manovre che intende fare.
Per chi non lo sapesse, ricordiamo che la Grecia, che ha attraversato il periodo peggiore della sua storia recente, dopo i pesantissimi tagli imposti dalla Troika (Bce-Fmi e Ue) ha ricominciato il percorso di crescita.

La scorsa stagione turistica è stata la più florida degli ultimi dieci anni, perché gli operatori del ramo si sono rimboccati le maniche e hanno dimezzato i prezzi. I professionisti hanno tagliato i propri emolumenti, gli imprenditori hanno lavorato in pareggio senza utile, ma anche senza perdita.
L’enorme esercito di dipendenti pubblici è stato assottigliato di ben 25 mila unità e a quelli rimasti al lavoro è stato ridotto lo stipendio del 30 per cento. Nessun pezzo della società greca è stato risparmiato dalla crisi.
Anche i risparmiatori hanno visto falcidiati i propri soldi, perché il valore dei bond greci è stato ridotto di tre quarti. Il relativo danno è stato sopportato anche dagli investitori stranieri, che avevano inopinatamente acquistato tali bond.
Si dirà che l’Italia non è nelle condizioni della Grecia. Dubitiamo di questa opinione. Se qui non si passa dal governo dei privilegiati a quello dei cittadini, la situazione non potrà cambiare.
Bene fa Renzi a rivolgersi direttamente a essi, tagliando fuori le cinghie di trasmissione e le corporazioni, che fanno di tutto per conservare i loro privilegi, lavorando sotto traccia per impedire le riforme strutturali di cui ha urgente bisogno il nostro Paese. Senza di esse non si va da nessuna parte.

 
La prima riforma riguarda la Pubblica amministrazione, dentro la quale vi sono valorosi dirigenti e dipendenti che debbono essere portati ai massimi livelli, in modo che emerga il loro merito e la loro capacità.
È assurdo pensare, come la ministra Maria Anna Madia, a nuove assunzioni, quando vi è un esubero di oltre 100 mila persone dentro la Pa. Sarebbe invece logico che alla indispensabile mobilità interna si accoppiasse una intensa attività di moderna formazione e riqualificazione professionale per rendere capaci i dirigenti e i dipendenti che ne hanno voglia. Gli altri vanno emarginati e via via estromessi.
La Pubblica amministrazione italiana ha bisogno di professionalità, che si sono rarefatte. Ecco perché sono indispensabili veri corsi di formazione, in modo che si estenda a macchia d’olio la digitalizzazione di tutte le procedure con l’abolizione della carta, che ha un costo non solo in termini di cellulosa, ma anche per gli spazi che occupa e per i tempi di trasmissione antidiluviani.

Nel nostro Paese c’è bisogno di una burocrazia snella, motivata, efficiente e organizzata. Una burocrazia al servizio dei cittadini, che porti la propria voce presso le loro case, evitando di doversi recare negli uffici pubblici con resse, file e attese degne di altri tempi.
È ovvio che per riqualificare la burocrazia ci vuole un ceto politico altrettanto riqualificato, non solo meritevole ma anche onesto, che bandisca la corruzione da ogni ganglo pubblico e che insegua e punisca i corrotti.
Per selezionare un ceto politico così descritto, occorre che i cittadini ritornino a fare i cittadini, cioè scelgano con cognizione di causa chi li debba rappresentare a livello europeo, nazionale e locale, mettendo fuori gioco tutti quei candidati che non hanno saputo onorare il proprio incarico e tanti altri, neofiti, inconcludenti e incapaci, perché non hanno alcuna preparazione.
Il ceto politico, cioè il legislatore, deve semplificare le procedure, riducendo all’osso i tempi necessari per l’emissione dei provvedimenti richiesti, da intendersi approvati se non negati entro 30 giorni.

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