L’alimentazione per sconfiggere il cancro - QdS

L’alimentazione per sconfiggere il cancro

Stefania Zaccaria

L’alimentazione per sconfiggere il cancro

domenica 06 Aprile 2014

Il caso di Antonio guarito con dieta vegana. Scomparsa una metastasi al cervello eliminando proteine e grassi di origine animale e zuccheri raffinati

MILANO – “Se noi ci ammaliamo, aumenta il Pil, c’è crescita, diminuisce lo spread. La sanità è la più grande industria nazionale e non c’è, direttamente, un interesse economico nei confronti della prevenzione”. Franco Berrino, già direttore del dipartimento di Medicina preventiva e predittiva all’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, lo ha detto qualche giorno fa alla trasmissione televisiva Le Iene. Si tratta di un’affermazione molto importante e allo stesso tempo che ci impone una riflessione soprattutto se è collegata al controverso rapporto tra alimentazione e malattie, di cui ci siamo già occupati lo scorso 21 marzo.
 
L’argomento, portato alla ribalta dalla trasmissione di Italia 1, è stato affrontato attraverso la storia di un paziente che, dopo aver effettuato alcune sedute di radioterapia per una metastasi al cervello, si era affidato a un’alimentazione vegana per sconfiggere definitivamente il problema. Dopo le sedute radioterapiche, infatti, il tumore si era ridotto ma non era scomparso: solo dopo una rigorosa alimentazione vegana, effettuata sotto il controllo di una nutrizionista oncologica, il cancro era completamente sparito.
Stabilire con certezza quale delle due ‘cure’ sia risultata realmente efficace è difficile dirlo e i pareri dei medici sono abbastanza discordanti. Tralasciando il caso specifico, comunque, sembra ormai appurato che una corretta alimentazione possa seriamente garantire un buon stile di vita e, allo stesso modo, evitare determinati cibi può aiutare a prevenire determinati problemi.
“Una dieta sana e varia, ricca di frutta e verdure di diverso colore e qualità, di cereali integrali e legumi e povera di farine raffinate e zuccheri semplici oltre che di carne rossa, in particolare salumi e insaccati – ha riferito al QdS Lucilla Titta, nutrizionista e ricercatrice presso lo Ieo (Istituto europeo di Oncologia), collaboratrice da anni del professore Umberto Veronesi – è in grado non solo di prevenire l’insorgenza di cancro ma anche di integrare la terapia in diversi stadi della malattia. È inoltre riconosciuto che uno stile alimentare di questo tipo può fornire all’organismo vitamine, sali minerali e altri composti benefici che difendono l’organismo dal cancro e da altre patologie croniche”.
È lo stesso Veronesi, uno degli oncologi più famosi del mondo, a sostenere in primis, già anni fa, che “l’alimentazione è la miglior medicina” e che le dimostrazioni di questo presupposto sono numerose. La comunità scientifica, in effetti, discute tanto sulla possibile correlazione tra alimentazione e malattia e lo fa attraverso convegni e incontri. In uno di questi, riportato fra l’altro da Le Iene, anche il biologo nutrizionista oncologico Armando D’Orta rimarca i benefici che si possono avere grazie all’alimentazione nei pazienti malati di cancro e lo fa citando il Nobel Otto Heinrich Warburg che, negli anni ’30, ha studiato la cellula del cancro e l’ambiente ad essa favorevole, approfondendo il discorso dell’alcalinità e dell’acidità. A distanza di oltre ottant’anni, però, di tutto ciò si parla ancora poco. Si tratta di una scarsa informazione a riguardo o di una sorta di ostruzionismo effettuato dal mondo farmaceutico che, magari, tenta di ‘imporre’ prima di tutto terapie convenzionali e farmaci? “Non condivido affatto teorie complottiste – ha sottolineato la nutrizionista Lucilla Titta – Certo, la prevenzione nutrizionale è materia molto recente ed è ancora difficile anche a livello scientifico trovare tutti d’accordo su un unico stile alimentare preventivo o addirittura curativo rispetto alle malattie oncologiche”.
 


Cibi alcalini e acidi in proporzione 70/30 nella dieta del dottor Young
 
MILANO – Gli studi effettuati dallo scienziato Warburg sui cibi alcalini e su quelli acidi sono stati ripresi dal dottor Robert Young che ha messo a punto un regime alimentare definito dieta acido-base. “Lo scopo di questa dieta – ha spiegato al QdS la ricercatrice presso lo Ieo, Lucilla Titta – è di mantenere il naturale pH alcalino del sangue (7.35 e 7.45), in quanto secondo questo metodo l’eccessiva acidificazione del sangue è la causa principale di tutte le patologie esistenti, teoria non validata scientificamente. La dieta deve essere composta per il 70 per cento da alimenti alcalinizzanti e per il 30 per cento da alimenti acidificanti. Non esiste però – ha evidenziato – nessuna evidenza scientifica che dimostri che tale dieta possa modificare in maniera significativa i livelli di pH del sangue. Pur promuovendo il consumo di verdura fresca e legumi e scoraggiando invece quello di carne, insaccati, zuccheri semplici e alcolici, questa dieta limita la varietà degli alimenti, riducendo drasticamente frutta, carboidrati complessi, pesce e frutta secca. Se seguita per un lungo periodo di tempo – ha aggiunto Titta – si rischia di avere carenze nutrizionali: la limitazione dei cereali integrali e della frutta non consente di soddisfare il fabbisogno giornaliero di fibra, che non è raggiungibile solamente mangiando verdura e legumi”.
 


Non solo mangiar sano ma anche sport e uno stile di vita attivo
 
MILANO – Nonostante le varie polemiche che accompagnano il rapporto alimentazione-malattie, l’unica certezza per la comunità scientifica è che il cibo contribuisce in maniera decisiva a vivere bene e in maniera salutare. La corretta alimentazione è comunque molto importante anche (e soprattutto) in caso di malattia: l’istituto europeo di Oncologia, ad esempio – che condivide il messaggio del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro sulla valutazione del grado di evidenza della relazione tra una serie di alimenti, l’obesità e l’attività fisica con i tumori più frequenti – promuove la ricerca scientifica in ambito nutrizionale e, in quest’ultimi mesi, lo fa con SmartFood, un progetto di nutrizione e comunicazione coordinato proprio dalla nutrizionista Lucilla Titta. Quest’iniziativa vuole dimostrare infatti che una sana alimentazione, associata a uno stile di vita attivo, rappresenta un valido strumento per la prevenzione, la gestione e il trattamento di molte malattie. Affermare però che si possa curare un cancro con particolari regimi alimentari, come quello vegetariano e vegano, non è ancora accettabile nell’ambiente medico visto che mancano i presupposti scientifici. Nonostante siano molti ormai i sostenitori di queste diete, infatti, e seppur ci siano casi come quello descritto nella trasmissione Le Iene, questi tipi di alimentazione non sono ancora sostituibili alle terapie convenzionali, soprattutto per la complessità delle malattie in questione.
Come sostiene infatti la nutrizionista dello Ieo, “la malattia oncologica viene definita ‘multifattoriale’ proprio perché i fattori che concorrono alla sua insorgenza sono diversi e numerosi, e non è possibile ricondurre ad una sola causa la sua comparsa così come è difficile stabilire che esista una sola cura. L’alimentazione – ha concluso Lucilla Titta – è certamente uno dei fattori che incide, positivamente o negativamente, sull’insorgenza e sul decorso di questa malattia, ma non l’unico”.
La ricerca in questo ambito è ancora agli inizi e il progresso scientifico necessita di tempo per ottenere risultati convincenti: cercare uno stile di vita sano, affidarsi a fonti istituzionali e riconosciute e informarsi su tali argomenti sono senz’altro i primi passi da intraprendere per la prevenzione e la cura di queste complesse patologie.

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