In linea con le direttive europee in materia, la legislazione inglese limita la quota di rifiuti misti interrabili in discarica. Più avanzate sono le legislazioni tedesca, svizzera, olandese, belga, svedese, austriaca, norvegese e danese, perché vietano totalmente il deposito di rifiuti in discarica. La legge italiana, invece, consente a regioni come la Sicilia di avere in discarica il 90% di rifiuti nudi, crudi e non minimamente pretrattati.
Il recupero energetico può essere raggiunto dalle tecnologie Att, dove i rifiuti vengono fatti decomporre e viene ricavato un combustibile secondario chiamato syngas; dalla digestione anaerobica, dove viene prodotta energia dalla combustione del biogas prodotto dalla fermentazione degli scarti biodegradabili; e, infine, dalle discariche, dalle quali è possibile produrre elettricità attraverso la combustione dei gas prodotti dai rifiuti biodegradabili in esse interrati.
L’opzione di generazione energetica dipende dal potenziale di utilizzo di calore e/o energia da parte dei cittadini. In alcuni casi l’energia elettrica può essere facilmente distribuita e venduta attraverso la rete nazionale e questa finora è la forma più comune di recupero energetico.
Per il calore il consumatore deve abitare in prossimità della centrale e deve possedere una rete di distribuzione appropriata. Deve essere utilizzato tutta l’energia affinché la centrale operi alla sua massima efficienza. L’uso combinato di calore e potenza assicura una maggiore efficienza energetica rispetto agli impianti produttori di sola elettricità.
Parte dei Rsu è derivato da biomasse come carta, cartone e legname, fonti cioè di energia rinnovabile, il cosiddetto “carbonio a ciclo breve” (short cycle carbon), perché i gas serra (principalmente CO2) rilasciati dalla combustione di questi materiali sono uguali a quelli assorbiti durante il loro ciclo di vita (come si sa, infatti, le forme di vita vegetali, contrariamente a quelle animali, assorbono anidride carbonica per produrre ossigeno). Un’altra parte dei Rsu contiene, invece, elementi derivati dai combustibili fossili come le plastiche: si tratta di fonti energetiche non rinnovabili che contribuiscono in maniera significativa al peggioramento dell’effetto serra e del riscaldamento globale.
Maggiore è l’efficienza di queste centrali, minori sono le emissioni inquinanti per unità di energia prodotta e migliori sono i benefici in termini economici.
LONDRA – Non ci stancheremo di ripetere che la gerarchia europea delle strategie per la gestione dei rifiuti parla chiaro: quando lo scarto non è materialmente riciclabile, il recupero energetico è preferibile all’interramento in discarica.
Produrre energia dai rifiuti è compatibile con alte quote di riciclo e avere centrali Rsu e tecnologie Att non esclude affatto il successo nella riduzione dei rifiuti o nella raccolta differenziata.
Secondo il documento del Frm la strada per trovare il giusto equilibrio nella scelta delle soluzioni migliori al problema sta nella previa consultazione tra i dirigenti nel momento in cui le strategie stanno per essere sviluppate, sia per quanto riguarda le tecnologie da adottare sia per quanto riguarda i contratti, preferibilmente “adeguatamente flessibili”. Ciò, infatti, consente di non immobilizzare un’alta proporzione di Rsu in caso di successo e crescita delle strategie di prevenzione dei rifiuti, del riuso e del riciclo, ossia di tutte le pratiche più virtuose che stanno in cima alla gerarchia europea delle strategie per la gestione dei rifiuti.
La decisione finale per un impianto con determinate caratteristiche dipende dalla valutazione delle capacità richieste da queste centrali e della durate dei contratti con le aziende che le gestiscono.
Abbiamo già visto come i paesi che hanno chiuso i conti con le discariche – ossia Svizzera, Germania, Olanda, Belgio, Svezia, Norvegia, Austria e Danimarca – hanno gestito il problema agendo proprio in questo modo. E nonostante abbiano deciso di far entrare in discarica solo le ceneri prodotte dalla combustione dei Rsu, tali nazioni hanno raggiunto le quote di riciclo e compostaggio più alte in Europa.
Per tutte queste ragioni il nuovo assessore regionale all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, successore di Nicolò Marino, deve andare oltre le parole e le promesse fatte finora, elaborare un piano concreto, stabilire e rispettare puntualmente un cronoprogramma. Il problema rifiuti in Sicilia va risolto entro i prossimi cinque anni, perché ogni giorno che passa la ferita si apre sempre di più.