Rosario Crocetta come Luigi XVI - QdS

Rosario Crocetta come Luigi XVI

Carlo Alberto Tregua

Rosario Crocetta come Luigi XVI

sabato 12 Aprile 2014

Debole, indeciso, inconcludente

Luigi Capeto XVI, Re di Francia, era debole, indeciso e inconcludente. Il suo comportamento si manifestò più apertamente nel 1787, durante il conflitto con i Parlamenti.
Quando vi fu la convocazione degli Stati Generali (maggio 1789) Luigi commise l’errore di schierarsi con i privilegiati e gli aristocratici. Quando vi fu la presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789, continuò a non capire che il vento era cambiato.
A quel punto si propose di fuggire all’estero (1791) e nel 1793 la sua vita terrena si concluse, sotto la ghigliottina, insieme a quella della consorte, Maria Antonietta d’Austria. La regina, si racconta, quando le dissero che il popolo non aveva pane, rispose: “Dategli le brioches”.
La storia si ripete, cambiano i costumi, cambiano le circostanze, ma i deboli, indecisi e inconcludenti continuano a fare danni, perché non capiscono le circostanze e non prendono decisioni ferme per ristabilire condizioni di equità.

In Sicilia, non siamo alla rivoluzione ma poco ci manca. Centomila privilegiati perché raccomandati, che hanno percepito stipendi ed emolumenti di vario genere, in partecipate, nel pubblico impiego regionale e comunale, nelle varie astruse sigle, nella Resais Spa e in altri contenitori, creati apposta da una classe politica corrotta, continuano a succhiare il sangue dei siciliani danneggiati.
Rosario Crocetta, questa volta lo indichiamo col suo nome e cognome, aveva dato la speranza, quando fu eletto (28 ottobre 2012), che avrebbe fatto la rivoluzione in Sicilia. Sono passati 16 mesi e non solo non vi è stata alcuna rivoluzione, ma la situazione peggiora di giorno in giorno.
Ha fatto, sì, tante denunce in Procura, ma nessuna alla Corte dei Conti per danno all’Erario provocato dai suoi dirigenti e dipendenti. Ha fermato quella disastrosa macchina della formazione, ma anche quest’anno saranno gettati al vento 240 milioni di euro, fra fondi europei e regionali.
Ha fatto approvare la legge di trasformazione delle Province regionali in liberi Consorzi di Comuni e Città metropolitane, ma essa è zoppa perché non vi è il provvedimento esecutivo e non ha stabilito cosa fare degli apparati che continuano a costarci almeno 500 milioni di euro all’anno.

 
L’ultimo pateracchio di Crocetta riguarda la sua Giunta numero due. Ora ha pressoché tutti gli alleati contro. Qualunque cosa faccia per accontentarne uno, scontenterà gli altri.
Non gli rimane che un ultimo sussulto di dignità: portare con questa Giunta i provvedimenti legislativi all’Assemblea regionale e mettere con le spalle al muro i consiglieri deputati di fronte all’aut-aut: approvateli o sarete additati all’opinione pubblica siciliana come coloro che vogliono mantenere i privilegi.
Crocetta abbia il coraggio, anche della disperazione, di affrontare una volta per tutte i dinosauri dell’Ars, alleati o presunti tali e avversari. Crocetta abbia il coraggio di parlare direttamente al popolo siciliano, se ce la fa, di indicare i provvedimenti che intende adottare, cioè le riforme urgenti per rivoltare la burocrazia e il pubblico impiego regionale, nonché varare i piani di sviluppo per fare ripartire l’economia siciliana e con essa l’occupazione.

Venga ogni giorno nei quotidiani e nelle televisioni regionali, spieghi quali sono gli atti di quella rivoluzione di cui ha tanto parlato e sfidi i legislatori a dire Sì o No. Con una Regione in stato fallimentare, che però ha nascoste nei tanti capitoli del bilancio 2014 risorse che rimangono bloccate, con il legislatore ingessato, con  sei assessori nuovi e sei confermati, si trova in uno stato di guerra, nel quale i comportamenti normali non servono a niente.
Occorre che prenda il coraggio a due mani e affronti la gravissima situazione senza tentennamenti e senza proseguire in questo perverso percorso dentro uno stagno pieno di insetti e parassiti.
Crocetta non faccia come Luigi Capeto, ma sia coraggioso: se l’Assemblea non risponde tempestivamente, approvandogli le riforme urgenti e indispensabili, mandi a casa i 90 consiglieri-deputati sacrificando se stesso. Gliene saremmo tutti grati e ce ne ricorderemmo qualora si proponesse alla successiva campagna elettorale come Presidente della Regione.
Qualche volta è necessario giocarsi il tutto per tutto, ma ci vogliono fortissimi attributi mentali, senza tentennamenti.

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