Rivoluzione o commissario - QdS

Rivoluzione o commissario

Raffaella Tregua

Rivoluzione o commissario

giovedì 17 Aprile 2014
Commissariare o non commissariare la Regione siciliana? Presto e subito è la mia risposta. Legislatura dopo legislatura la classe politica siciliana delude ogni giorno di più. Incapace di dare risposte concrete, peggio, incapace di progettualità. Cacciari in un’intervista, sosteneva che manca la vista dell’insieme nel Paese. Ha perfettamente ragione e questo ancor più vale per la Sicilia. Non sono le singole azioni spot, trasformate in provvedimenti a condurre a risultati significativi in una terra dalle continue emergenze. Non lo sono se scollegate anche ad un seppur strampalato quadro di riferimento che comunque ad oggi non c’è.
 
Ad esempio il turismo: l’assessore Stancheris, ha concesso 1,8 mln di finanziamenti per il rilancio del turismo naturalistico per incrementare il flusso di turisti. Ottimo, va benissimo, ma che senso ha se poi manca un sito che metta in rete il turismo con gli altri assessorati competenti, come aveva bene annunciato l’assessore un anno fa? Se il sito non è aggiornato con tutti i servizi possibili e immaginabili, se contiene informazioni scarse e confuse, riprodotte soltanto in inglese, mentre quello del Trentino ad esempio è tradotto anche in olandese, in ceco e polacco? Il turismo è il nucleo da cui riparte economia, occupazione, investimenti, valorizzazione dei bbcc. Ma occorre il progetto.
 
La Regione, invece, continua a finanziare piccole sagre di paese (dal pistacchio, al carciofo), senza avere un piano, un programma fatto di obiettivi, strumenti e numeri in cui valorizzare gli oltre 800 borghi come in Umbria e Toscana, in cui realizzare un parco giochi Disneyland, in cui attrarre turismo congressuale internazionale: basta guardare regioni e province virtuose come Perugia che nello scorso luglio ha ospitato 450.000 turisti. La Sicilia ospita poco più di 6 mln di turisti in un anno contro i 39 mln del Veneto. Non bisogna inventarsi nulla, occorre saper progettare e saper realizzare, anche se non è facile, anche se parte della burocrazia malata rema contro, anche se vi sono difficoltà ogni dove.
 
Ma senza un progetto che dia la visione del tutto, senza la capacità di individuare con esattezza dove condurre la nave Sicilia, in quale porto sicuro farla approdare, navigando ancora a vista, si rischia di perpetrare la follia, girando in tondo, come accade da 50 anni. I 368.000 disoccupati, le 86 aziende che chiudono ogni giorno, il 75% di appalti in meno in tre anni inducono a chiedere il commissariamento, come ultima chance, stesso. Dopo 18 mesi di governo Crocetta poco di concreto si è visto, perché i privilegi e i privilegiati erano e sono, perché la parte marcia di burocrazia non è stata buttata fuori, perché i fondi Ue non venivano e non vengono spesi per il 60%, perché tutto ciò che danneggiava i siciliani era ed è ancora lì.. Perché la rivoluzione che aveva promesso si è sciolta al sole dei compromessi e delle trattative. Perché non si può accontentare tutti, qualcuno scontento ci sarà sempre. E allora facciamola ‘sta rivoluzione oppure che commissario sia.

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