Questi politici hanno rovinato l’Isola - QdS

Questi politici hanno rovinato l’Isola

Carlo Alberto Tregua

Questi politici hanno rovinato l’Isola

giovedì 17 Aprile 2014

Fare ieri quello di domani

La palude continua a tenere invischiate società ed economia siciliane che rimangono asfittiche. Per conseguenza, le piccole imprese chiudono, quelle grandi sono in difficoltà, la disoccupazione aumenta, quella giovanile raddoppia.
Il Presidente della Regione, preso nei balletti della sua Giunta – c’è chi esce e c’è chi entra agli ordini della segreteria nazionale – non ha uno straccio di progetto per i due obiettivi che egli ha l’obbligo e la responsabilità di precisare ai siciliani: di quanto può aumentare il Pil nel 2014, 2015 e 2016 e di quanto debba diminuire la disoccupazione nello stesso triennio. Il Dpef 2014 comunicato all’Assemblea regionale non precisa questi obiettivi.
E non precisa, soprattutto, le date entro cui il Presidente intenda far approvare le riforme propedeutiche al raggiungimento degli stessi.
La situazione si è ingarbugliata, perché nove consiglieri-deputati regionali del Pd hanno dichiarato di voler andare all’opposizione, in quanto non accontentati.

Questi signori, che continuano a bruciare 20 mila € al mese lordi, anche tenendo conto che una parte dei loro compensi non sono tassati, non si rendono conto che continuano a rovinare il tessuto sociale ed economico dell’Isola. Più gravi responsabilità sono a carico di quei consiglieri-deputati presenti in Assemblea da molti lustri e che ritengono di continuare a starci pur non avendo concluso niente di bene e forse avendo concluso molto di male. 
Di fronte a questo scenario, i siciliani hanno un’occasione nella quale esprimere il loro dissenso e la condanna senza attenuanti nei confronti di questo ceto politico cui non si può ascrivere alcun merito ma, anzi, tante colpe.
La questione è oggettiva: chi, se non coloro che hanno avuto responsabilità istituzionali nell’ultimo ventennio, devono rispondere delle loro malefatte? E le malefatte sono sotto gli occhi di tutti: iniquità sociale, assenza di lavoro, foraggiamento dei privilegiati perché raccomandati, emorragia dei talenti e di tutti gli altri bravi siciliani, depauperamento del tessuto economico asfissiando le imprese, prepotenza continua di una burocrazia cieca e sorda.

 
L’occasione sono le prossime elezioni europee del 25 maggio. è vero che esse debbono selezionare i sei o sette eurodeputati da inviare a Bruxelles e Strasburgo, ma è anche vero che, invece, si può trasformare questa tornata elettorale in un referendum che condanni la classe politica, rea di avere portato la Sicilia in queste condizioni.
Come? Andando a votare in massa e ponendo sulla scheda un “No” grande in segno di protesta civile e democratica.  “No” a questa gente, “No” ai burocrati che percepiscono immeritatamente stipendi e indennità, “No” a quella parte della Classe dirigente collusa e connivente.
Occorre che il movimento non politico del “No” sia forte e rappresentativo di una gravissima malattia che ha bisogno di una terapia intensa e urgente.
Il movimento non politico del “No” ha un nome: Risorgimento Sicilia. Non sembri una contraddizione. Bisogna passare per la catarsi in modo da arrivare a rimettere in carreggiata il treno deragliato della nostra Isola.

Nella religione greca, la catarsi è il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo contaminato. Ecco, occorre che il corpo contaminato politico e burocratico della Sicilia venga purificato: solo dopo vi può essere il Risorgimento della Sicilia.
La purificazione deve avvenire subito, perché vi è il rischio di nècrosi. Se fosse possibile, la purificazione dovrebbe avvenire ieri e non domani. Il ritardo è talmente forte che non c’è il tempo neanche di respirare. Il gap infrastrutturale, sociale ed economico con la media nazionale è enorme se si paragona con le otto regioni del Nord.
La Classe politica e burocratica siciliana, responsabile di questo disastro, dovrebbe vergognarsi e togliersi dai piedi. Invece rimane sulla ribalta a continuare a sfasciare.
Anche per questo abbiamo lanciato sul sito Qds.it un sondaggio con due quesiti: Commissariare la Regione fallita? Abrogare lo Statuto dei privilegiati? Tutti i siciliani sono invitati a votare. In questo caso, la Rete sarà giudice inappellabile.

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